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La rivincita della donna al volante – Di Nadia Clementi

Parliamo di Gabriella Pedroni, la bella trentina che da anni dà la polvere agli uomini

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«Donne e motori, gioie e dolori» recita il vecchio detto che vuole il mondo femminile poco avvezzo alla velocità, alle macchine e alla guida.
Ci sono però delle donne che sembrano divertirsi a mandare in cortocircuito le nostre idee stereotipate e che fondano un’intera carriera (e una grande passione) intorno alle gare automobilistiche, anzi, salendo in prima persona nel posto di comando.
È questo il caso di Gabriella Pedroni. Nata a Tione 35 anni fa, ha una laurea in ingegneria meccanica e dal 2000 ad oggi ha collezionato decine di premi tra curve e motori al massimo.
Tra questi ha conquistato anche diversi campionati italiani ed europei.
Una passione quella di Gabriella nata in tenera età quando già a 9 anni si è trovata alla guida di un go-kart e da allora non è mai più voluta scendere.
In questi anni di carriera sportiva e professionale la pilota trentina ha trovato anche il tempo di laurearsi e di aprire una sua scuola di guida sicura, la Green Driving Academy con sede a Trento.
 
I primi risultati importanti per Gabriella arrivano già nel 1994 quando arriva al primo posto nel Campionato Interregionale di Minikart, una soddisfazione che, ad appena 13 anni, le ha spianato la strada per una carriera di successi.
Il titolo di campionessa italiana under 23 nello Slalom arriva nel 2000 e da li si susseguono un primo posto dietro l’altro. Poi nel 2010 arriva il primo titolo europeo, all’European Hill Climb, dove gareggia con una Mitsubishi.
Nel 2014 Gabriella entra a far parte del progetto «Woman in Motorsport» lanciato da qualche anno dalla FIA (Federazione Internazionale dell’Automobile) che ha come scopo quello di facilitare e valorizzare la partecipazione delle donne in tutti gli aspetti degli sport «a motore».
Si tratta di un progetto importante che va ad inserirsi nel solco già tracciato da tante altre realtà che negli ultimi anni si stanno impegnando per vedere le donne maggiormente presenti in tutti i settori: dallo sport, all’università, al cinema e alla tecnologia.
 
Sicuramente gli sport a quattro ruote (ma anche a due) sono tra i più difficili da affrontare per una ragazza, proprio perché a dominanza quasi esclusivamente maschile. Una giovane pilota dovrà fare i conti con pregiudizi e alzate di sopracciglio, dubbi sulle sue qualità e soprattutto lo stupore dei colleghi nel vederla battere dei piloti uomini come se si trattasse di un prodigio anziché di un dato di fatto: ha vinto il guidatore più bravo.
Per questo Gabriella è la migliore testimonial per raccontare come si possa coltivare una passione (e diventare molto bravi in una disciplina) andando oltre i pregiudizi e gli stereotipi. Noi l’abbiamo incontrata per raccontare la sua avventura sulle piste e nella vita e per rivelarci i suoi prossimi progetti.
 
 
 
Gabriella, raccontaci come è nata questa tua passione, sappiamo che eri molto giovane e che è stato un colpo di fulmine. Ma cosa ti ha spinta a proseguire?
«Forse sarebbe meglio dire che io sono nata con questa passione, come dicono tanti amici, nelle mie vene scorreva già benzina a 102 ottani e non sangue.
«Quando hai una passione vera, difficilmente riesci ad accantonarla anzi, il sacrificio e la dedizione diventano il tuo stile di vita e ogni cosa che fai la indirizzi verso la tua passione.
«Per me è stato naturale scegliere scuole tecniche perché rappresentavano la conoscenza approfondita del mio sport: fisica e meccanica sono essenziali per un pilota.
«Se stai percorrendo la strada giusta è il tuo cuore che spinge e quindi difficilmente la abbandonerai!»
 
 
 
Come hai gestito il pregiudizio di una donna pilota in un mondo quasi solo maschile? Quali episodi ti hanno colpita di più?
«Posso dire che in 25 anni di corse la storia che si presenta è sempre la stessa all’inizio, fatta di pregiudizi e tanta discriminazione, poi in realtà quando vedono che di passione ne hai più di loro e che come loro il tuo obiettivo è quello di vincere e non di fare presenza.
«Inizia così la sfida sportiva che non è più quella tra sessi, ma quella tra piloti veri e quindi è il cronometro che stabilisce chi è stato il più veloce e non importa più se sei donna o uomo, perché sei comunque la o il più veloce.
«In tutta la mia carriera ho assistito soprattutto nei primi tempi in cui correvo in macchina a episodi non propriamente rosei, ma da un po’ di anni a questa parte quegli episodi stanno diventando solo ricordi.
«Sicuramente ciò che mi sta colpendo di più è che tanti bambini e ragazzi (sia maschi che femmine) mi scrivono, vengono a trovarmi sui paddock e mi dicono che vorrebbero seguire la mia strada, diventare dei piloti come me, non solo per le capacità di guida, ma anche per le tecniche.
«Quindi ciò significa che iniziano a vederti come uno sportivo da prendere come esempio e penso che questa sia la vittoria più bella!»
 
 
 
I tuoi genitori ti hanno sempre supportata in questa scelta? Come si concilia la famiglia e uno sport così impegnativo?
«Dalla mia famiglia ho sempre avuto molto sostegno, è sicuramente grazie a mamma Maria Augusta, papà Giuliano, a mia sorella Micaela e al mio amico peloso Ringo se ho potuto scrivere pagine di un nuovo motorsport, fatto di record e soddisfazioni.
«Poi 9 anni fa ho incontrato Stefano, il mio fidanzato, un altro pilastro importante per la mia vita che si è aggiunto a darmi supporto in tutto ciò che faccio.
«Tutti loro mi stanno accanto, nei momenti duri non mi abbandonano, e quando vinco è una sfida vinta da tutti!»
 

 
Raccontaci la tua gara più bella, la medaglia che ti porterai nel cuore per sempre.
«La mia gara più bella rimarrà per sempre quella vinta sulla pista di Pomposa all’età di 13 anni, sul bagnato, vinsi non solo nella mia classe la 60 minikart, ma tutta la classifica assoluta.
«In quell'occasione mi diedero un bellissimo trofeo e tutte le volte, quando mi sento giù, lo riguardo e ripenso al tempo che è passato e a tutti i traguardi raggiunti grazie ai miei sogni di bambina.»
 

 
Parlaci del progetto «Woman in Motorsport», quanto è importante l’attivismo per aprire a tutti le discipline automobilistiche?
«La Fia (Federazione Internazionale dell’Automobilismo) da un po’ di anni a questa parte si sta muovendo molto affinchè le donne di talento riescano ad emergere. A capo di questo dipartimento c’è l’indimenticabile Michelle Mouton, pilota di grande talento degli anni ’80.
«Un idolo per tutte le donne pilota. Quando ho ricevuto da Lei i complimenti per il titolo internazionale assoluto conquistato nel 2014 e la possibilità di far parte di questo progetto ho pensato che veramente tutti i mie sogni si erano avverati, o quasi.
«Ultimamente comunque nella specialità della velocità in montagna diverse ragazze stanno muovendo i loro passi da pilota, e questo è veramente importante!»
 

 
Com’è stata l’esperienza all’università di ingegneria? Come ti ha aiutato nel tuo lavoro?
«Aver potuto studiare ciò che quasi ogni weekend potevo mettere in pratica, penso sia stata la cosa più bella della mia vita, un altro sacrificio, ma ne è valsa la pena per tutte le conoscenze acquisite.
«Ingegneri-piloti ce ne sono veramente pochi e nel mio piccolo mi piace far parte di questa categoria che non pensa solo all’aspetto di guida, ma è attento anche alla  sicurezza, alla tecnica, ecc.»
 

 
Che consigli ti sentiresti di dare ad un giovane o a una giovane che volessero intraprendere la tua carriera?
«Come dico sempre, l’importante è avere passione, quella vera, quella che ogni giorno ti porta a sacrificarti per ciò in cui credi.
«La mia carriera non è fatta di farò, ma ora faccio. Se è il tuo sogno, devi ricordarti che tu sei il manager, l’ingegnere di pista, il meccanico, l’autista e il pilota.
«Il motorsport è costoso e più cose sai fare e vuoi fare, più il tuo sogno potrà realizzarsi!»
 

 
Parlaci un po' della tua scuola di guida sicura, quanto è importante la consapevolezza alla guida e come si acquisisce?
«La scuola di guida sicura che ho fondato nel 2009 insieme a Stefano è un altro mio grande sogno. Poter insegnare soprattutto ai giovani ciò che io ho imparato nei miei 25 anni di esperienza penso sia la cosa più importante.
«Per sicurezza intendo ovviamente, saper guidare in sicurezza una vettura stradale.
«Oggi tale aspetto è di fondamentale importanza e di fatto non è sufficiente avere la patente o una macchina con milioni di sistemi di sicurezza per dire di saper guidare.
«Il problema non è sapere accelerare su un rettilineo, ma è saper gestire una frenata nel momento di emergenza, è saper affrontare una curva ad una velocità consona e soprattutto avere sempre chiaro che chi guida non è la vettura!»
 

 
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
«Nel breve futuro e cioè a metà settembre, ci saranno le finali del campionato italiano, dove al momento sono in testa nel mio raggruppamento.
«Quindi il primo obiettivo sarà quello di portare a termine un altro primato che se dovessi raggiungere mi vedrà come prima ragazza con il titolo di campione italiano nella specialità velocità in montagna.
«Poi ci sarà la finale della Coppa Europa (che ho già vinto nel 2014) dove anche lì al momento sono in prima posizione e quindi a ottobre ci sarà la sfida finale e sarebbe il mio secondo titolo internazionale.
«Quindi prima di tutto voglio focalizzarmi su questi due obiettivi assolutamente da non perdere e poi avrò tutto l’inverno per decidere quale sarà la mia sfida futura.»
 
Nadia Clementi - n.clementi@ladigetto.it
Gabriella Pedroni - www.gabriellapedroni.it - www.gabryfanclub.it; g.pedroni@tin.it

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