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La caduta degli dei – Di Cesare Scotoni

È finito il tempo del «Cambiare Tutto perché Tutto resti come prima»

Quando il G7 pugliese regalò al mondo la plastica immagine di come la Leadership occidentale fosse prigioniera della debolezza della Presidenza Biden, acuita dai compromessi che ne avevano permesso il concretizzarsi, quel proscenio vedeva i vertici di Francia, Germania, Gran Bretagna e Canada nel momento peggiore della propria vicenda politica.
Troppi si lasciarono affascinare dal sole del Salento e non vollero udire quelle note del «Götterdämmerung» (Il Crepuscolo degli dei) di Wagner che accompagnavano l’imbarazzo di Ursula Von der Leyen ed Emanuel Macron nel mentre Giorgia Meloni rincorreva uno smarrito Joe Biden che caracollava sui prati di Borgo Egnazia cercando con lo sguardo la familiare sagoma della Casa Bianca.
 
Il Vincitore della II Guerra Mondiale, che aveva fatto dei nemici sconfitti degli Alleati, per garantire al Dollaro un Mercato e delle truppe, nella sua contingente fragilità era comunque più forte delle economie che fino al 2023 vantavano di rappresentare il PIL di metà del mondo.
Le quali, con la sfida dell’Euro avevano pensato di ritagliarsi uno spazio nella sfida globale, senza avere le armi per difendere la propria moneta.
Da quel giorno di giugno il franco svizzero tornò di moda e in tanti decisero che i 4 o 5 mesi che separavano il mondo dallo scoprire chi avrebbe sostituito Joe «Sleepy» Biden alla Casa Bianca andavano sfruttati appieno, visto che metà della NATO faceva i conti con gli errori inanellati in Ucraina dopo gli Accordi di Minsk del 2015 e che gli Accordi di Abramo del 2020 si proponevano un cambio di paradigma sull’intera questione di Israele e archiviavano il fallimentare percorso portato avanti per decenni sotto lo slogan «Due Popoli, Due Stati».
 
Lo stesso Iran, aiutato in questo da una Russia la cui lingua è quella più diffusa in Israele, ripensò venti anni di politiche costruite sui Guardiani della Rivoluzione, i rapporti con Hezbollah e il supporto ad Hamas e con l’ausilio del Mossad, vide da subito di indebolire consolidate quanto compromettenti relazioni.
Mentre in Europa si votava per un Parlamento di Strasburgo in cui i rapporti di forza non sono più quelli cui ci si era abituati e le debolezze di quei leaders già deboli al G7 vengono sottolineate ad ogni scadenza elettorale.

Ed ecco l’accelerazione, sulle cui ragioni pochi hanno dei dubbi. Israele che, con il placet dei molti vicini, per primo l’Egitto, toglie competitori ad un’Autorità Palestinese che ha pienamente compreso i propri limiti e le proprie prospettive, mentre con operazioni «mirate» aiuta l’Iran nel proprio percorso per rinnovare la propria leadership ed uscire dall’angolo delle Relazioni Internazionali, Putin che, grazie all’attacco nella Regione di Kursk, archivia repentinamente «l’Operazione Speciale», passa ad ambizioni più consistenti ed ampia le file dell’esercito, rivedendo la propria dottrina nucleare, la Cina che inietta liquidità al proprio sistema economico e sceglie la Turchia come porta per l’Europa del Mercato Unico, archiviando la scommessa sull’Euro.
 
Gli Dei che cadono o che son destinati a cadere son quelli del «Cambiare Tutto perché Tutto resti come prima», perché da metà gennaio tutti ricominceranno a parlare con tutti, da posizioni ben diverse da quelle del 2023.
Con l’intenzione di mettersi d’accordo.
E in realtà in questo semestre sarà cambiato molto. Qualcuno però a quel tavolo faticherà a trovare posto, perché quelli son tavoli dove vi deve essere comunque qualcosa da portare.
Ed i ragazzi visti in gita a Borgo Egnazia han poco da portare.

Cesare Scotoni

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