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Sonda Rosetta: il fantastico «accometaggio» è riuscito

Il tecnico: «Lander Philae, vuoi provare a stendere le gambe?» – Il modulo: «Grazie! Erano 10 anni che stavo in questa posizione»

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 L’incredibile di questa fantastica storia è che l’avventura è cominciata 10 anni fa, con la tecnologia di 10 anni fa. Certamente superata per definizione.
Ma l’aspetto umano è il più importante: fare un esperimento che dura 10 anni significa proprio credere nel futuro. Gente che non vuole i risultati subito e che potrebbe non raccogliere mai.
Significa farlo perché va fatto, indipendente dalle proprie aspirazioni personali.
Nel sottotitolo abbiamo riportato la bellissima sceneggiata del dialogo immaginario (ma pronunciato per il pubblico) tra il capo progetto e il modulo che deve andare sulla cometa.
Il senso positivo dell’umorismo serve per dare dimensione umana a eventi che sembrano usciti dalla mente di scrittori di fantascienza.  
Che, a ben vedere, non andavano molto lontani dalla realtà…

Dopo un corteggiamento durato 10 lunghi anni, ma progettato da quattro lustri e prolungatosi per oltre sei miliardi di chilometri nel nostro sistema solare, il grande giorno è finalmente arrivato e la missione Rosetta ha raggiunto il più ambizioso e spettacolare dei suoi obbiettivi.
Alle 17:03, ora italiana, il centro di controllo ESA-ESOC di Darmstadt ha reso noto che il lander Philae - rilasciato dalla sonda sette ore prima - è atterrato sul nucleo della cometa 67/P Churyumov-Gerasimenko, segnando un primato senza precedenti nella storia dell’esplorazione spaziale.
All’annuncio, dato in diretta dal responsabile delle operazioni di volo Andrea Accomazzo in collegamento video con l’evento svoltosi alla sede dell’Agenzia Spaziale Italiana, la lunga attesa si è liberata in un grande applauso, che ha salutato «l’accometaggio» da tutta Europa, a partire da Roma e Darmstadt.
«Un piccolo balzo per un robot, ma un grande salto in avanti per tutta l’umanità» – ha commentato a caldo, proprio dal centro ESOC-ESA, il presidente dell’ASI Roberto Battiston, richiamando alla memoria la celebre affermazione di Neil Armstrong quando il 20 luglio del 1969 mise piede sulla Luna. – Come nel passato, come ai tempi di Newton o Galileo questo grande passo l’ha fatto l’Europa, la vecchia Europa. E il nostro paese ha dato un contributo straordinario.»
 
Intanto la notizia faceva il giro del mondo e, proprio da Roma, è arrivato un tweet del capo del governo subito ribattuto dalle agenzie.
«Un giorno storico – ha scritto il premier Matteo Renzi – dobbiamo essere orgogliosi che la tecnologia italiana abbia contribuito a portare la missione Rosetta dell'Agenzia Spaziale Europea fin laggiù.»
«Laggiù» è la piccola porzione della piccola cometa (4 km di diametro in tutto) scelta come sito per l’atterraggio e battezzata «Agilkia» da un concorso internazionale, dal nome dell’isola sul Nilo dove furono trasferiti i reperti dei templi di Philae dopo la costruzione della diga di Assuan.
Tutti i nomi di questa storia sono fortemente evocativi e si richiamano alla stele (Rosetta) e alle iscrizioni sugli obelischi (rinvenuti a Philae) che permisero di decodificare i gerognifici egizi: la suggestione, naturalmente, è decifrare attraverso l’analisi delle rilevazioni su 67/P il linguaggio, e le origini, del nostro sistema solare e della vita sulla Terra.
 
«Il grande problema dei successi – ha dichiarato da Darmstadt il direttore generale dell’ESA Jean-Jacques Dordain – è che sembrano facili, dopo. Mentre invece i successi non cascano affatto dal cielo, ma dal lavoro, dall’esperienza, dalla professionalità.
«Dietro il successo di Rosetta c’è il grande e lungo lavoro di cooperazione di 20 paesi europei. Noi europei – ha concluso – siamo i primi ad aver fatto questo. E lo saremo per sempre.»
«Rosetta è un passo fondamentale per la scienza e la tecnologia paragonabile a quello fatto con lo sbarco sulla Luna, – ha spiegato davanti alla platea dell’auditorium della sede ASI Raffaele Mugnuolo, che per l’Agenzia Spaziale Italiana ha seguito la missione fin dal suo concepimento agli inizi degli anni ’90. – Ci ha insegnato che bisogna avere coraggio di pensare cose visionarie, sognare e immaginare nuove sfide.
«Ed è incredibile pensare che il tutto sia stato fatto con tecnologie di oltre 20 anni fa, oggi considerate vecchie.»
«Ho sempre sognato di trovarmi alla nascita di un mito – ha detto ancora Battiston – e qui con Philae e Rosetta ci sono. Questo è il grande risultato di una grande collaborazione, la clamorosa dimostrazione di come un'idea nata 20 anni fa si sia potuta sviluppare.»
Un cammino nel quale l'ASI, e l’Italia, ha sempre giocato un ruolo di primo piano. Rosetta è infatti una complessa missione europea - che ha coinvolto circa 20 nazioni - e uno dei principali ruoli è stato ricoperto dall'Italia, grazie al contributo fondamentale di molti ricercatori e progettisti. Tra questi, il ricordo di tutti è andato ad Angioletta Coradini, scomparsa prematuramente tre anni fa.
 
Dei 21 strumenti a bordo su Rosetta e il lander Philae, ben quattro sono sotto la responsabilità italiana.
Si tratta di Virtis (Visual InfraRed and Thermal Imaging Spectrometer) il cui responsabile scientifico è Fabrizio Capaccioni dell'Istituto di Planetologia e Astrofisica Spaziale dell'Istituto Nazionale di Astrofisica (Iaps-Infn), Giada (Grain Impact Analyser and Dust Accumulator) con Alessandra Rotundi dell'Università "Parthenope" di Napoli e la Wac (Wide Angle Camera) con Cesare Barbieri dell'Università di Padova.
A bordo del lander è italiano il sistema di acquisizione e distribuzione dei campioni (Sd2), realizzato da Selex Es sotto la responsabilità scientifica di Amalia Ercoli Finzi del Politecnico di Milano, ed il sottosistema dei pannelli solari, con il Politecnico di Milano.
«Il nostro compito – ha detto la professoressa Amalia Ercoli-Finzi – è raccogliere i campioni, quindi con una velocità bassissima, impiegheremo circa una paio d'ore per raggiungere il suolo cometario, dobbiamo raccogliere i campioni, portarli al livello del suolo da una profondità di 20 centimetri e poi consegnarli ai vari fornetti dove verranno scaldati e i vari strumenti potranno leggere la composizione.»
 
«Ma il successo di oggi è solo l'inizio – ha sottolineato Battiston, rivolgendo il pensiero alla nuova sfida europea della missione Exomars. – L'avventura scientifica sta per cominciare e Philae continuerà a lavorare per alcune settimane. Dopodichè, quando Rosetta comincerà ad avvicinarsi al Sole, il lander non sarà più in grado di funzionare e continuerà ad attraversare il Sistema Solare ancorato alla sua cometa.
«Fin da ora, però, la missione è un successo, è una missione per tutti coloro che hanno un sogno e che guardano al futuro. Siamo orgogliosi – ha concluso Battiston – di partecipare a questa impresa straordinaria.»

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