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Sul palco del Teatro Zandonai il dramma della Shoah

Venerdì 26 gennaio in scena un progetto che vede coinvolto il mondo della scuola e sabato 27 l’adattamento da Primo Levi di e con il roveretano Giovanni Vettorazzo

L’Amministrazione comunale, nella programmazione delle commemorazioni per la Giornata della Memoria 2024, ha puntato in particolare sugli spettacoli teatrali per coinvolgere la cittadinanza e soprattutto le generazioni più giovani nella riflessione di quello che fu la tragedia dell’Olocausto perché, come recita il sottotitolo che si è scelto di stampare sui programmi in distribuzione, «Ieri come oggi, l’indifferenza è complicità».
Si parte con mercoledì 24 gennaio alle ore 17.30 presso la Sala Fondazione Caritro in piazza Rosmini con la conferenza «Fare musica a Terezín», incontro propedeutico allo spettacolo teatrale di venerdì 26.

Con Maria De Stefani, docente della Civica Scuola Musicale «R. Zandonai» e Renato Morelli, musicista ed etnomusicologo, a cura del Laboratorio di Storia di Rovereto, si esplorerà la ricca tradizione musicale del campo di Terezín, dimostrando come l'arte possa essere un mezzo di resistenza e speranza.
Venerdì 26 gennaio presso il Teatro Zandonai, va in scena «Vivere a Terezin» grazie al Laboratorio di Storia di Rovereto che ne ha curato la drammaturgia e del laboratorio teatrale studentesco con gli allievi che diventano attori della Civica Scuola Musicale R. Zandonai e Collettivo Clochart, per la regia Michele Comite.
 
Nel progetto sono stati infatti coinvolti gli Istituti scolastici superiori cittadini e per i docenti è stato organizzato anche un corso di formazione in preparazione alle commemorazioni per la Giornata della Memoria.
Due gli appuntamenti nella stessa giornata: ad ore 10.00 spettacolo riservato alle scuole (già esaurito) e alle 20.30 per tutti, con ingresso libero e gratuito fino ad esaurimento posti, il teatro aprirà a partire dalle ore 20.00.
«Se laggiù organizzano persino dei concerti, non può essere poi tanto male» sono parole di Alice Herz-Sommer, la pianista che assieme ad altri artisti lì fu internata.
 
Il campo di Theresienstadt, in ceco Terezin, a 60 chilometri da Praga, venne utilizzato tra il 1941 e il 1945 come campo di transito verso i campi di sterminio per gli ebrei che provenivano da Cecoslovacchia, Germania e Austria. Nel campo erano deportati soprattutto gli ebrei ritenuti «non utili», quindi anziani ma anche intellettuali e artisti.
Il testo teatrale racconta, attraverso le testimonianze della pianista Alice Herz-Sommer, della danzatrice Helen Lewis, del giovanissimo caporedattore della rivista «Vedem» Petr Ginz e della bambina Helga Weiss l'esperienza da loro vissuta in questo particolare campo di concentramento, che aveva il compito di rappresentare, per la propaganda nazista, il volto «bello» e presentabile del potere: «la città che Hitler regalò agli ebrei», dove ad intellettuali e artisti della Mitteleuropa, veniva fatto credere che potevano continuare ad esprimersi creando nuove opere.
 
Ma artisti ed esecutori sono dilaniati dal conflitto interiore tra l'esprimere la loro arte, bene universale e di tutti, e l'obbedire e dare piacere ai loro torturatori. Suonare o danzare diventa però anche un modo per «resistere» ai loro aguzzini, un mezzo di ribellione e speranza per sopravvivere e per dare, nonostante tutto, un piccolo momento di gioia ai compagni di prigionia. Ad esempio l'operetta per bambini «Brundibar» di Hans Krása, nata nel campo, viene messa in scena 55 volte tra il 1943 e il 1944. Ma dalla fine di settembre 1944 si abbandonò ogni finzione propagandistica e Terezin tornò alla sua unica funzione di campo di internamento e deportazione, anticamera di Auschwitz.
 
Oltre 33 mila persone morirono di malnutrizione e malattia. 85 mila furono deportate nei campi di sterminio. Solo un migliaio dei 15 mila bambini transitati dal campo sopravvissero.
Sabato 27 gennaio, alle ore 16.00 in piazzale Orsi è anche prevista la deposizione di una corona di alloro al monumento agli Ex Internati, per onorare la memoria delle innumerevoli vittime dei campi di concentramento. Saranno presenti le autorità alla solenne e tradizionale cerimonia.
 
La sera stessa di sabato 27 gennaio ad ore 20.30 presso il Teatro Zandonai ancora uno spettacolo teatrale, per ricordare la tragedia della Shoah con Giovanni Vettorazzo, riconosciuto attore, roveretano di nascita, che ritorna nella sua città per omaggiarla con un adattamento teatrale di grande impatto emotivo.
Si tratta di «Vanadio», testo tratto da Primo Levi con l’adattamento e la regia di Giovanni Vettorazzo che ne è anche il protagonista.
 
«Vanadio» è un racconto che Primo Levi scrisse nel 1967, fa parte di un’antologia di 10 racconti e due poesie uscita da Einaudi nel 2022, e si basa su una vicenda reale: un chimico tedesco con cui l’autore intratteneva una relazione epistolare per ragioni di lavoro legate al suo ruolo di direttore tecnico di un’azienda chimica italiana, era stato un funzionario incontrato ad Auschwitz. Lo spunto da cui parte il racconto è la fornitura, effettuata da una ditta tedesca, di una partita di vernice difettosa. Lentamente, con una tensione in crescendo e un finale a sorpresa, si arriva invece ad Auschwitz, ad un «faccia a faccia» con uno dei funzionari che erano là, nel «lager».
 
L’ingresso è libero e gratuito fino ad esaurimento posti, il teatro aprirà alle ore 20.00.
L’Amministrazione comunale invita tutta la cittadinanza a partecipare e a contribuire a queste importanti occasioni di riflessione con l’auspicio che il ricordo non si esaurisca nella sola giornata dedicata alla Memoria ma queste iniziative siano da stimolo per conoscere ed essere coscienti di questa terribile pagina di storia, per non dimenticare oltre alle vittime delle persecuzioni e delle leggi razziali, anche chi ebbe allora il coraggio di opporvisi a rischio della propria vita.

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