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A cinquant’anni dalla «Rubia» di Bocenago – Di Nadia Clementi

Così gli abitanti chiamano la frana che il 4 novembre 1966 si abbatté sul paese trascinata dalle acque del rio Acquabona. E la raccontano in un video

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La Rubia trascinata a valle dal Rio Acquabona.
 
Ne abbiamo parlato a lungo nei giorni scorsi. Anche in Trentino, come Firenze e Venezia, il 1966 rimane nella memoria collettiva come l’Anno dell’alluvione.
Piovve durante tutto l'agosto, insolitamente freddo rispetto alle medie stagionali, e dopo una breve tregua le precipitazioni ripresero in ottobre proseguendo senza interruzione per alcuni giorni.
I terreni si trasformano in paludi, i fiumi portano a valle quantità d’acqua di gran lunga superiori alla norma; segni inequivocabili che qualcosa stava per succedere.
Anche nelle Giudicarie in quei giorni di 50 anni fa si respirava un’atmosfera di inquietudine soprattutto tra gli abitanti di paese e le istituzioni presenti in consiglio comunale.
La gente scrutava il cielo alla ricerca di una tregua che non arrivava sperando che non succedesse nulla e che quella minacciosa acqua nera proseguisse indisturbata verso la pianura.
  
A fine ottobre cadde in quota la prima neve, il che poteva significare la fine di un incubo. E invece, l’incubo stava per iniziare: una nuova perturbazione portò intense piogge che, spinte da un vento di scirocco, alzarono la temperatura facendo sciogliere la neve. Acqua su acqua.
Nel pomeriggio del 4 novembre 1966, Festa delle Forze Armate, l’acqua dal cielo mescolata a quella della neve gonfia a dismisura i fiumi in fondovalle e gli affluenti di montagna, provocando frane, morte e distruzione.
Trento è invasa dall’acqua («Trento è un isola» titolerà L’Adige il 6 novembre), il Primiero è sommerso da un mare di fango, la Valsugana è devastata dal Brenta e dai torrenti straripati.
La contabilità del disastro riporta ventidue vittime in tutta la provincia, circa 500 persone senza casa, 30.000 sinistrati, 5.000 frane, danni pari a 68 miliardi di lire dell’epoca.
 

Il Rio Acquabona e la locandina del ricordo.

Oggi in molti paesi e città quel giorno del 1966 è ricordato con targhe e opere architettoniche. Fu infatti dopo quei tragici eventi che la maggior parte dei fiumi e dei torrenti trentini vennero contenuti con argini di nuova costruzione.
Il 4 novembre 1966 rimane un giorno indimenticabile per mezza Italia, tutto il nord del Paese venne squassato da alluvioni, frane e smottamenti. Il più noto è il caso di Firenze dove l’Arno invase la città dei Medici facendo 17 vittime (più altre 16 nella provincia) e minacciando l’integrità dello straordinario patrimonio artistico che la città toscana custodisce.
È passato mezzo secolo da quel giorno di novembre, in cui le tecnologie, la prevenzione e il lavoro quotidiano di migliaia di uomini e di donne hanno contribuito a rendere più sicuro l’ambiente in cui viviamo.
Tra le tante zone colpite riportiamo di seguito l'evento che oggi pochi ricordano, verificatosi il 4 novembre del 1966 lungo il versante sinistro della Rendena tra gli abitati di Pinzolo e Spiazzo. 
 

Veduta aerea e primo piano del Rio Acquabona oggi.
 
In particolare, dalla Val dal Bert, che sovrasta il piccolo abitato di Ches (una delle quattro frazioni di cui si compone il comune di Spiazzo), una colata detritica travolse alcune abitazioni verso le 13.30, causando tre vittime.
Più o meno in contemporanea con l’evento della Val dal Bert, anche lungo il rio Acquabona si generò il fenomeno di «lava torrentizia» che fortunatamente causò solo danni materiali. E nella zona di Bocenago furono suggeriti alcuni provvedimenti urgenti per preservare l’integrità dell’abitato.
Così come per le altre parti d'Italia, anche qui dall’aprile del 2014 ad oggi il Servizio Bacini montani di Trento ha dato inizio a un importante intervento di sistemazione idraulica lungo il rio Acquabona, in località Salam, al fine di contrastare futuri fenomeni di «colata detritica».
Nel 1966, e prima ancora nel 1906, l’Acquabona trascinò infatti fuori dalla valle enormi quantità di congerie, che minacciarono seriamente l’incolumità degli abitanti di Bocenago.
Un resoconto complessivo dei lavori in corso d’esecuzione e una dettagliata ricostruzione storica degli eventi alluvionali che colpirono Bocenago nello scorso secolo sono reperibili su documenti tratti dall’archivio storico fotografico e dei progetti del Servizio provinciale (1879 - 1950).
 

Foto aerea del conoide.
 
Ricordare le alluvioni del passato consente infatti di rafforzare in tutti noi la coscienza del pericolo, ma anche la consapevolezza che da questi fenomeni possiamo difenderci con efficacia.
A distanza di tanto tempo si è voluto raccontare l'evento franoso di Bocenago del 1966 attraverso la memoria diretta di chi l’ha vissuto sulla propria pelle, un ricordo vivo che purtroppo con il passare del tempo rischierebbe di scomparire.
Si è deciso quindi di immortalare e registrare quel ricordo attraverso un documentario, la cui regia è stata affidata al videomaker Giuseppe Aceto, che si concentra sulla testimonianza degli abitanti di quel paese di 400 anime che sorge sulle pendici orientali del Monte Toff, che si erge tra la Val Rendena e la Val d’Algone.
 

 
Perché scegliere questo piccolo abitato per raccontare un grande evento della nostra storia?
Si è pensato di raccogliere soprattutto la memoria di coloro che l’alluvione l’hanno vissuta in prima persona: gli abitanti, i volontari, i vigili del fuoco, il sindaco e le tante famiglie che hanno visto da un momento all’altro il proprio paese invaso da fiumi d’acqua e fango.
Bocenago vuole essere il simbolo di quei tanti luoghi sparsi per il Trentino che hanno vissuto in silenzio e nell’intimo delle proprie case l’incubo di quei giorni; luoghi dove ognuno si è rimboccato le maniche e, come ha potuto, ha aiutato per ripulire, ricostruire o semplicemente dare un ricovero a chi non aveva più una casa.
Per realizzare il documentario, a fine ottobre ci siamo recati nel suggestivo paesino di Bocenago durante belle giornate di sole e cielo terso, lontanissime da quelle scure e piovose di 50 anni prima. 
 
 

 
Qui il sindaco Walter Ferrazza e con lui tanti cittadini hanno voluto condividere con noi la loro storia. Sono state raccolte le testimonianze del sindaco di allora, Ugo Riccadonna, dei volontari dei vigili del fuoco e di alcuni spettatori e attori di quel drammatico evento franoso che loro chiamano «la Rubia».
Siamo entrati a casa della maestra Giuliana, che per la troppa emozione nel ricordare quei momenti ha deciso di scrivere una bella pagina di diario, piena di dettagli, di sfumature, che ci ha letto con gli occhi lucidi davanti alla telecamera.
 
 

 
Con lei c'era la signora Bruna, che a 92 anni, dopo due guerre e una vita in giro per l’Italia ogni mattina spacca ancora la legna da sola. Ha voluto raccontarci quei momenti con una disarmante sincerità, chiudendo il suo vissuto con un semplice ma veritiero «è così la vita».
Già è proprio così la vita. Ogni giorno è un regalo. Si può credere in Dio, nel destino, oppure in niente, eppure questa è la verità: oggi il sole splende su Bocenago e sul Trentino, mentre in Centro Italia migliaia di persone hanno perso tutto a causa di un terremoto.
Nulla deve essere dato per scontato e contro la forza della natura l’uomo, a volte, può ben poco.
 
 

 
Tralasciando le giuste e doverose considerazioni sulla sicurezza, sulle costruzioni antisismiche, sui lavori pubblici regolari e trasparenti, va fatta una conditio sine qua non per poter vivere bene e in pace poiché l’esperienza tra gli abitanti di Bocenago ci ha insegnato due cose: l’importanza di affrontare la vita, ogni suo aspetto, comprese le più terribili avversità, accettando il corso degli eventi e mettendocela tutta per andare avanti. E poi la forza della positività che abbiamo letto negli occhi, nei sorrisi, nei modi schietti dei bocenaghesi che c’erano allora e oggi ci sono ancora.
Questa comunità ha affrontato questi 50 anni svegliandosi ogni giorno guardando il cielo dalla finestra, ringraziando Dio sia per le belle giornate di sole e sia nell'affrontare le difficoltà qualora le nuvole si addensino all’orizzonte.
 

La Giunta comunale di Bocenago con N. Clementi e G. Aceto.
 
Il documentario è stato proiettato alla comunità nella sala del Municipio di Bocenago lo scorso 6 novembre in memoria di quel tragico evento e ora è disponibile cliccando l’immagine che segue.
 

La regia del video è di G. Aceto le interviste di N. Clementi.
 
Nadia Clementi - n.clementi@ladigetto.it
Giuseppe Aceto video maker - giuseppe-aceto@virgilio.it  

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