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Cosa sono le società di «Benefit»? – Di Nadia Clementi

Ne parliamo con l’avv. Angelo Monoriti, esperto di diritto civile, proprietà intellettuale, protezione dei dati personali e responsabilità amministrativa degli Enti

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Cambiano i tempi e cambiano le abitudini: acquistiamo su internet, ci facciamo consigliare da un’applicazione dove andare a mangiare, compriamo più telefoni che capi d’abbigliamento e scegliamo dove spendere i nostri soldi anche in base alla ricaduta sulla società e sull’ambiente.
Con le nuove tecnologie è cambiato un po’ tutto, il mercato induce a spendere e fare continui cambiamenti, i consumatori sono più attenti alle scelte che fanno e in molti si chiedono che ricaduta abbia tutto questo sul benessere sociale e sul pianeta in cui viviamo.
Anche le aziende si pongono queste domande e sanno molto bene che i possibili acquirenti sceglieranno di indirizzare i propri soldi anche su base etica; insomma, tutti abbiamo pensato almeno una volta «se proprio devo spendere almeno cerco di fare anche del bene».
Qualche esempio? Il caso Foxconn, il gigante taiwanese della produzione di apparecchiature elettroniche diventato tristemente noto come «la fabbrica dei suicidi» a causa della scia di morti che ebbero luogo negli anni tra il 2010 e il 2013.
La Foxconn sottovalutò il fatto che, grazie alle nuove tecnologie, ciò che accadeva all’interno dei propri stabilimenti sarebbe rapidamente giunto all’attenzione internazionale.
La risonanza mediatica dell’evento fu tale che anche la Apple, uno dei maggiori clienti della fabbrica di Taiwan, fu costretta a schierarsi a lato dei sindacati richiedendo un trattamento «più umano» dei lavoratori di Foxconn, al fine di evitare un vero e proprio disastro d’immagine.
Questa situazione determinò una netta diminuzione della competitività del gruppo con conseguente erosione di metà della sua capitalizzazione di mercato e dei suoi margini di profitto futuri.
 
Un esempio invece positivo è quello che riguarda la società produttrice di occhiali da vista e da sole Warby Parker: secondo un’indagine pubblicata sul sito internet della società, il 15% della popolazione terrestre ha difficoltà a procurarsi un paio di occhiali da vista e per rispondere a questa esigenza, la Warby Parker ha adottato la policy «compra un paio, dona un paio»: per ogni occhiale venduto, la società ne dona un paio ad un partner non profit che si fa carico di renderlo accessibile nei Paesi in via di sviluppo.
Anche grazie a questa politica di impatto sociale, le vendite della Warby Parker hanno subito un consistente aumento portando ad un raddoppiamento del fatturato da 500.000 euro ad 1 milione di euro in appena un anno.
La buona reputazione di una società dunque esercita una forte attrattiva sui consumatori portandoli a preferire imprese che si dimostrano sensibili nei confronti delle tematiche di sostenibilità sociale ed ambientale, a discapito di quelle che non si curano di tali aspetti.
L’importanza di questo aspetto imprenditoriale è stato recepito anche dal legislatore italiano, che ha introdotto nel nostro ordinamento con l’ultima legge di stabilità la figura della società benefit.
 
Per una volta l’Italia si dimostra all’avanguardia, siamo infatti il secondo Paese dopo gli Stati Uniti a introdurre questa novità e nazioni come l’Olanda, la Francia e la Spagna stanno prendendo spunto dal nostro operato.
In virtù di questa importante innovazione è oggi possibile il riconoscimento del particolare status di società benefit a tutte quelle società che «nell’esercizio di un’attività economica, oltre allo scopo di dividerne gli utili, perseguono una o più finalità di beneficio comune e operano in modo responsabile, sostenibile e trasparente nei confronti di persone, comunità, territori e ambiente, beni ed attività culturali e sociali, enti e associazioni ed altri portatori di interesse».
Il vantaggio è proprio questo: le società benefit, infatti, possono continuare a svolgere un’attività economica producendo utili, non diventano quindi enti no-profit, ma si impegnano a determinare un |beneficio comune» ovvero a perseguire degli effetti positivi, o la riduzione degli effetti negativi nei confronti di persone, comunità, territori e ambiente, beni ed attività culturali e sociali, enti e associazioni.
Per parlare di questa importante novità nel nostro quadro legislativo abbiamo contattato l’avvocato Angelo Monoriti che ha trattato ampiamente l’argomento sulla rivista specializzata «Nel Diritto».

 Chi è l’avv. Angelo Monoriti 
ANGELO MONORITI, avvocato specializzato in materia di diritto civile e commerciale, proprietà intellettuale, protezione dei dati personali e responsabilità amministrativa degli Enti (D. Lgs. 231/2001).
Esperto di negoziazione e risoluzione delle controversie in materia civile e commerciale. Laureato 110/110 cum laude alla Luiss Guido Carli.
È counsel dello Studio Legale Gianni Origoni Grippo Cappelli & Partners. Assiste primarie società italiane e straniere operanti in diversi settori di attività quali «automotive, money transfer, luxury and fashion, media and technology».
Da diversi anni tiene corsi di formazione e di approfondimento in materia di negoziazione e contrattualistica. Svolge anche attività di insegnamento in materia di protezione dei dati personali.
È docente del Master in «Legal Advisor and Human Resources Management» e del Master «Consulente legale d’impresa» della Luiss Guido Carli E’ autore di articoli e commenti fra cui «Il ruolo dell’Avvocato nella procedura di mediazione. L’informativa al cliente», in Notarilia, Anno III, n. 4, Il Cigno CG Edizioni, Roma, 2011, p. 60 ss. e «La Società Benefit: La nuova dimensione dell’impresa italiana» in La Rivista Nel Diritto, Luglio-Agosto 2016, n. 7, Nel Diritto Editore, p. 1125
Avv. Angelo Monoriti
Gianni Origoni Grippo Cappelli & Partners
amonoriti@gop.it

Avv. Monoriti in che modo l’introduzione delle società di benefit porterà dei vantaggi nel mondo delle aziende?
«È stato dimostrato che l’impegno di una società verso il perseguimento di un fine di sostenibilità sociale e ambientale esercita una forte attrattiva non solo sui consumatori, che tendono a preferire le imprese che si dimostrano sensibili verso le tematiche di beneficio comune, ma anche sui talenti, che preferiscono andare a lavorare in enti e società che condividono e si fanno portavoce di questi valori e, infine, sugli investitori che considerano questo tipo di imprese un investimento più profittevole e sicuro nel medio-lungo termine.
«E per una società, essere preferita da consumatori, lavoratori ed investitori per i valori che la stessa persegue, è un grande vantaggio competitivo.»
 
Cosa deve fare un’azienda per vedersi riconosciuto questo status? È obbligatorio nascere società di benefit o lo si può diventare?
«Mi faccia dire, innanzitutto, che la novità introdotta oggi dal legislatore non è di poco conto, posto che viene riconosciuta per la prima volta in Italia la possibilità di creare un modello di società che ha contemporaneamente lo scopo di fare utili e quello di apportare un beneficio alla collettività sotto il profilo sociale e/o ambientale.
«Al fine di costituire una società benefit, la legge impone l’obbligo di indicare nell’oggetto sociale, oltre allo scopo di lucro, anche le specifiche finalità sociali e/o ambientali che la società stessa intende perseguire.
«Pertanto, anche le società già costituite possono divenire società benefit purchè modifichino l’atto costitutivo o lo statuto dichiarando, appunto, le specifiche finalità di beneficio comune che da quel momento in poi costituiranno parte dell’oggetto sociale.»
 
Questa nuova dicitura potrebbe aiutare i giovani a creare impresa? Ci sono dei vantaggi anche dal punto di vista fiscale o dei prestiti?
«Certo. Si tratta di uno modo di creare profitto che, al contempo, non distrugge valore, ma rigenera persone, ambiente ed altri portatori di interesse. E le nuove generazioni, notoriamente, sono molto più attente e sensibili a queste tematiche. Lo testimonia il considerevole numero di start-up che sono nate negli ultimi anni facendo leva proprio su sistemi social ovvero sulla necessità di tutela dell’ambiente.
«Il legislatore italiano non ha previsto alcuna agevolazione di carattere fiscale applicabile alla società benefit.
«E ciò per evitare che questa forma di società venisse adottata solo per ottenere un vantaggio economico individuale piuttosto che per perseguire effettivamente un beneficio per la collettività.
«Tuttavia, come dimostrato dall’esperienza statunitense, il semplice vantaggio reputazionale e il conseguente prospettico aumento della capacità reddituale derivante dall’adozione della denominazione società benefit dovrebbero essere di per sé sufficienti ad incentivare le imprese a scegliere sempre più la strada della sostenibilità sociale ed ambientale piuttosto che quella del profitto puro.»
 
In un sistema economico ormai globalizzato e in costante evoluzione, il tradizionale modello di società «for profit» - basato sullo sfruttamento dei fattori produttivi al solo fine di distribuire utili tra i soci - è ancora un modello efficiente e competitivo sul mercato?
«La risposta sembrerebbe essere negativa. Secondo gli studi più recenti le persone attribuiscono la responsabilità di migliorare la loro qualità di vita non solo ai governi, ma anche alle imprese. In particolare, uno studio condotto su 5.000 persone sotto i 30 anni in 18 paesi, ha rivelato che, secondo gli intervistati migliorare la società è il primo compito che ogni impresa dovrebbe perseguire.
«Dai dati a disposizione, emerge, inoltre, che la sostenibilità si colloca oggi al secondo posto tra i driver che spingono i consumatori ad acquistare un determinato prodotto piuttosto che quello dei concorrenti (al primo vi è la qualità del prodotto stesso) e che la buona reputazione di un’impresa, in termini di sostenibilità sociale ed ambientale, possa fruttare dal 27% al 37% di redditività in più.
«Peraltro, l’attenzione al tema della sostenibilità è destinata a crescere vertiginosamente, procurando un forte vantaggio competitivo a quelle imprese che decidano di investirvi rispetto alle imprese che invece non faranno altrettanto in futuro.»
 
Nadia Clementi - n.clementi@ladigetto.it
 
Avv. Angelo Monoriti - Gianni Origoni Grippo Cappelli & Partners - amonoriti@gop.it

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