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Vendono zirconi spacciandoli per brillanti, un classico

I Carabinieri di Cles denunciano due truffatori dopo una serie di indagini

Gli ingredienti per un perfetto raggiro c’erano tutti ma le intenzioni di due pregiudicati trentini in trasferta in Val di Non sono state scoperte in tempo dai militari della Stazione di Cavareno.
I fatti risalgono a qualche mese fa: ci è voluto infatti un po’ di tempo per provare la condotta ingannevole di due cittadini rispettivamente di 60 e 42 anni, che avevano fatto davvero un «bel lavoro».
I due avevano innanzitutto acquistato brillanti di piccolo taglio presso una gioielleria vicentina. Negli astucci in pelle realizzati dall’orafo per confezionare le pietre, custodie recanti il nome della gioielleria (il sistema avrebbe dovuto “garantire” la buona fede del prodotto), erano state poi collocati piccoli scrigni, apparentemente sigillati, con al loro interno pietre rassomiglianti a importanti diamanti, che solamente un occhio esperto avrebbe potuto riconoscere tali.
La purezza e il valore dei diamanti (quelli finti, ovviamente) era poi certificata da un attestato in tutto e per tutto analogo a quello rilasciato da un noto istituto gemmologico internazionale.
Il «pacco» era stato così confezionato: in tutto tre pietre di modesto valore erano state vestite da perfetti solitari e potevano essere vendute per qualche migliaia di euro, naturalmente ad un prezzo molto conveniente rispetto al loro costo reale. Un vero affare.
 
Tre brillanti in mano a due censurati però hanno rappresentato una situazione alquanto inconsueta per i Carabinieri che, saputoli in giro per il paese di Cavareno, si sono messi sulle loro tracce.
Quando li hanno beccati erano in compagnia di un altro individuo, uno di quelli “già conosciuti” per via di qualche precedente penale.
Pare che questi, persuaso dagli amici dell’«importante» valore delle pietre, dovesse riceverle per poterle vendere a qualche semplicione della zona ad un prezzo più alto di quello pagato per procurarseli e così ricavarne tornaconto. Questa peraltro è la sua versione.
Per arrivare a capo dell’intrigata questione i Carabinieri della Stazione di Cavareno hanno sentito il gioielliere vicentino che ha venduto i brillanti di poco valore ai truffatori e personale dell’istituto gemmologico a cui i medesimi hanno falsamente attribuito la paternità delle pietre che un gemmologo ha detto trattarsi, anziché dei dichiarati brillanti, di pietre di zirconia e moisanite.
La questione non potrà che essere chiarita nelle aule del palazzo di giustizia di Trento, dove i due, che annoverano precedenti di natura specifica, dovranno rispondere di tentata truffa ed il terzo attore, quella che oggi è la parte offesa, meglio chiarire la sua posizione, che qualche dubbio ha lasciato intravedere.
 
L’indagine potrebbe non essere definitivamente conclusa: i Carabinieri, che finora però non ne hanno avuto riscontro, temono che qualche finto brillante possa essere stato già piazzato (pare che i diamanti acquistati a Vicenza fossero più di tre).
Per questo invitano coloro che nel più recente passato, ritenendo di concludere un affare, avessero comperato pietre preziose dalle mani di occasionali venditori a rivolgersi alla Stazione di Cavareno.

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