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«Col sole in fronte» una storia coraggio e dignità

Venerdì 5 febbraio al teatro di Nago, per la Stagione di prosa dei Comuni di Arco, Riva del Garda e Nago-Torbole

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È la storia di Rita Rosani (Trieste, 20 novembre 1920 – Monte Comun, 17 settembre 1944), maestra elementare, medaglia al valore militare nella Seconda Guerra Mondiale: un’avventura di coraggio e dignità conclusa tragicamente.
Ideata e scritta da Paolo Ragno, adattata da Franco Manzini e musicata ed eseguita dai Regina Mab.

«Col sole in fronte. La storia di Rita Rosani, donna coraggiosa» va in scena venerdì 5 febbraio al teatro di Nago, per la Stagione di prosa 2015-2016 dei Comuni di Arco, Riva del Garda e Nago-Torbole.
Regia di Franco Manzini; in repertorio brani originali, composti appositamente, e cover scelte ad hoc, da Gaber ai Massive Attack. L'inizio è alle ore 21.
 
Esistono palazzi, vie, piazze delle nostre città con un nome e un cognome.
Molto spesso, di quei nomi e cognomi non sappiamo assolutamente nulla.
Nomi, ma spesso privi di un volto, di una storia, di una biografia. Rita Rosani è uno di quei nomi. Letti, scritti e nominati chissà quante volte.
Eppure eccola qua la sua storia che in qualche maniera ha a che fare con la nostra, con l’oggi e il qui.
Una donna coraggiosa in un momento storico tragico. Una donna integra, integralista ma non priva d’amore e dolcezza.
 

 
La famiglia ebrea, il cui cognome originario era Rosenzweig, si è trasferita in Italia dalla Cecoslovacchia. Lei insegna nella scuola elementare ebraica a Trieste, nel 1938 anche lei viene toccata dalle leggi razziali, lei e la famiglia pur perseguitati come tutti gli ebrei, non lasciano Trieste.
Dopo l'8 settembre, convince però i familiari a trovar rifugio in un paesino del Friuli, salvandoli in questo modo dalla deportazione.
Decide di entrare nel movimento resistenziale, prima in attività clandestine a Portogruaro, poi passa a Verona dove è attiva nell'organizzazione dei collegamenti tra formazioni partigiane.
Fonda la banda «Aquila», composta compresa lei da quattro partigiani, e combatte per mesi in Valpolicella e nella zona di Zevio; dopo un anno di attività, i partigiani sono diventati quindici, la loro base è una baita sul monte Comun.
 
È qui che vengono accerchiati e, durante un rastrellamento, all'invito dei compagni di fuggire mentre loro creano un diversivo, lei risponde; «Vuialtri g'avì voia de scherzare», e si getta in prima fila nella mischia. Viene colpita e catturata.
È uccisa da un sottotenente della Guardia nazionale repubblicana con un colpo alla testa.
Nel processo che s'è tenuto nel 1945 l'ufficiale viene condannato a vent'anni di carcere, ma liberato poco dopo.
Nello spettacolo: Michele Perazzoli (basso acustico), Nicola Tonin (chitarra acustica e cori), Matteo Micheloni (batteria e cori), Gabriele Gabrizio Giuliani (chitarra, voce recitante e cori) e Franco Manzini (voce e reading).

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