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51enne denunciato per danneggiamenti al rifugio Bindesi

La Squadra mobile di Trento ha interrotto una serie di comportamenti finalizzati a danneggiare l'attività del rifugio

Individuato e denunciato dalla Squadra Mobile di Trento l’autore dei danneggiamenti al rifugio Bindesi.
L’uomo, un trentino di 51 anni, fin dal novembre del 2018, in più occasioni, aveva messo in atto una serie di comportamenti destinati a danneggiare l’attività del rifugio.
I gestori, dopo i primi episodi che apparentemente non venivano registrati come veri e propri danneggiamenti, quali la manomissione dei contatori dell’energia elettrica, la chiusura di quelli dell’acqua, si rendevano conto, visti gli ulteriori fatti, quali lo sfondamento di alcuni vetri e lo spargimento di chiodi nel parcheggio, di essere di fronte ad un malintenzionato che per qualche motivo, a loro oscuro, voleva danneggiarli.
Il dubbio diventava una certezza allorquando, alcuni escursionisti che stavano facendo una passeggiata nel bosco sentivano un forte odore di gas a distanza di circa 40 o 50 metri dal rifugio Bindesi.
 
Dopo l’immediato intervento dei Vigili del Fuoco, la Squadra Mobile, compreso che poteva trattarsi della stessa persona, svolgeva, grazie anche al lavoro meticoloso svolto dalla Polizia Scientifica, tutti gli accertamenti necessari per il rintraccio dell’autore dei gravi fatti.
Sulla base degli indizi raccolti gli investigatori, coordinati dal Sostituto Procuratore della Procura della Repubblica, Maria Colpani, con non poca difficoltà approntavano una serie di attività tecniche destinate all’individuazione dell’autore dei reati, il quale, considerata la natura dei fatti commessi, era presumibile che avrebbe ripetuto il gesto.
Nel corso delle attività, infatti, le telecamere registrano un uomo che lasciava cadere alcuni chiodi nel parcheggio del rifugio. Le sembianze e gli indumenti conducevano gli inquirenti ad individuare una persona che in passato aveva avuto un banale disguido per motivi di viabilità con i gestori del rifugio.
 
Dopo averne controllato i movimenti per alcuni giorni, su disposizione della Autorità Giudiziaria, la Squadra Mobile nelle prime luci del 21 giugno perquisiva l’abitazione dell’uomo rintracciando elementi certi della sua responsabilità.
Negli Uffici della questura l’uomo, ha fronte delle contestazioni, riconosceva la piena responsabilità di quanto accaduto. Considerati gli eventi e compreso la natura dei fatti, con l’accordo dei rispettivi legali, l’autore del reato e la vittima si sono poi incontrati negli Uffici della Squadra Mobile per trovare una composizione, fermo restando gli eventuali reati procedibili d’Ufficio, degli accadimenti.
 
«Questa vicenda, che poteva avere epiloghi ben più gravi – commenta il capo della Squadra Mobile di Trento Salvatore Ascione – ci insegna, non solo di non sottovalutare nessuna situazione che ci accade nel corso del nostro vivere quotidiano ma, soprattutto, quanto sia importante il rapporto ed il senso di fiducia tra la cittadinanza e la Polizia di Stato.»
Le segnalazioni e le denunce, come ribadito dal questore Giuseppe Garramone, «sono i segnali più significativi della nostra azione e rappresentano quel collante tra l’azione della Polizia di Stato e il senso di sicurezza della collettività».

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