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Storie di donne, letteratura di genere/ 543 – Di Luciana Grillo

Anne-Sophie Subilia, «La moglie» – Pubblicato due anni fa, il libro è attuale perché si svolge nella striscia di Gaza oggi devastata dai bombardamenti

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Titolo: La moglie
Autrice: Anne-Sophie Subilia
 
Traduttrice: Carlotta Bernardoni-Jaquinta
Editore: Capelli, 2023

Pagine: 160, Brossura
Prezzo di copertina: € 18

Una donna indipendente e colta, di origine inglese, si trova a vivere a Gaza – è il gennaio 1974 – con il marito Vivian, delegato svizzero del Comitato Internazionale della Croce Rossa incaricato di occuparsi dei detenuti.
Come «moglie del delegato non ha nessuna missione specifica. Accompagna», e dunque si sente inutile, il dolce far niente non fa per lei. Scrive lettere, tanto per «rimanere al passo col mondo», in un ambiente così estraneo per lei, in una casa costruita nel nulla, «non un chiosco, un caffè, una stazione…».
Se va a Gaza, se si siede al bar, fra gruppi di uomini, guarda da lontano le donne «indaffarate, accucciate, in piedi, curve, cariche di secchi e sacchi… vorrebbe andare da quelle donne, temprarsi, istruirsi», si sente comunque e dovunque un’inutile estranea; non le basta andare al Beach club a bere un aperitivo con gli expat o a vedere un film, che per altro si può interrompere in qualsiasi momento, perché sono gli israeliani che controllano la distribuzione dell’elettricità.
 
Quando guarda «i quartieri di Gaza immersi nell’oscurità è sopraffatta da una tristezza impossibile da scacciare».
Vivian capisce in parte il disagio di sua moglie, organizza qualche breve viaggio, o incontri con i colleghi, ma è preso dal suo lavoro, e spesso beve troppo.
Per la moglie, a cui l’autrice dà un nome – Piper – ma che più spesso cita solo come moglie, il senso di una solitudine oppressiva può essere vinto con la compagnia di Mona, una psichiatra palestinese, che vive da sola, che rifiuta l’idea di avere un marito («mi renderebbe prigioniera»), che ha fondato un’associazione dedicata a detenute e detenuti e alle loro famiglie, che lavora nel più grande ospedale di Gaza.
E dopo Mona, Piper incontra Selma la giurista, Naila l’interprete, Rania la pediatra; trova distrazione seguendo Hadj, il giardiniere che rende bello il suo giardino, al quale offre spremuta di arance e datteri, o osservando Naima, una bambina che costruisce casette di sabbia, che le offre biscotti mollicci… ma continua a sentirsi inutile, vuota, e il legame con Vivian sembra appassire.
 
L’incontro con la piccola Albina le dà forza, così come l’aiuto che può offrire alla famiglia del giardiniere. E forse la vita a Gaza diventa meno difficile.
Questo è uno strano e avvincente romanzo, i due protagonisti sono spesso indicati come «delegato» e «moglie».
L’autrice sembra voler rimanere fuori, perciò La moglie ha i tratti di una sceneggiatura, si ha l’impressione leggendo di vedere luoghi e persone scorrere su uno schermo.
Pubblicato in Svizzera due anni fa, risulta oggi particolarmente interessante, mentre la striscia di Gaza è devastata dai bombardamenti. E il senso di vuoto si trasferisce da Piper a chi legge.

Luciana Grillo - l.grillo@ladigetto.it
(Recensioni precedenti)

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