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Il ruolo del Prefetto in una Provincia autonoma – Di Nadia Clementi

Ne abbiamo parlato col dott. Pasquale Gioffrè, Commissario del Governo per la Provincia autonoma di Trento dallo scorso mese di maggio

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Lo scorso mese di maggio si è insediato presso il Commissariato del Governo di Trento il nuovo Prefetto Pasquale Gioffrè, nato a Seminara, in provincia di Reggio Calabria, sessantadue anni fa.
Laureato in Giurisprudenza, nel 1982 è entrato nell'Amministrazione dell'Interno dove ha rivestito numerosi incarichi. Ha svolto la gran parte della propria carriera a Genova, dove ha rivestito le funzioni di capo di Gabinetto.
Dopo aver ricoperto l'incarico di Vice Prefetto Vicario presso la Prefettura di Bologna è stato nominato Prefetto di Lodi nel 2012.
Ha poi svolto le funzioni di Rappresentante del Governo per la Regione Sardegna fino a maggio di quest’anno e successivamente è stato trasferito a Trento con l’incarico di Commissario del Governo. Ha prestato servizio anche a Savona, Udine e Perugia, dove si è recato per il terremoto che ha colpito l'Umbria nel 1997.
 
Nel suo curriculum annovera numerose esperienze di rilievo, quale commissario prefettizio a Sanremo, Camogli e Arenzano, componente del Comitato di controllo della sicurezza dei porti di Genova e Santa Margherita Ligure e della commissione di controllo sugli atti della Regione Liguria.
In qualità di esperto ha fatto parte della struttura commissariale incaricata del superamento dello stato di emergenza determinatosi nello stabilimento chimico «Stoppani» nel comune di Cogoleto, in provincia di Genova, nonché nel territorio di Cengio (ACNA) nel savonese.
Ora per il Commissario Gioffrè inizia l’avventura trentina: un territorio sicuramente particolare e dove autonomia, senso di appartenenza e italianità non sono contraddizioni, bensì peculiarità fondanti del carattere trentino.
A tal proposito il dottor Pasquale Gioffrè ha concesso in esclusiva al nostro giornale la seguente intervista.
 

 
Dottor Gioffrè, il suo predecessore ha lasciato questa regione con grande soddisfazione e positività. Lei come affronta questo nuovo incarico?
«Con tutta sincerità devo riconoscere innanzitutto di aver accolto con estremo entusiasmo la notizia del mio trasferimento a Trento. Il Trentino è noto per bellezza, eccellenze, tenore di vita e soprattutto per l’alto senso civico della sua popolazione.
«L’approccio è quello di un sincero spirito di servizio, che significa soprattutto leale collaborazione con tutte le istituzioni, capacità e voglia di ascolto delle istanze e sollecitazioni che possono pervenire da chiunque.
«Una porta sempre aperta per cittadini e territori e massimo impegno, per quanto sarà di mia competenza, non solo per risolvere quanto mi verrà sottoposto, ma altresì per contribuire a mantenere quell’elevato standard che contraddistingue la vostra provincia.»
 
Non tutti i nostri lettori sanno che cos’è e cosa fa un Prefetto, che nella nostra Autonomia è «Commissario del Governo». Ce lo vuole spiegare in poche parole?
«Cercherò di rispondere alla domanda con poche parole che possano riassumere, in estrema sintesi, funzione e ruolo del Prefetto, tenendo conto delle differenze che contraddistinguono le due figure nelle province delle Regioni ordinarie ed in quelle Autonome, anche in ragione dell’esperienza diretta e personale in entrambi i ruoli.
«Sicuramente la funzione principale del Prefetto è quella di rappresentante del Governo a livello provinciale, funzione che gli attribuisce anche un ruolo di coordinamento e supporto alle amministrazioni dello Stato sul territorio della provincia, oltre all’esercizio diretto di alcune funzioni statali oggi confluite, nelle altre Regioni, negli Uffici territoriali del governo.
«Il Prefetto è da sempre organo a competenza generale, con delicati compiti di mediazione che, nel resto del territorio nazionale, vengono svolti anche nei rapporti tra Stato ed Autonomie locali ad esempio con funzioni di raccordo o nel garantire la continuità gestionale in caso di mancato funzionamento delle amministrazioni locali attraverso la nomina di Commissari o viceversa attraverso lo scioglimento delle amministrazioni locali o la loro rimozione.
«Competenza generale significa anche trasversalità delle materie attribuite al Prefetto che, parliamo sempre del territorio nazionale, assicura il corretto svolgimento del procedimento elettorale così come sovraintende al coordinamento, nell’ambito della Protezione civile, degli interventi di immediato soccorso necessari per fronteggiare le situazioni di emergenza.
«Mi permetto una battuta: nelle altre province tutto quello che si legge sui giornali finisce, in un modo o nell’altro, sul tavolo del Prefetto.»
 
E quali sono le competenze del Prefetto nella Provincia Autonoma di Trento?
«In questa realtà le competenze del Prefetto sono previste dallo Statuto di Autonomia e dalle relative norme di attuazione e, sebbene ricomprendano gran parte delle funzioni prefettizie, presentano delle peculiarità in relazione alle specifiche competenze della Provincia Autonoma.
«Così la competenza in materia di enti locali si limita alla vigilanza sulle funzioni delegate dallo Stato, il procedimento elettorale viene gestito solo per le competizioni politiche, europee e referendarie di livello nazionale, non esercita competenze in materia di polizia amministrativa (trasferita al Questore) e la protezione civile è competenza di rango secondario, limitatamente agli interventi di organismi statali.»
 

 
Perché da noi è «Commissario del Governo»?
«Il quadro così delineato, evidentemente per sole grandi linee per non annoiare il lettore va arricchito con l’altra competenza prioritaria, che in questo caso accomuna il Prefetto al Commissario del Governo, che è quella dell’ordine e sicurezza pubblica. Il Commissario del Governo, infatti, qui come altrove il Prefetto è autorità provinciale di pubblica sicurezza ed in questa veste, coordina le Forze di Polizia sul territorio.
«A questo proposito mi piace l’occasione di parlare con i cittadini per il tramite del giornale, perché non sempre il concetto di ordine pubblico è concepito in un senso ampio.
«Tutela dell’ordine pubblico vuole dire essenzialmente, per il Prefetto, garantire la pacifica convivenza e la coesione sociale, attuando politiche di sicurezza in leale collaborazione con tutte le istituzioni e nel rispetto delle reciproche attribuzioni.
«Non per niente del Comitato Provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, che il Prefetto (Commissario del Governo) presiede, fanno parte sia il Presidente della Provincia Autonoma che il Sindaco del Comune Capoluogo o dei comuni di volta in volta interessati dalle diverse fenomenologie.
«In questa sede si elaborano protocolli, si individuano strategie come ad esempio la diffusione della videosorveglianza o le linee prioritarie di un’azione che deve tendere al bene comune.
«Spero di aver dato un’idea di quello a cui ogni giorno è chiamato il Prefetto, che non si limita solamente a sospendere patenti come, almeno altrove, molti cittadini pensano.»
 
Dalla sua esperienza lavorativa emergono tante azioni legate alle emergenze, soprattutto ambientali. Di questi tempi non possiamo esimerci dal chiederle due parole sul recente terremoto che ha colpito l’Italia centrale.
«Due parole non bastano. Mi serve più spazio per entrare nell’argomento.
«La mia precedente esperienza legata alla gestione di situazioni emergenziali non ha riguardato solo la bonifica di siti altamente inquinati sotto il profilo ambientale (area di CENGIO nel savonese e stabilimento STOPPANI a Cogoleto), ma si è anche arricchita dalla partecipazione all’attività organizzativa tesa a fronteggiare eventi calamitosi di diversa natura.
«Per lungo tempo ho operato a Genova ed è notorio che quel territorio è stato sovente interessato da fenomeni alluvionali che si ripetono periodicamente con una cadenza quasi costante.
«Bastavano poche gocce d’acqua per decretare uno stato di allerta permanente perché si temeva sempre il rischio di un peggioramento delle condizioni meteo, con precipitazioni di fortissima intensità. Era diventata ormai un’abitudine ed una ossessione.
«Da subito ho compreso – e questo non solo io – che non era più sufficiente intervenire a posteriori con un apparato ben collaudato, con un esercito di volontari, per alleviare i disagi e le sofferenze della popolazione.
«Era necessario intervenire in maniera più radicale ed incisiva, affrontando le cause che, al di la delle piogge, determinavano gravi disastri.
«In una parola occorreva fare prevenzione.
«Intervenire anticipatamente, cioè, per eliminare gli ostacoli, i fattori di rischio che compromettevano la stabilità del territorio. Questo è quello che ora si sta facendo a Genova: realizzare opere strutturali per incanalare le acque dei vari torrenti e più specificamente del Bisagno, che in periodi di piena facilmente tracimano a causa dei restringimenti operati nel tempo sugli alvei e per effetto delle eccessive cementificazioni.
«Anche nel territorio umbro, dove ho prestato servizio durante il terremoto del 1997, ho avuto la conferma che rispetto ad eventi imprevedibili era essenziale operare in prevenzione.»
 

 
«Mi rendo conto, comunque, che non è facile assolvere a questo compito in quanto richiede sforzi economici non sempre sostenibili dalle comunità locali. Quindi un impegno comune che coinvolge i diversi livelli di governo per l’attuazione di un programma in linea con la previsione normativa antisismica e per la messa in sicurezza del territorio.
«La prevenzione non può avere un costo zero ma sicuramente incide in misura minore rispetto all’entità dei danni da riparare.
«Il recente terremoto che ha devastato il territorio dell’Italia centrale mi ha riportato alla mente quello che si è abbattuto nel Friuli nel 1976.
«Qui – l’ho verificato personalmente – l’impegno, il coinvolgimento delle comunità locali chiamate ad una maggiore responsabilizzazione nella gestione diretta delle risorse stanziate per la ricostruzione, ha avuto un indubbio successo. È stata una ricostruzione mirabile con il ripristino della situazione preterremoto. Un esempio da cui trarre ispirazione.
«Penso che sia questa la strada obbligata da seguire anche nelle aree devastate dal terremoto dello scorso 24 agosto.
«È possibile ricostruire nelle zone distrutte garantendo la sicurezza del territorio. Uno sforzo straordinario ed una scommessa da vincere. L’efficiente protezione civile di questa Provincia lo ha ampiamente dimostrato nella realizzazione in tempi ristretti della struttura che ospita la scuola ad Amatrice. Opera altamente funzionale costruita con l’ingegno trentino.
«Sentimenti di vicinanza e parole di massima solidarietà alle popolazioni colpite dal terremoto, impegno costante per non far prevalere il senso di abbandono e di isolamento.
«Questa però deve essere anche l’occasione per ripartire, per avviare la fase della ricostruzione che certamente sarà lunga e laboriosa, nel rispetto della legalità e della trasparenza, per evitare sprechi, ritardi ed abusi e soprattutto intromissioni illecite ed ingerenze di varia natura in grado di condizionare il buon esito dei lavori per la rinascita di un territorio così duramente colpito.»
 
Lei si è insediato in Trentino solo da pochi mesi, ma che peculiarità si sente di registrare?
«Anche se sono qui da poco tempo posso dire che quello che balza immediatamente agli occhi a un osservatore attento e interessato quale io sono, è la realtà di una terra ricca di potenzialità, all’avanguardia in molti settori.
«E non mi riferisco solo al turismo, intorno al quale è stata creata una cultura dell’ospitalità che ha saputo conquistare e attrarre il viaggiatore in un territorio che è anche crocevia tra Nord e Sud.
«Intorno a me posso ammirare un patrimonio di bellezze naturali uniche, che in parte già conoscevo, le cui risorse sono state promosse e valorizzate, ma anche sapientemente sfruttate in un modo razionale e rispettoso dell’ambiente per lo sviluppo del mondo agricolo e per la realizzazione di infrastrutture, secondo un modello che rende il Trentino esemplare nell’arco alpino.
«Nello stesso tempo vedo anche un mondo imprenditoriale aperto al mercato globale, proiettato verso nuovi orizzonti, con un respiro internazionale, che si muove in sintonia con un’economia strutturata in cui tutti gli spazi sono destinati ad attività produttive, molte delle quali raggiungono vette di eccellenza.
«Un cenno a parte merita l’Università, sempre al primo posto nella classifica degli Atenei d’Italia e molto ben quotata a livello internazionale. Il Polo Universitario, anche per i suoi collegamenti con i Distretti tecnologici e gli Istituti di ricerca, rappresenta un valore aggiunto per il Trentino perché attrae i talenti e le migliori intelligenze tra docenti e ricercatori ma anche tra gli studenti e li fa crescere, li stimola a reinvestire localmente i loro saperi e le competenze acquisite, offrendo connessioni con il tessuto industriale ed economico, che si traducono in benessere sociale e miglioramento della qualità vita.»
 
In merito ai recenti fatti di cronaca, quali saranno le misure di sicurezza che Lei adotterà per fronteggiare la microcriminalità presente nella nostra regione?
«Già dall’inizio del mio mandato ho avuto modo di affermare che, sebbene questa sia una Provincia con bassi indici di criminalità e un alto tenore di vita, avrei profuso il massimo impegno, anche in virtù del ruolo di coordinamento delle Forze dell’Ordine che la legge riserva ai Prefetti, proprio sul fronte della sicurezza.
«Ritengo infatti che, sebbene spesso il problema sia più legato alla percezione che non a dati concreti, il sentirsi sicuri porti ad un innalzamento della qualità della vita, come del resto dimostrano tutte le statistiche.
«Trento ormai da anni è ai vertici di queste statistiche e deve restarvi anche attraverso l’ ordine pubblico, la cui tutela qui non richiede misure straordinarie, ma un’attività sinergica tra tutte le forze dell’ordine e tutti coloro che in qualche modo possono essere attori.
«Credo fermamente che la leale collaborazione tra Enti e Istituzioni sia un punto fermo di una buona politica sulla sicurezza e in quest’ottica riunisco periodicamente il Comitato Provinciale per l’ordine e la sicurezza alla presenza del Comune Capoluogo e della Provincia Autonoma, per valutare insieme iniziative e proposte mirate.
«Nell’ambito invece del più stretto coordinamento delle Forze dell’Ordine, incontro, se del caso anche quotidianamente, i rispettivi vertici per attuare servizi coordinati e costanti, a volte anche con l’ausilio di reparti speciali, che non solo reprimano ma prevengano azioni criminose anche attraverso una presenza visibile e concreta sul territorio, soprattutto in quelle zone più esposte.»
 

 
«Ovviamente questa è solo una parte dell’attività che si affianca a numerose altre iniziative che vanno nella stessa direzione quali i Patti sulla sicurezza, i Protocolli che coinvolgono gli Istituti di vigilanza privata o incentivano i sistemi di video allarme, il contrasto all’abusivismo o ad altre particolari forme delittuose.
«Certo non può nascondersi che la piccola criminalità è un fenomeno quasi endemico e come tale fisiologico entro certi limiti nelle società moderne, per tutta una serie di fattori che evidentemente richiedono un approfondito esame sociologico ed economico, ma l’obiettivo che mi pongo e che riprende un messaggio che ho cercato di lanciare dall’inizio della mia esperienza trentina è quello che all’interno di un territorio non debbono esistere zone franche, precluse cioè ai cittadini o alle forze di polizia. I luoghi debbono essere fruibili da tutti e proprio perché della collettività debbono essere accessibili e vivibili.
«In quest’ottica credo molto nella collaborazione con la società civile, perché si appropri dei luoghi e degli spazi, aggreghi persone intorno a iniziative culturali, artistiche, ludiche o quant’altro, iniziative che ben si coniugano con un concetto più lato di ordine e sicurezza pubblica che non può essere limitato ad una sola questione di Polizia.
«Questo non vuol certo dire abdicare alla funzione o demandare ad altri la soluzione di problemi di sicurezza quanto trovare iniziative idonee e condivise, ognuno per la sua parte, visto che realtà come questa non meritano certo di essere militarizzate o chiuse dentro incontenibili recinti.
«Ovviamente, essendo mia abitudine rispondere a precisa domanda e quindi tornando ai recenti fatti di cronaca, credo sia sotto gli occhi di tutti l’attività messa in campo nell’ultimo periodo, attività che ha dato i suoi frutti e che è mio intendimento mantenere inalterata, garantendo un controllo capillare e incessante nelle zone ritenute più sensibili.»
 
Quali sono le iniziative per gestire il fenomeno migratorio in Trentino?
«Premetto che il Decreto Legislativo n. 142/2015, in attuazione di apposite direttive comunitarie, disciplina l’accoglienza dei cittadini stranieri che giungono nel nostro Paese per richiedere lo status di rifugiato (chi è perseguitato a causa di discriminazioni politiche, religiose razziali o appartenente a categorie sociali di persone perseguitate, o causa di una guerra), ovvero la protezione sussidiaria (colui, pur non rientrando nella categoria di rifugiato, nei cui confronti sussistono fondati motivi per ritenere che se ritornasse nel proprio paese correrebbe il rischio effettivo di un grave danno).
«Negli ultimi tempi, come è noto, il fenomeno ha assunto notevoli dimensioni e lo Stato Italiano attraverso il Ministero dell’Interno lo ha fronteggiato gestendo l’accoglienza dei migranti tramite le proprie articolazioni territoriali: le Prefetture, le cui funzioni nella Provincia Autonoma di Trento sono svolte dal Commissariato del Governo.
«È ovvio che in un sistema politico amministrativo articolato come quello italiano basato sulle autonomie regionali e, in Trentino Alto Adige, sulle autonomie provinciali, tale complesso problema, che ha un notevole impatto sulla vita quotidiana dei singoli territori, necessita di una continua concertazione con gli Enti rappresentativi delle singole comunità territoriali.
«Nello specifico contesto territoriale del Trentino, caratterizzato da una apprezzata vocazione autonomistica sotto il profilo amministrativo, il Commissario del Governo non poteva prescindere dalla necessaria condivisione della concreta gestione del fenomeno, che consentisse il migliore assorbimento del suo impatto sul territorio.»


 
«Ciò è avvenuto con il diretto coinvolgimento politico della Provincia Autonoma di Trento, che ha gestito il rapporto con la popolazione. In tale complessità di rapporti, anche i Sindaci hanno la loro importanza in quanto assumono il compito di facilitatori affinché i rispettivi territori non subiscano eccessivi traumi.
«Tale complesso rapporto funziona solo se ognuno di queste figure (Commissario del Governo, Presidente della Provincia Autonoma, Sindaco) svolgono una continua attività di concertazione nel rispetto delle singole prerogative nel primario interesse dei Trentini.
«Sostanzialmente in quest' area territoriale non è necessaria un’attività diretta dello Stato al fine di gestire concretamente il fenomeno, in quanto la sensibilità della Provincia e degli Enti Territoriali ha consentito di individuare un modello trentino di accoglienza dei migranti che può essere indicato ad esempio per il resto del territorio dello Stato.
«Il ruolo del Commissario del Governo è quello di condividere con la Provincia Autonoma le responsabilità e le linee guida dell’accoglienza, sostenendone le spese. Non si tratta di una delega in bianco, né di una spoliazione di competenze, ma dell’attuazione dei principi di buon governo e delle norme dello Statuto speciale che assegnano alla Provincia Autonoma la competenza in materia di salute e di assistenza sociale.
«In coerenza con la descritta vocazione autonomistica la Provincia Autonoma di Trento gestisce concretamente l’ospitalità, cercando di raggiungere l’obiettivo della sua più ampia capillarizzazione sul territorio ed assicurando che i migranti siano coinvolti in tutta una serie di attività che contribuiscono alla loro migliore integrazione possibile (corsi di italiano e di formazione, svolgimento di lavori socialmente utili ecc.) in accordo con i Sindaci.
«Mi sembra che al momento il modello trentino abbia funzionato.»
 
Come si differenzia questo ruolo in una Provincia Autonoma come la nostra? Il suo lavoro potrebbe risultare più difficile?
«Rispondere a questa domanda non è semplice come si può credere, perché ogni territorio ha le sue peculiarità e caratteristiche e molto dipende anche dalle esperienze professionali maturate.
«Dire che è più difficile a fronte delle criticità quotidiane che si trovano ad affrontare tanti colleghi sul fronte ad esempio della criminalità organizzata o delle continue emergenze ambientali mi sembra francamente azzardato. Sicuramente è un approccio diverso, che richiede un’approfondita conoscenza del complesso normativo statutario e d’attuazione a fronte di riferimenti normativi evidentemente più definiti per l’azione amministrativa di un Prefetto di altra Provincia.
«Il Commissario del Governo, organo peraltro della Presidenza del Consiglio, deve avere quindi conoscenze particolari e quella sensibilità, che gli consentano di inserirsi a pieno titolo ma nel rispetto delle competenze altrui, nel rapporto tra Stato ed Autonomia Speciale, divenendone un punto di equilibrio e non di contrasto. In sintesi più difficile no ma forse più delicato.»
 

 
In chiusura come si trova a Trento e cosa ne pensa della gente trentina?
«Ottimamente. Apprezzo molto lo spirito dei trentini, gente semplice e laboriosa come tutte le popolazioni montane, capace di trasportare nel futuro la propria storia, basata su una cultura identitaria e su tradizioni condivise, comunicandone i valori in modo significativo.
«Sono rimasto colpito anche dall’attitudine dei trentini ad unirsi per far fronte comune rispetto alle difficoltà, atteggiamento che ha dato origine con il tempo ad un costume sociale che vedo evidente nelle esperienze della Cooperazione e nell' ampia partecipazione al Volontariato, ad esempio quello dei Vigili del Fuoco.
«Si tratta di forme di partecipazione che favoriscono anche la solidità sociale e la coesione dell’intera comunità.»
 
In che modo occupa qui il Suo tempo libero?
«Gli impegni lavorativi assorbono gran parte del mio tempo. Quando mi è possibile, soprattutto nei fine settimana, percorro sentieri per me inesplorati, alla scoperta di queste splendide valli. Itinerari a piedi, comunque non particolarmente impegnativi, per godere della bellezza del paesaggio in tutte le sue sfumature.
«Amo profondamente la lettura. Prediligo sia la saggistica, ed in particolare il periodo storico della caduta dell’Impero Romano e l’età dei Lumi, con annessa la rivoluzione Francese, ma anche la narrativa.
«Ho scoperto da poco Israel Singer e i suoi meravigliosi romanzi che mi hanno fatto conoscere meglio la determinazione, la caparbietà, lo spirito d'intraprendenza e l’errare del popolo ebraico.
«Aspetto con interesse l’inizio della stagione teatrale per assistere ai vari spettacoli in programmazione. Ho preferenza per i testi classici rivisitati ed adattati alla contemporaneità.
«La mia vera passione comunque rimane il cinema. Ero un frequentatore dei cineforum romani, dove venivano proiettate le filmografie di registi quali Bergman, Bunuel, Pasolini e tanti altri. Sono un amante del cinema d’autore, del cosiddetto cinema impegnato.
«Infine, nel tempo libero, mi piace conversare con i miei amici trentini intorno ad un tavolo a gustare qualche goccia di ottimo vino e godere delle pietanze tipiche di questa terra.»
 
Nadia Clementi - n.clementi@ladigetto.it
Dottor Antonio Pasquale Gioffrè - prefetto.pref_trento@interno

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