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Trento, riqualificazione Palazzo delle Poste: ecco il progetto

L’accordo urbanistico prevede residenze al secondo piano e sottotetto mentre piano terra, mezzanino e primo piano funzioni aperte al pubblico. All'interno i rendering

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Il piano terra pensato come spazio permeabile, di accoglienza e socializzazione, con l’ufficio postale e le funzioni commerciali.
Il primo piano e il piano ammezzato totalmente dedicati al co-working mentre il secondo piano e il sottotetto riservati alla funzione residenziale.
Così si configurerà Palazzo delle Poste dopo l’intervento di riqualificazione e restauro svelato oggi a Palazzo Geremia.
La progettazione è a cura del gruppo composto dall’architetto Jacopo della Fontana (Dzu), dall’architetto Alberto Winterle (W+W) e dall’ingegner Sergio Sciarini (Esa Engineering).
 
La presentazione del progetto da parte di Europa Gestioni immobiliari, società del gruppo Poste italiane, rappresentata oggi dall’amministratore delegato Alberto Panfilo, è l’approdo di un lungo percorso iniziato nell’aprile 2015 quando la Giunta comunale di allora approva uno schema di accordo poi formalizzato nell’ottobre dello stesso anno: si tratta dell'accordo preliminare pubblico – privato tra la Provincia Autonoma di Trento, il Comune di Trento e la Società Europa Gestioni Immobiliari spa.
 
Nel luglio dell’anno seguente il Consiglio comunale adotta la variante al piano di regolatore conseguente all'accordo urbanistico, approvando contestualmente lo schema di convenzione.
A ottobre 2016 il Consiglio comunale adotta la variante in via definitiva, che poi sarà approvata dalla Giunta provinciale.



Si arriva così al luglio 2017 quando la convenzione tra il Comune di Trento e la Società Europa Gestioni Immobiliare spa viene formalizzata e sottoscritta nella forma di atto pubblico amministrativo.
 
La convenzione mira al recupero dell'edificio storico e del suo utilizzo con funzioni miste, prevalentemente aperte al pubblico.
A seguito della variante al piano regolatore le destinazioni funzionali sono quelle previste per gli insediamenti storici con le relative indicazioni dimensionali.
In particolare sono possibili il commercio al dettaglio, bar, ristoranti, uffici e residenza. La residenza è consentita limitatamente al secondo piano e al sottotetto, mentre il piano terra, il mezzanino e il primo piano sono destinati a funzioni fruibili dalla cittadinanza (commercio al dettaglio, bar, ristoranti, uffici).
 
Sul progetto edilizio di restauro dell'edificio e sulla ridistribuzione degli spazi interni è in corso un confronto con la Soprintendenza per i beni culturali.
Contestualmente ai lavori sull'immobile e in ogni caso prima e al fine di ottenere la certificazione di agibilità, la proprietà si è impegnata a realizzare, a propria cura e spese, il rifacimento delle pavimentazioni stradali di via Mantova e via Santa Trinità di fronte all’edificio.
 

 
 Il raffinato palazzo azzurro e decorato di Angiolo Mazzoni  
Il Palazzo delle Poste di Trento (1929-1934) è opera del fiorentino Angiolo Mazzoni, celebre ingegnere e architetto che fu uno dei maggiori progettisti di edifici pubblici, stazioni ferroviarie e uffici postali della prima metà del XX secolo.
A Trento, sua è anche la Stazione ferroviaria. Il Palazzo delle Poste fu eretto in piazza Alessandro Vittoria sull'area precedentemente occupata dal rinascimentale Palazzo dei baroni a Prato, signori di Segonzano, che fu distrutto da un incendio il 13 dicembre 1845 e che fu poi sostituito, ad opera dell’austriaco Friedrich Setz, dal palazzo delle Poste imperial-regie in rigoroso stile austro-ungarico, anch’esso demolito.
 
Nell'attuale palazzo, autentica espressione dello stile razionalista, furono inglobate alcune parti dei precedenti edifici tra cui il portale del 1512 su via Santa Trinità, alcune arcate del portico colonnato del cortile ed una trifora con capitelli ionici.
Degli arredi interni rimane ancora un prestigioso caminetto modanato che si può ammirare presso Castel Thun, in Val di Non.
Per la costruzione del Palazzo delle Poste Angiolo Mazzoni fece ampio uso di materiale locale come il porfido ocra di Predazzo (per la cassetta delle lettere), il marmo giallo di Mori (gradini dello scalone) e il calcare bianco di Pila (lesene diamantate esterne).
 
Le facciate esterne erano originariamente intonacate di color azzurro sabaudo, simbolo dell'italianità di Trento.
Molti gli artisti che lavorarono alla decorazione del Palazzo: il bellissimo affresco entro il portico su via Santa Trinità intitolato «Il ricevimento dei tre cardinali nel Palazzo a Prato ai tempi del Concilio» è di Luigi Bonazza, Gino Pancheri, Enrico Prampolini e Fortunato Depero realizzarono invece numerosi affreschi interni al secondo piano e le splendide vetrate policrome, andate purtroppo in gran parte perdute.
Il San Cristoforo visibile in una nicchia nel lato sud del palazzo è dello scultore Stefano Zuech che realizzò anche il San Vigilio, ora in Piazza d'Arogno nei pressi del Duomo. (dal sito del Fai)

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