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Padre Fabrizio, il profumo dell’accoglienza – Di Nadia Clementi

La Mensa della Provvidenza dei Cappuccini di Trento parla in tutte le lingue del mondo

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La mensa dei poveri è sempre esistita tra le mura dei conventi dei frati Cappuccini, rappresenta un luogo sicuro per chi ha diritto di mendicare affetto, cibo, un tetto, ma sopratutto dignità.
In ogni presenza francescana si trova, con maggiore o minore strutturazione, questa sensibilità verso chi è meno fortunato. Anche a Trento è così.
Qualche decennio fa i conventi erano frequentati dalla gente povera che dalle valli, dovendo scendere in città, sapeva di poter contare sulla minestra che i frati offrivano con generosità e letizia.
Lo stesso altruismo veniva contraccambiato quando i frati risalivano le vallate per la questua, venivano loro offerti generi alimentari come uova o altri prodotti agricoli che sarebbero serviti a loro volta per la mensa.
 
Oggi gli utenti sono cambiati e la sala della Mensa della Provvidenza parla ormai tutte le lingue del mondo, ma Padre Fabrizio Forti e i suoi 460 volontari sono sempre al loro posto, ad accogliere e sfamare chi ha necessità.
Non deve essere facile coordinare tanti volontari e tanti utenti, ma la Mensa della Provvidenza dei Cappuccini di Trento funziona come un ingranaggio ben oliato: ogni giorno sin dal pomeriggio c'è chi si alterna ai fornelli, chi alla predisposizione della sala, altri nella mattinata alla raccolta delle derrate, altri ancora alla gestione della dispensa.
I locali sono quelli dell'antico convento dei Cappuccini sulla primissima collina est di Trento e si mangia proprio nella «cripta», la parte sotterranea della Chiesa di S. Croce.
 
La macchina gestita da Padre Fabrizio funziona dal 1998 e da allora ad oggi ha distribuito più di 500.000 pasti.
Le necessità, purtroppo, non accennano a diminuire. Basta osservare l'utenza, termine che certamente non piace a padre Fabrizio, ma che aiuta a capire gli accessi: il 45% degli ospiti è rappresentato da italiani ed il 20% sono Trentini.
Il restante 30% è rappresentato da cittadini europei, mentre solo il 25% proviene da paesi extracomunitari.
Tra i servizi offerti dalla Mensa non c'è solo la distribuzione pasti: tante sono anche le famiglie bisognose che fortunatamente riescono a mantenere una casa e l'unità familiare ma che hanno difficoltà a mettere insieme tre pasti al giorno.
Sono ben 227 le «borse» consegnate a chi è in difficoltà, per un totale di circa 24 quintali e mezzo di alimenti distribuiti nei giorni 10 e 25 di ogni mese. E le stesse sono in aumento proprio per padri e madri che non ce la fanno più, che hanno perso il lavoro, che pagano la crisi con la fame.
In queste borse si trova di tutto: pasta, olio, riso, caffè, pane, scatolame e formaggio grana fresco molto apprezzato dai bambini.
 

 
E sono le stesse parole di Padre Fabrizio che confermano questo fenomeno: «Giusto per dare un’idea attraverso le cifre: nel 2011 abbiamo servito 49.400 pasti, un numero che è sceso nel 2015 a 36.906. Se è vero che scende il numero dei presenti alla cena aumenta però a dismisura il servizio delle borse».
Quella di Padre Fabrizio e dei suoi aiutanti è ovviamente una vera e propria missione, sostenuta dalla fede e dal Vangelo, come afferma Matteo: «Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere?
«Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? […] Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico, ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me
 
Padre Fabrizio, abbiamo detto che se è vero che sono diminuiti gli utenti della mensa sono aumentati negli ultimi anni i nuclei familiari a cui distribuite prodotti alimentari. Cosa dicono questi dati dell’Italia e del Trentino di oggi?
«Ci dicono che le scelte politiche prediligono alcuni e dimenticano molti altri. Oggi la disoccupazione mette i nuclei familiari in una situazione di prostrazione.
«Inoltre le divisioni all'interno delle famiglie procurano grandi povertà per la mancanza di equità di sostegno economico.
«La gente condivide un tenore di vita che non riesce più sostenere, fatica a trovare lavoro, perde la speranza, e vive alla giornata. Nei peggiori dei casi si rifugia nei giochi dell'emarginazione, come la droga e l'alcol.»
 

 
Oltre la metà delle persone che frequentano la mensa sono di origine straniera e negli ultimi mesi la situazione migranti è pressante in tutta la sua disumanità: cosa dobbiamo aspettarci su questo fronte? L’accoglienza trentina potrebbe fare di più?
«Prima di tutto va detto che l'accoglienza Trentina è esemplare, in particolare la gente, in senso lato, rappresenta una mano della provvidenza, perché la missione non è solo quella di servire la pastasciutta ma di creare e diffondere la cultura della solidarietà che vuol dire essere solidi accanto a chi è più fragile, essere ringhiera per chi è zoppo, essere un bastone che sorregge chi è stanco e chi non ce la fa.»

In tanti anni di servizio c’è qualche storia, qualche volto che ricorda in particolare?
«Mi viene in mente un episodio avvenuto di recente, riguardante un ex carcerato che avevo aiutato in un momento difficile della sua vita. Dopo aver bussato alla porta del convento, mi consegnò un portafoglio contenente 205 euro dicendomi di donarli alle persone povere.
«Sono rimasto molto contento di questo fatto più che per il denaro perché quella persona aveva appreso l'importanza della condivisione intesa come lezione di vita!»
 

 
Come funziona la giornata tipo dei volontari nella Mensa della Provvidenza?
«La Mensa è aperta tutti i giorni dalle 17.30 alle 18.30, la domenica e i festivi fino alle 18.40. I pasti serviti ogni sera dai volontari vanno da circa 110 ad un massimo di 225.
«Ma oltre al cibo, alla consegna delle borse, allo sportello d'ascolto e alle coperte per i senzatetto i poveri hanno bisogno anche di cure e di medicine. In quel caso contattiamo la guardia medica e in seguito provvediamo all'acquisto dei medicinali.
«E in caso di bisogno tra i volontari presenti ci sono anche dei medici che oltre il servizio in mensa donano la loro competenza.
«Chi siede ai tavoli sono persone dai 18 ai 50 anni di età che arrivano da nazioni diverse e presentano storie personali tra le più svariate. Nel caso in cui questi ultimi si presentino insieme ai loro bambini li invitiamo a non frequentare la mensa e offriamo loro la borsa con alimenti due volte al mese da consumare a casa.
«Nella sala ci sono 64 posti a sedere, ma finito il pasto, per far posto ad altri turni, si può ancora soggiornare in un'altra saletta in compagnia del responsabile dell'accoglienza.»
 

 
Quali sono le difficoltà maggiori che incontrate in questo tipo di servizio e chi vi aiuta?
«Le maggiori difficoltà consistono nel contare sempre su persone volontarie, la mensa necessita di 10 persone al giorno: 3 in cucina, 1 per l' accoglienza e altre 6 impegnate nella distribuzione del cibo.
«Per supportare il lavoro dei volontari si usano i piatti e le stoviglie di materiale biodegradabile che sono l'unica vera sovvenzione che riceviamo direttamente dalla Fondazione Caritro, a parte il contributo annuale della Curia.
«Di fondamentale importanza sono gli alimenti e le derrate che riceviamo dai supermercati Dao, Italmarket Poli.
«Ma altri importanti aiuti arrivano direttamente dalla gente trentina che ci consegna offerte di ogni genere.»
 

 
In che modo le persone possono chiedere la vostra assistenza?
«Sono le assistenti sociali e i parroci che fanno da garanti per le persone che chiedono aiuto, che poi noi certifichiamo con una tessera di riconoscimento, a seconda del bisogno.
«Un altro importante contributo da parte della gente è quello di comprendere le situazioni di disagio per diffondere speranza perché la vita deve essere la testimonianza di un cammino di fede.
«Il dare da mangiare ai poveri non deve essere inteso come un favore, ma deve essere compreso come un diritto alla loro dignità poiché condividere è fonte di pace.»
 

Daniela Carloni con il maestro Mattia Culmone.
 
La crescita delle nuove povertà e l'aumento delle richieste di aiuto sono le motivazioni che hanno spinto la presidente del coro «I Musici Cantori», Daniela Carloni, a conoscere più da vicino la realtà della Mensa della Provvidenza.
La sua intenzione è quella di promuovere, attraverso la musica, una serata di beneficienza per permettere anche alla collettività di supportare il servizio svolto da Padre Fabrizio e i suoi volontari. Riportiamo qui di seguito la sua testimonianza.

 Il profumo dell’accoglienza di Daniela Carloni  
Sabato pomeriggio, cortile d’ingresso del convento dei Cappuccini.
Un buon odore di cipolla si espande nell’aria, mentre Padre Fabrizio, il grembiule allacciato in vita, si affaccia ad una porta e consegna le borse familiari ad alcune persone che attendono in piedi.
Mi dice che sarà impegnato ancora un po’ e chiede di aspettarlo dentro. Mi fa strada attraverso la cucina, non molto grande però funzionale.
Mancano più di due ore alla cena, ma alcuni volontari sono già all’opera davanti ai fornelli, intenti a mescolare il soffritto adagiato in pentoloni enormi e fumanti.
In un attimo ci troviamo nella sala adibita a mensa. Le sedie sono ancora sopra le tavole, ad indicare un’attenta pulizia quotidiana, non solo del pavimento ma di tutto l’ambiente.
Padre Fabrizio ne tira giù due e mi fa accomodare chiedendo di avere pazienza per permettergli di ultimare la distribuzione delle borse.
 
Nell’attesa mi guardo intorno. La sala è molto semplice ma accogliente e l’arredamento non può che essere essenziale: tavoli, sedie e alcuni ripiani. Da un crocifisso in legno appeso al muro di pietra, Gesù volge lo sguardo in basso. Penso a come, tra qualche ora, la sala si riempirà della presenza e delle voci di oltre un centinaio di persone che siederanno attorno ai tavoli e mi domando se, in fondo, non siano anche loro quella periferia che papa Francesco invita a cercare e a raggiungere senza paura, per trovare Cristo.
Ecco perché immagino che quel Gesù appeso alla parete di pietra non si senta proprio solo, qui, la sera. Perché il suo sguardo può posarsi su tante anime di passaggio. Sono gli ultimi di una periferia senza spazio e senza tempo, uomini soli, senza patria, senza casa, senza lavoro, senza fede, senza speranze, ciascuno con il proprio fardello di stanchezza, spogliato degli affetti, privato dei propri sogni.
Uomini diversi per provenienza, per cultura, religione, per la natura della loro povertà e della loro sofferenza, ma uniti dalla fame. Perché la fame rende uguali e di fronte ad essa, ogni uomo impara a tendere la mano.
 
Gesù non può sentirsi solo in questa mensa, dove chi entra non ha che da esibire la propria patente di inchiodato, di crocifisso ad una croce difficile da portare anche per noi, seppur animati da tante buone intenzioni. Perché farsi cirenei di queste vite grame, talvolta equivale a violentare i nostri comodi schemi di vita, quegli stessi schemi che spesso rendono l’uomo insoddisfatto, incapace di accontentarsi, di gustare le cose semplici, di essere felice.
L’odore buono della cipolla avvolge ormai tutta la sala ed ogni cosa. Ma non può che essere così. E’ il profumo dell’accoglienza, quello che attira gli affamati e li riunisce in questa mensa dove, seduto ad un tavolo o in piedi a servire, ciascuno impara a conoscere e ad apprezzare il sapore buono della condivisione. E, nella desolazione di tante tenebre esistenziali, ciascuno, seduto o in piedi, mettendo da parte le proprie ritrosie, può diventare frammento di luce.
 
Il grembiule col quale Padre Fabrizio accoglie chi passa da qui non è solo l’emblema di un servizio inteso, in senso strettamente evangelico, come essenza qualificante della fede, ma è molto di più. Perché la carità è e deve essere di tutti e per tutti, al di là di qualunque credo. Chi presta servizio alla mensa è chiamato a vivere la carità, l’ospitalità e l’accoglienza verso i poveri.
E fare tutto questo, secondo la visione francescana per la quale è dando che si riceve, è sicuramente un’esperienza arricchente dal punto di vista personale. Perché è vero, come diceva Raoul Follereau, che nessuno è così povero da non aver qualcosa da offrire agli altri, né così ricco da non aver bisogno degli altri.
E’ che spesso ci è difficile capire in che cosa e di che cosa abbiamo bisogno. Non solo, ma risulta più facile servire che farsi servire, mentre dovremmo imparare anche noi a tendere la mano, nel gesto umile e semplice di chi l’apre per chiedere. Gesto al quale, però, siamo poco avvezzi.

Di qui l’idea, da parte del coro dei Musici Cantori e di Lions Club di far conoscere l’importante e insostituibile ruolo della Mensa della Provvidenza e la cultura della solidarietà sulla quale essa si fonda. Far conoscere è fondamentale per contribuire a sconfiggere tante paure diffuse, poco adatte a risolvere le problematiche dei nuovi poveri.
Per questo, lunedì 21 marzo 2016, alle ore 20.30, la badia di San Lorenzo ospiterà un concerto di musica sacra, promosso dai Club Lions Tridentum, Trento Host e Leo, in collaborazione con il coro polifonico I Musici Cantori di Trento, diretto da Mattia Culmone.
Alla serata parteciperà anche il coro Fanny Hensel diretto da Nikos Betti.»


 
 CORO «I MUSICI CANTORI» 
L'associazione corale I Musici Cantori, con sede a Cognola sulla collina di Trento, svolge la propria attività concertistica da oltre trent’anni e riunisce ventidue coristi provenienti non solo dal capoluogo, ma anche dalla Vallagarina, dalla Rotaliana, dall’altopiano di Piné e dal Primiero. Il maestro e compositore Mattia Culmone ne è alla guida dall'ottobre del 2013.
Nel corso degli anni, i Musici Cantori hanno partecipato ad importanti concorsi e festival, nazionali ed internazionali, anche in collaborazione con varie orchestre, spaziando dal repertorio classico ad un'impronta più cameristica con esecuzioni principalmente a cappella, ma sperimentando anche il campo della lirica e facendosi promotori della diffusione e valorizzazione del repertorio popolare di tutto il mondo.
Uno degli intenti principali della formazione corale è quello di avvicinare alla musica cercando di renderne piacevole l'ascolto, alternando brani noti e tradizionali ad altri meno conosciuti e più raffinati ma altrettanto accattivanti, puntando l'attenzione soprattutto sugli autori del Novecento.
Oltre alla normale attività concertistica, i Musici Cantori svolgono annualmente serate di beneficienza a sostegno di associazioni di volontariato sociale, contribuendo a renderne noto l’impegno e la presenza sul territorio. Negli ultimi anni hanno cantato per la LIFC (Lega Italiana Fibrosi Cistica-Trentino onlus), per ARCA (Associazione Ricerca Comportamento Alimentare), per Estuario (associazione per il sostegno e il mutuo aiuto nel disagio psichico) e per i gruppi caritativi Caritas e AltoGarda solidale (raccolta viveri). Appuntamenti fissi del coro sono il concerto d’autunno a favore della LIFC e, a Cognola, il concerto per il solstizio d’estate nel parco di Villa Mirabel de Nardis e il tradizionale concerto di Natale presso Casa Serena (centro residenziale per persone con gravi disabilità psico-fisiche).
Nell’ambito dei concerti solidali, il coro ha effettuato collaborazioni con i locali Club Lions e Rotary.

 


 
 CORO «FANNY HENSEL» 
Il Coro Fanny Hensel è una formazione cameristica femminile attiva a Trento dal 2005. Il suo repertorio comprende i capolavori per coro femminile del XIX e del XX secolo, pur senza trascurare le composizioni di epoca precedente. Si è esibito in Italia e all’estero, con la direzione di maestri locali e stranieri, ottenendo apprezzamenti di pubblico e critica.
 Con il supporto della Provincia Autonoma di Trento, ha realizzato Frau Musika, ciclo di approfondimenti monografici dedicato alle figure femminili nel mondo musicale. Dal 2016 il coro ha aperto la sezione maschile.

 

                                   
 LIONS CLUB 
I Lions Club di Trento sono attivi per la comunità attraverso svariate attività rivolte a service di più ampio respiro, come la lotta contro il morbillo e la costruzione di scuole e pozzi nei Paesi africani, ma anche in service locali a favore della disabilità, del decoro urbano ed a sostegno di associazioni del territorio, nonché nella sensibilizzazione della comunità su temi di interesse sociale.
Il gruppo più giovane, il «Leo Club» Trento, ha già contribuito quest'anno alla raccolta di generi alimentari per la mensa dei poveri dei frati cappuccini.
Mission del Lions International: «Dare modo a volontari di servire le loro comunità, soddisfare i bisogni umanitari, favorire la pace e promuovere la comprensione internazionale per mezzo dei Lions Clubs».

All’esibizione del coro «I Musici Cantori» che aprirà la serata, farà seguito la testimonianza del responsabile della Mensa della Provvidenza, padre Fabrizio Forti.
Nella terza parte della serata si esibirà il coro «Fanny Hensel», mentre in chiusura le due formazioni eseguiranno alcuni brani insieme.
Il repertorio del concerto comprende brani sacri che spaziano dal ’500 al ’900, con autori noti nel panorama europeo.
 
 Programma concerto 
Coro I MUSICI CANTORI – direttore Mattia Culmone
Giacomo Carissimi (1605-1674) - Plorate filii Israel
Heinrich Schütz (1585-1672) - So fahr ich hin zu Jesu Christ
Csongor Szantò (1988) - O vos omnes
Horváth Márton Levente (1983) - O salutaris hostia
György Orbán (1947) - Daemon irrepit callidus
Camille Saint-Saens (1835-1921) - Ave Verum corpus
 
Coro FANNY HENSEL direttore Nikos Betti
Gregoriano - Ubi caritas
Orlando di Lasso (1532-1594) - O vos omnes
Marc’Antonio Ingegneri (1547-1592) - Tenebrae factae sunt
Tomas Luis de Victoria (1548-1611) - Ecce quomodo moritur
Tomas Luis de Victoria (1548-1611) - Eram quasi agnus
Alessandro Scarlatti (1660-1725) - Domine vivifica me
Michael Haydn (1737-1806) - Judas mercator pessimus
 
BRANI D’ASSIEME
Felix Mendelssohn (1809-1847) - Richte mich, Gott
Felix Mendelssohn (1809-1847) - Sechs Sprueche, Am Karfreitag
Felix Mendelssohn (1809-1847) - Sechs Sprueche, In der Passionszeit
Joseph Gabriel Rheinberger (1839-1901) - Abendlied, Op 69, No. 3
 
Nadia Clementi n.clementi@ladigetto.it
Padre Fabrizio apadrefabrizio@gmail.com
Daniela Carloni danielacarloni@alice.it - imusicicantori@yahoo.it


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