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Bypass ferroviario di Trento, «nessun pericolo per la popolazione»

Alcune precisazioni della Provincia su movimentazione, trasporto e deposito di materiale da scavo dal cantiere dell'opera

A seguito dei recenti articoli riportati da altri giornali locali rispetto ai lavori della circonvallazione ferroviaria di Trento, al fine di assicurare un’informazione corretta e trasparente, la Provincia intende fornire alcuni chiarimenti.
In primo luogo, si precisa che nel 2021, in sede di valutazione di impatto ambientale statale del progetto della circonvallazione ferroviaria, era stato presentato un Piano di utilizzo delle terre e rocce da scavo (PUT) unitario per tutta l’opera.
A seguito di diverse richieste di integrazioni da parte della Provincia, e in particolare dell’Agenzia provinciale per la protezione dell’Ambiente (APPA), il provvedimento conclusivo del Ministero dell’Ambiente (DM n. 83 del 31/05/2022) ha imposto (condizione ambientale n. 3) a RFI di rielaborare il Piano di utilizzo prima dell’inizio dei relativi lavori, rispondendo puntualmente a tutta una serie di indicazioni tecniche.
 
Di conseguenza, nel dicembre 2022, RFI ha presentato un nuovo Piano di utilizzo che, dopo una serie di integrazioni, è stato valutato positivamente dal Ministero dell’Ambiente, con decreto direttoriale n. 44895 del 7 marzo 2024, previo parere della Commissione tecnica PNRR - PNIEC (Piano Nazionale Integrato per l'Energia e il Clima) e dell’Agenzia provinciale per la protezione dell’ambiente.
Tale Piano, denominato Piano di utilizzo delle opere di parte A, è relativo alle sole opere di imbocco della galleria nella parte a nord (una parte dello Scalo Filzi, quella più meridionale) e a sud (Mattarello): questo, ad oggi, è l’unico Piano di utilizzo approvato e l’unico Piano secondo il quale, quindi, possono essere gestite come sottoprodotti le terre e rocce scavate in dette aree.
 
La documentazione che recentemente è stata depositata da RFI costituisce un aggiornamento a questo Piano di utilizzo delle opere di parte A che, come detto, è già in vigore. APPA ne ha già concluso l’esame e a breve formalizzerà le proprie osservazioni agli organi statali competenti, con i quali è in continuo contatto.
Solo quando la documentazione sarà ritenuta completa e corretta il Ministero dell’Ambiente, come Autorità competente, procederà all’approvazione di questo aggiornamento.
Tutte le restanti opere - consistenti nella realizzazione dell’intera galleria e dei tratti a nord delle opere di parte A - e quindi tutte le opere che interesseranno anche l’area contaminata della Carbochimica – Sloi (cosiddetto SIN) e l’area nord dello Scalo Filzi, posta sotto sequestro - non sono invece oggetto di questi Piani, ma saranno inserite in un Piano di utilizzo delle opere di parte B che al momento in fase di redazione da parte di RFI.
 
Quindi, allo stato attuale, le aree del SIN e quelle poste sotto sequestro probatorio non sono interessate dal Piano di cui si tratta (di parte A) e, conseguentemente, in questa fase, da lavori di movimentazione terra connessi all’opera di bypass, né da qualsiasi altra attività eccetto quelle di monitoraggio e di analisi, condotte da parte dell’APPA in raccordo con il NOE e con l’Autorità giudiziaria.
Nel merito della situazione dei terreni interessati da questa proposta di aggiornamento del Piano, si evidenzia che la parte dello Scalo Filzi coinvolta (imbocco di parte A), presenta terreni che non necessitano di essere bonificati, ma che possono essere destinati a siti autorizzati a riceverli in relazione alla loro classificazione.
Non sussistono, pertanto, pericoli per la popolazione legati alla movimentazione, trasporto e/o deposito in cumuli di tale materiale.
Anche in merito alla falda, si fa presente che il progetto prevede una gestione delle acque come rifiuto ed il loro trattamento presso ditte autorizzate.
 
Si precisa, inoltre, che le attività di indagine ambientale condotta da RFI a supporto del progetto di bypass, richieste da APPA, sono state condotte in contraddittorio con la stessa Agenzia che ne ha validato gli esiti, dopo aver preventivamente verificato i protocolli analitici, le modalità di caratterizzazione e di misura dei laboratori ed i punti di sondaggio preliminari alla progettazione.
APPA è stata presente a tutti i campionamenti tenutisi tra luglio 2023 e febbraio 2024, controllando le operazioni ed effettuando contro analisi su una grande percentuale dei campioni prelevati.
 
Infine, si chiarisce che, ad oggi, per tutto quanto sopra rappresentato, i siti di destino finale dove portare i terreni scavati nelle opere di imbocco di parte A sono quelli elencati nel Piano approvato nel marzo 2024 e che sono in possesso di un progetto di ripristino autorizzato, secondo il quale sussiste la coerenza con la tipologia di materiale e con le tempistiche delle fasi di scavo e ripristino (nell’ambito del territorio provinciale nel predetto Piano è stata individuata solo la cava Sabonè/Chiesurone nel Comune di Ala).
Invece, tutti i nuovi siti di destino finale elencati nella proposta di aggiornamento al Piano, prima di ricevere i materiali provenienti dagli scavi delle opere di imbocco, dovranno dotarsi di un progetto autorizzato che ne preveda la coerenza del riempimento con le fasi di scavo e con la tipologia di materiale.
 
Al momento, la sistemazione presso la località Acquaviva, la cava Camparta, la discarica Val Camino e altri siti riportati nella proposta di aggiornamento di Piano non sono dotati di tale progetto autorizzato.
«In termini generali – richiama l’assessore all’ambiente Giulia Zanotelli – APPA ha assicurato e continuerà ad assicurare un ruolo di terzietà, per garantire il rispetto delle norme e la tutela di ambiente e cittadini, seguendo, con specifico riferimento a questo importante progetto, tutte le fasi preliminari e quelle realizzative, sia sul piano documentale, procedimentale e dei controlli, sia dal punto di vista tecnico – operativo.»

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