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Il Papa: «Si ponga fine al dramma umanitario nel nord dell'Iraq»

E il Mondo civile intervenga per porre fine all'eterno delitto contro l’umanità: la libertà di religione è uno dei diritti fondamentali dell'uomo

Il Santo Padre segue con viva preoccupazione le drammatiche notizie che giungono dal nord dell'Iraq e che interessano popolazioni inermi.
Particolarmente colpite sono le Comunità cristiane: è un Popolo in fuga dai propri villaggi a causa della violenza che in questi giorni sta imperversando e sconvolgendo la regione.
Durante la preghiera dell'Angelus, lo scorso 20 luglio, Papa Francesco aveva esclamato con dolore: «i nostri fratelli sono perseguitati, sono cacciati via, devono lasciare le loro case senza avere la possibilità di portare niente con loro».
«A queste famiglie e a queste persone voglio esprimere la mia vicinanza e la mia costante preghiera. Carissimi fratelli e sorelle tanto perseguitati, io so quanto soffrite, io so che siete spogliati di tutto.
«Sono con voi nella fede in Colui che ha vinto il male!.»
 
Alla luce degli angosciosi eventi che non accennano a diminuire, il Santo Padre rinnova la sua vicinanza spirituale a quanti stanno attraversando questa dolorosissima prova e si unisce agli appelli accorati dei Vescovi locali, chiedendo, insieme a loro e per le loro Comunità tribolate, che salga incessante da tutta la Chiesa una preghiera corale per invocare dallo Spirito Santo il dono della pace.
Sua Santità rivolge inoltre il suo pressante appello alla Comunità Internazionale affinché, attivandosi per porre fine al dramma umanitario in atto, ci si adoperi per proteggere quanti sono interessati o minacciati dalla violenza e per assicurare gli aiuti necessari, soprattutto quelli più urgenti, a così tanti sfollati, la cui sorte dipende dalla solidarietà altrui.
Il Papa fa appello alla coscienza di tutti e ad ogni credente egli ripete: «Il Dio della pace susciti in tutti un autentico desiderio di dialogo e di riconciliazione».
La violenza non si vince con la violenza. La violenza si vince con la pace! Preghiamo in silenzio, chiedendo la pace; tutti, in silenzio.... Maria Regina della pace, prega per noi!»
 
Fin qui la parola del Papa, al quale va tutta la nostra stima per la coerenza con cui invita a evitare la violenza per combattere la violenza.
Ma a questo punto ci vogliono risultati. E se gli Stati Uniti volessero effettuare un'azione militare contro i jihadisti dello Stato Islamico in Iraq («limitata», ovvero senza l'invio di soldati sul terreno), non ci resterebbe che approvarla in pieno.
In Iraq potrebbe verificarsi una catastrofe umanitaria di proporzioni bibliche dovuta a motivi religiosi.
Al momento si parla di 40.000 sfollati appartenenti a minoranze religiose, bloccati sui monti Sinjar. Ma potrebbero essere circa 100.000 i cristiani in fuga di fronte all'offensiva dei jihadisti. Scappati per salvarsi, senza portarsi via nulla, sperando solo di raggiungere il Kurdistan.
Il patriarca di Babilonia dei Caldei, Louis Raphael Sako, ha lanciato un appello «a tutte le persone di buona volontà», ma in particolare all'Onu e all'Unione europea e alle organizzazioni umanitarie perché si intervenga per scongiurare un genocidio.

La libertà religiosa è uno dei valori fondamentali insiti nella natura umana. Violarla è un delitto contro l’Umanità.
Ora non resta che vedere se ci saranno uomini di buona volontà, oppure se il Mondo Occidentale continuerà a girarsi dall’altra parte. 

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