Operazione «Bedi», ecco come sono stati incastrati i malandrini
I Carabinieri hanno utilizzato, per la prima volta, un metodo di osservazione notturna con una telecamera Mobotix con rilevamento delle fonti di calore
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L’Aliquota Operativa della Compagnia Carabinieri di Riva del Garda che ha condotto minuziosamente l’attività investigativa dal mese di settembre 2015 ha rilevato l’insolito modo operativo della banda che riusciva a mettere a segno i colpi ottenendo l’immediata fuga eludendo sempre i sistemi di videosorveglianza di pubblica sicurezza insistenti sulle arterie stradali delle varie località e senza mai essere intercettati dalle Forze di Polizia che accorrevano sul luogo ove veniva eseguita «la spaccata»: la perfetta conoscenza del territorio trentino poiché alcuni arrestati sono residenti dalla nascita permetteva loro di utilizzare strade forestali (cosiddette anche tagliafuoco) e piste ciclabili che percorrevano a fari spenti (approfittando spesso dei giorni con luna piena).
Tale modalità operativa veniva attuata unicamente come via di fuga appena perpetrato il colpo poiché per recarsi sul luogo utilizzavano le strade comuni allo scopo di verificare la presenza di pattuglie con numerosi passaggi e soste nei pressi degli obiettivi da depredare.
I Carabinieri quindi hanno utilizzato, per la prima volta, un metodo particolare di osservazione in ore notturne per monitorare il gruppo avvalendosi di una telecamera Mobotix con rilevamento delle fonti di calore (cd termiche) individuando i passaggi degli indagati nelle zone boschive e rurali (strumento che permette di rilevare fonti di calore fino a 500 metri).
Tale strumento è stato determinante per le indagini consentendo di mappare ad ampio raggio le modalità di manovra del sodalizio criminale, attività che di contro sarebbe stata difficile perché la banda era solita posizionare due complici (pali) che presidiavano una vasta area rendendo difficile il lavoro degli investigatori.
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