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Di Maio e Benetton: niente di nuovo sotto al sole

Autostrade per l’Italia: «Sulle risultanze della relazione del MIT non emerge nessun inadempimento contrattuale» – «In caso di revoca c’è l’obbligo di indennizzo»

Non vorremmo essere considerati di parte (siamo solo dalla parte delle vittime), ma è da quando è iniziata la tragica vicenda del crollo del Ponte Morandi che i 5 Stelle attaccano i Benetton (i Benetton, non la loro società Atlantia).
Per un motivo o per l’altro, Di Maio vuole revocare la concessione alla società. Ammesso che possa farlo prima che vengano confermate eventuali responsabilità, alla società Atlantia dovrà essere corrisposto un indennizzo che potrebbe essere gigantesco.
In tutti i casi, decisioni di condanna possono giungere solo dalla Magistratura, che ha il ruolo fondante in ogni società civile, proprio per evitare linciaggi.
 
Di seguito riportiamo il comunicato della società Atlantia, dal quale si capisce che Di Maio non lo ha ancora detto alla società Atlantia, limitandosi a farglielo sapere tramite i giornali. 
Secondo Atlantia, che comunque la relazione del Ministero l'ha letta, le risultanze non sarebbero così perentorie come espresso dl leader pentastellato.
Ma la cosa che più lascia perplessi è che il Ministero si aspetta comunque che la stessa società investa nell’Alitalia.

Autostrade per l’Italia dichiara di non aver ricevuto alcuna comunicazione in relazione al procedimento in corso e di aver appreso solo da notizie di stampa dell’esistenza e dei contenuti della relazione della Commissione ministeriale insediata presso il MIT.
ASPI contesta il metodo di diffusione alla stampa in modo pilotato e parziale di stralci di tale relazione, prima ancora che essa sia resa nota alla controparte, come è richiesto dal procedimento amministrativo in essere.
 
Da tali anticipazioni non sembrerebbe emergere alcun grave inadempimento agli obblighi di manutenzione ai sensi del contratto di concessione. Peraltro, la presunta violazione dell’obbligo di custodia, di cui all’art. 1177 del codice civile, costituirebbe un addebito erroneo ed inapplicabile al caso di specie, trattandosi di una infrastruttura che sarà restituita allo Stato al termine della concessione, per effetto della sua ricostruzione affidata dal Commissario per Genova ed interamente finanziata da ASPI.
 
In merito ai riferimenti diffusi a mezzo stampa circa una ipotetica pericolosità di altre infrastrutture della rete, ASPI ribadisce con forza che la sicurezza della stessa è stata confermata anche da ulteriori verifiche fatte da primarie società terze.
ASPI resta fortemente impegnata a garantire i migliori standard di sicurezza che hanno contribuito, dopo la privatizzazione, ad un sostanziale miglioramento dei livelli di sicurezza della circolazione.
Al fine di ristabilire un corretto quadro informativo, i termini della Convenzione prevedono, nella denegata ipotesi di revoca, il pagamento di un cosiddetto indennizzo che corrisponde al giusto valore della concessione, secondo i criteri contrattualmente previsti.
 
La sussistenza di tale obbligo di indennizzo, come riportato dalla stampa, è confermata anche dalla stessa relazione della Commissione.
Da ultimo si ricorda che sono ancora ignote le cause interne o esterne che hanno determinato la tragedia e l’accesso alla documentazione dei luoghi e dei fatti è ancora incompleto.
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