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Gli auguri dell’Arcivescovo Bressan a Trentini e immigrati

«Frohe Weinachten! Merry Christmas! Buenas Fiestas de Navidad! Boas Festas de Nadal! Que l’Enfant Jésus nous donne d’être constructeurs de paix!»

Il vescovo di Trento, mons. Luigi Bressan, ha pronunciato un’omelia che prende spunto dalle parole di Papa Francesco, esprimendo la propria soggettività sulle problematiche del mondo di oggi, invocando la fede per aiutare l’uomo e dargli la luce senza la quale non può trovare la via della pace.
Di seguito il testo dell’omelia pronunciata dal vescovo di Trento la Notte di Natale 2015.

 Dio non teme le tenebre 
Che ci sia bisogno di luce per comprendere le vie giuste da seguire ce lo dice anche la storia recente. E’ sembrato bene all’occidente abbattere i dittatori in Iraq e Libia, ma la situazione per quelle stesse popolazioni è ora ben peggiore.
La tecnologia militare è progredita in modo impressionante, ma non assicura la tranquillità nemmeno nelle nostre città, come testimoniano i fatti di Parigi. Lo sviluppo economico non ha portato felicità e molti sono i disoccupati, oltre che provocare gravi squilibri ambientali.
Come dobbiamo stare nel mondo? Si pensava che la costituzione di un’Europa Unita e l’abbattimento del muro di Berlino portassero a un sereno progressivo benessere; ma non è questa la realtà.
A tutto ciò si aggiungono i cambiamenti tecnologici rapidissimi, un accavallarsi di proposte e idee senza tempi di discernimento, un terrorismo che in modo assurdo pretende di richiamarsi a Dio.
 
Quale via seguire dunque? Lasciar andare tutto a catafascio, avendo constatato il fallimento di tanti tentativi?
Dopo la seconda guerra mondiale si sono proclamati i diritti fondamentali dell’uomo, ma senza esprimere una base oggettiva assoluta; e oggi, dopo aver respinto Dio che ne è all’origine, la gran parte della cultura non sa più chi veramente sia uomo: quando abbia inizio e termine, se sempre abbia valore e dignità, se sia soltanto un ente produttore.
Lo smarrimento va oltre, poiché molti vivono senza un progetto e un senso di vita e il disagio psichico è diffuso, con conseguenze anche letali. Anche noi siamo avvolti dalle tenebre, anche in senso etico, sociale, intellettuale.
Pochi si sentono riconoscenti a Dio per il dono della vita, isolandosi in un freddo tecnicismo, e troppi ritengono che tutto termini con la morte, riducendo l’esistenza ai decenni se non anni di vita terrena, malgrado l’anelito del cuore umano all’ eternità.
 
Non erano serene le condizioni di vita nella Palestina di duemila anni fa.
I Romani era abili nell’organizzazione, ma pur sempre colonizzatori interessati a tirare vantaggi soprattutto per sé e per l’impero; l’amministrazione pubblica era corrotta, il potere politico conteso con ribellioni e soppressioni, diviso tra i rappresentanti di Roma, il crudele re Erode, le correnti indipendentiste.
Eppure Gesù venne in quella situazione e nasce per noi oggi.
 
 Natale l’incontro di Dio con l’uomo 
«Natale – ha dichiarato papa Francesco – non è soltanto una ricorrenza temporale, oppure un ricordo di una cosa bella. Il Natale è di più: noi andiamo per questa strada per incontrare il Signore… Incontrarlo col cuore, con la vita; incontrarlo vivente, come Lui è; incontrarlo con fede. Ma occorre avere il cuore aperto.»
Non siamo qui per un gesto formale, ma perché crediamo che il Signore viene anche oggi per noi; e noi abbiamo bisogno di Lui.
Come afferma il Vangelo di oggi, il Verbo che era Dio si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; è una condivisione che dura nei secoli e che Lo rende sempre disponibile a portare la luce a coloro che si aprono a Lui.
Egli è irradiazione della gloria di Dio e impronta del suo stesso essere. E’ la luce che splende nelle tenebre, anche di fronte alla complessità della vita odierna e alle incertezze del come procedere e di che tipo di umanità intendiamo sviluppare. In un momento di crisi delle stesse filosofie con il predominio di un pensiero fluido e breve, Gesù è Via, Verità e Vita.

 Contemplare la misericordia di Dio 
Tanti addobbi esterni possono aiutare a scoprire meglio la grandezza dell’evento che celebriamo; non vorrei demonizzarli. Ma vi è un forte pericolo che iniziare oltre un mese prima, un eccesso di sfarzo di colori, di suoni, di pacchi consumistici e di proposte di vacanze rischiano altamente di far dimenticare il centro e la ragione del Natale.
Come cristiani vogliamo soffermarci a meditare l’immensa misericordia di Dio. Egli rompendo gli schemi di un giudizio diffuso si è mostrato un Dio sensibile, anzi tenero, che ha voluto nascere povero e fragile, senza alcuna protezione sociale, perché non lo considerassimo un privilegiato.
Non si è incarnato per esaltare la sua magnificenza, ma unicamente per la nostra salvezza, perché i popoli divisi fossero riuniti in un sola famiglia e ogni persona potesse realizzare pienamente la propria esistenza.
Scriveva sant’Agostino, già 1600 anni fa, «Avendo un Figlio unigenito, Dio l’ha fatto figlio dell’uomo, e così viceversa ha reso il figlio dell’uomo figlio di Dio» (Disc. 185).
«È questa la grande dignità che il Natale ci porta ed è giusto lasciarci commuovere di fronte a un Presepe ed è doveroso prendere del tempo per contemplare nell’intimo di noi il mistero di comunione di Dio con l’uomo.
 
 Diventare costruttori di pace 
Il Natale è quindi fonte di coraggio, pur nei momenti di oscurità e in questa «terza guerra mondiale a pezzi», tra varie forme di egoismo, di corruzione, di violenza nelle stesse famiglie e nelle nazioni. Se sperimentiamo la gioia del Natale è per saperci impegnare nel costruire un mondo migliore, più fraterno, più vicino alla proposta del Signore.
Poiché Dio stesso ha voluto stabilire un rapporto con noi, siamo aiutati e invitati a seguirne l’esempio favorendo le relazioni fraterne tra gli uomini, a cerarne di nuove, a far fiorire sentimenti di gratitudine per il dono delle fede e il bene che incontriamo attorno a noi, favorire ogni gesto di bontà, senza paura di scarificarci noi stessi per una pace vera, per il perdono reciproco, per una qualità migliore di vita degli altri. Sarà questo il nostro più bel regalo di Natale.
Oltre che di gioia la Festa odierna infatti è messaggera di pace, perché Dio ama gli uomini e quindi noi non possiamo ripiegarci su noi stessi individualisticamente, né esaltare la violenza, sia pure nelle commemorazioni di una guerra mondiale, o chiuderci davanti alle situazioni dolorose delle famiglie ferite, dei disoccupati di oggi, dei profughi, dei rifugiati. La pace è dono, ma è appello ad apportarvi la nostra parte, vincendo l’indifferenza, l’egoismo personale e l’etnocentrismo comunitario.
 
Il Presepe, con la varietà delle sue forme espressive ma anche delle persone che vi partecipano esprime e rafforza l’universalità del messaggio del Natale.
Del resto Gesù, pur avendo subito l’affronto del non trovare un’accoglienza, ricevette tra i primi visitatori quei pastori che erano emarginati e giudicati impuri, e poi i Magi, stranieri che venivano da lontano.
Attraverso i saluti e gli auguri anche in altre lingue vogliamo rinsaldale il a nostro essere un’unica famiglia stabilita da Cristo., ricordando anzitutto i nostri emigrati trentini nel mondo e gli immigrati tra noi.
«Frohe Weinachten! Merry Christmas! Buenas Fiestas de Navidad! Boas Festas de Nadal! Que l’Enfant Jésus nous donne d’être constructeurs de paix!»

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