Giacinto Giacomini, accusato di stalking, patteggia sei mesi
Era accusato di aver inviato decine e decine di lettere anonime per screditare il suo successore alla direzione della Cavit Enrico Zanoni
Chiusa con un patteggiamento a una pena di sei mesi la vicenda che ha visto Giacinto Giacomini sospettato di stalking nei confronti del suo successore alla direzione della Cavit.
Come si ricorderà, secondo la Procura aveva inviato lettere anonime per screditare il direttore che si era insediato dopo di lui alla Cavit, Enrico Zanoni. In quattro anni, secondo l’accusa, aveva inviato una grande quantità di lettere anonime, decine delle quali indirizzate anche a clienti della Cavit per screditare il prodotto stesso dell’azienda, il vino.
Gli investigatori erano partiti dalla certezza che chi scriveva le lettere era uno che conosceva bene i meccanismi della Cavit e che doveva avere dei rancori mai sopiti.
Indagando quindi sulla cerchia ristretta dei vertici dell’azienda di Ravina, gli uomini della Mobile erano giunti alla ragionevole certezza che potesse trattarsi di Giacinto Giacomini. Ottennero così il mandato di perquisizione della sua abitazione, dove trovarono elementi che hanno di fatto incastrato il sospettato.
Sequestrarono coppie di lettere e un computer, tanto vero che alla fine il sospettato - messo alle strette - confessò di averne mandata qualcuna, ma non tutte.
Oggi la notizia che Giacinto Giacomini ha patteggiato la pena di sei mesi.
Rimane aperta la vicenda del risarcimento, in quanto la querela era stata depositata con riserva di parte civile. Il patteggiamento non è una ammissione di colpa, ma vorremmo vedere come si potrebbe sostenere il contrario.
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