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Storie di donne, letteratura di genere/ 498 – Di Luciana Grillo

Niviaq Korneliussen, «La valle dei fiori» – Un romanzo che fa male, che racconta verità dolorose, che fino in fondo grida la verità

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Titolo: La valle dei fiori
Autrice: Niviaq Korneliussen
 
Traduttrice: Francesca Turri
Editore: Iperborea, 2023
 
Pagine: 314, Brossura
Prezzo di copertina: € 28,50
 
Ho cominciato a leggere questo romanzo spinta dalla curiosità: della Groenlandia si parla poco, si sa che è l’isola più estesa del mondo, che politicamente fa parte del Regno di Danimarca, che ha un numero bassissimo di abitanti e altissimo di suicidi, soprattutto fra i giovani.
Niviaq Korneliussen, poco più che trentenne, è attualmente la scrittrice più nota della Groenlandia: leggendo il suo romanzo si comprende subito che esiste una frattura, anche linguistica, fra la Groenlandia orientale e quella occidentale.
Gli abitanti delle due aree fanno fatica a comprendersi, inoltre, pur conoscendo tutti il danese, sentono il disagio dell’appartenenza a un piccolo gruppo, tormentato per altro dal senso di solitudine, dallo straniamento di chi va studiare in Danimarca, dalla difficoltà di integrarsi.
 
La protagonista, ad ogni pagina, esprime il suo malessere nei confronti della madre che spesso sbraita: «Non riesco proprio a capire perché non voglia parlare con me!». Ma forse vorrebbe che la mamma ogni tanto si prendesse cura di lei.
Manifesta senza remore il suo desiderio di annullarsi, di scomparire: «Ho sentito da molti sopravvissuti che annegare è un’esperienza meravigliosa. Vedi un’infinità di colori. E trovi pace, perché perdi i sensi velocemente».
Lei non trova pace, perseguitata di capitolo in capitolo da notizie scarne di suicidi… i capitoli hanno numeri decrescenti, si inizia con 45 (Donna. 38 anni. Impiccata) e si arriva all’1 (Sono pronta. Dopotutto è la mia vita), dunque il percorso è segnato e fin dalla prima pagina sappiamo come finirà questa storia.
 
La sua vita sentimentale è complicata, in famiglia sanno che è lesbica, come lo sa la famiglia della ragazza che ama, Maliina: si incontrano, parlano, si amano, «la testa mi si riempie di un’accozzaglia di parole come amore e speranza, ma non riesco a pronunciarle, rimangono imprigionate dentro di me».
Va all’Università, affronta ambienti nuovi e forse poco accoglienti, sente un dolore sordo… «presto ci troveremo catapultati quattro ore più avanti, in un posto dove di notte non c’è il sole» (ed è, secondo le statistiche, proprio in prossimità dell’arrivo del sole di mezzanotte che aumentano i suicidi), ma non si adatta, non capisce le battute dei colleghi, si sente una marziana, torna da Maliina per confortarla dopo il suicidio di una giovanissima cugina: «ci sono alcune persone che è come se non fossero adatte a vivere… può darsi che lei non appartenesse a questo mondo, non le andasse di vivere» e ripensa ai saggi proverbi di anaana, sua nonna, «direbbe che la vita è troppo breve per crucciarsi, oppure che non conta quanti anni si viva, ma quanta vita c’è in quegli anni…non piangere perché è finito, sorridi perché c’è stato».
 
Non bastano i ricordi della nonna, l’amore di Maliina, la tutor universitaria, la vita nuova in Danimarca, lei guida a velocità sostenuta, grida fino a perdere la voce: «Questa è la mia maledettissima vita, è la mia vita! Non vivo per gli altri!... Mi guardo intorno. Sono sola. Per sempre. Non ce la faccio più…»
 
Un romanzo che fa male, che racconta verità dolorose, che fino in fondo grida la verità.
Questo è il primo romanzo groenlandese vincitore del Premio del Consiglio Nordico, il più alto riconoscimento scandinavo.
E Niviaq Korneliussen è stata definita l’inaspettata stella letteraria groenlandese.

Luciana Grillo - l.grillo@ladigetto.it
(Recensioni precedenti)


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