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«Veleno, una storia vera» di Pablo Trincia

Grande interesse per la serata dedicata alla vicenda giudiziaria – Di Nadia Clementi

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Una serata da tutto esaurito quella tenutasi lunedì 29 luglio scorso presso la sala della caserma dei vigili del fuoco di Pieve di Ledro per la presentazione del libro «Veleno, una storia vera» di Pablo Trincia noto giornalista investigativo inviato della trasmissione televisiva «Le Iene».
Il libro racconta l’orrore giudiziario di 16 bambini che, circa 20 anni fa nella bassa Modenese, vennero allontanati dalle rispettive famiglie accusate e condannate per reati infamanti quali quello di pedofilia.
Una storia vera di bambini costretti a raccontare abusi mai subiti, portati a credere che i loro genitori fossero dei mostri, indotti a odiarli per sempre.
 
«Veleno» è frutto dell’inchiesta giornalistica condotta con tenacia dall’autore del libro che ha ricostruito passo dopo passo un errore giudiziario che ha segnato per sempre la vita di bambini, uomini e donne innocenti mettendo in luce una rete di psicologi e assistenti sociali interessati ed omertosi.
Oggi, purtroppo, la vicenda di Veleno è tornata di grande attualità, a Reggio Emilia nei mesi scorsi, è emersa una Veleno 2, l'inchiesta «Angeli e Demoni» con minori plagiati per strapparli alle famiglie d’origine.
Tra gli arrestati, il responsabile del Centro Hansel e Gretel di Torino, lo stesso da cui provenivano le psicologhe che avevano interrogato i bambini di Veleno.
 

 
Per approfondire temi di grande importanza sociale, come quello del delicato problema dell’affido dei minori, si è sentita la necessità di narrare la mostruosità di queste vicende, nella serata, organizzata dallo studio grafologico della ledrense Sartori in collaborazione con l’associazione «Le AltreMenti», il gruppo Ledro Sostenibile e con il patrocinio del Comune.
All’incontro sono intervenuti assieme all’autore del libro Pablo Trincia, il padre Federico Scotta cui furono tolti tre figli, Patrizia Micai, avvocato che grazie alla sua determinazione è riuscita a far sì che venisse disposta la revisione del processo ai Diavoli della Bassa Modenese, Romina Targa, avvocato del foro di Trento e Daniele Amistadi, psicologo.
A moderare la serata Cristina Sartori, grafologo giudiziario e consulente investigativo.
 
Durante l’incontro, il giornalista Trincia ha ripercorso l’intera vicenda giudiziaria tracciata dal dolore, di morti, di innocenti, di bambini carnefici loro malgrado e vittime segnate per sempre, di responsabili mai chiamati a pagare.
Oggi, grazie alla sua indagine ha portato alla revisione del processo di Federico Scotta, padre condannato a 11 anni al quale sono stati tolti i figli. Lo stesso in collegamento skype, si è detto fiducioso in merito alla possibilità della magistratura di ristabilire verità e giustizia.
In merito alle responsabilità di affido dei minori è intervenuto lo psicologo Daniele Amistadi, rivano, menzionato anche dallo stesso Trincia nel suo libro.
 

 
Nel suo intervento ha dichiarato di credere nella buona fede di chi lavora con i bambini, operatori che spesso riescono ad aiutare minori che non trovano la forza di raccontare e denunciare.
Nel caso specifico si è osservato un contagio psicologico complessivo che partendo dal falso ricordo di un bambino (falso positivo) ha generato una serie di drammatiche conseguenze che hanno distrutto intere famiglie.
Di seguito la relatrice avv. Romina Targa ha spiegato che i figli vengono tolti alla famiglia in situazioni di pregiudizio gravi da giustificare la revoca/sospensione della capacità genitoriale.
 
Il problema emerso nella vicenda Veleno è stato nella criticità di riempire di contenuto il concetto di pregiudizio, poiché compromesso dal punto di vista dell'osservatore (psicologi, insegnati, assistenti sociali).
Quindi alla luce dei fatti l’allontanamento dei figli previsto dalla legge, sarebbe stato di massimo 24 mesi con la possibilità di proroga, ed integrato da percorsi di riavvicinamento e recupero della figura genitoriale.
Di contro l’avv. Patrizia Micai è intervenuta dicendo che è bene parlare di cronaca ma prestando attenzione a non strumentalizzare i fatti a scopi propagandistici.
In chiusura della serata la dottoressa Cristina Sartori, grafologo giudiziario e consulente investigativo, nel ringraziare i relatori della loro partecipazione si è complimentata con il folto pubblico presente in sala, per l’attenzione e l’interesse rivolti a temi di rilievo sociale.
 
«La speranza è che la triste vicenda, al di là dei suoi esiti giudiziari, favorisca un dibattito più sereno e soprattutto libero da ideologie per stabilire ordine, regole e priorità in un settore che chiama in causa i diritti individuali, nel rispetto dell’articolo 8 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo.»

Nadia Clementi – [email protected]

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1. Ogni persona ha diritto al rispetto della propria vita privata e familiare, del proprio domicilio e della propria corrispondenza.
2. Non può esservi ingerenza di una autorità pubblica nell’esercizio di tale diritto a meno che tale ingerenza sia prevista dalla legge e costituisca una misura che, in una società democratica, è necessaria alla sicurezza nazionale, alla pubblica sicurezza, al benessere economico del paese, alla difesa dell’ordine e alla prevenzione dei reati, alla protezione della salute o della morale, o alla protezione dei diritti e delle libertà altrui.»
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