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Il 4-6 novembre gli avvocati penalisti si astengono dal lavoro

Anche la Camera penale di Trento ha aderito all'iniziativa nazionale contro il «decreto sicurezza»

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La Camera Penale di Trento aderisce alle 4 giornate di astensione dalle udienze penali, proclamate per i giorni 4, 5 e 6 novembre.
La decisione è stata presa per contestare il contenuto del cosiddetto «Decreto sicurezza», già approvato dalla Camera dei deputati e ora in discussione al Senato.
Oggi l’Ordine degli avvocati di Trento ha indetto un incontro con la stampa per spiegare le ragioni della protesta, precisando che non si tratta di sciopero, ma di astensione dal lavoro. Gli avvocati non vogliono miglioramente personali, ma il miglioramente di un impianto legislativo.
 
Sono tante le ragioni della protesta, ha spiegato il presidente dell’Ordine. I nuovi reati inseriti nel decreto e l’incremento delle pene colpiranno in sostanza solo i più deboli.
Si pensi che chi spinge all’accattonaggio i minori di 16 anni rischia fino a 5 anni di carcere.
Ma viene considerata reato anche la resistenza passiva fatta per protesta bloccando il traffico.
E chi provoca rivolte nei penitenziari rischia di vedersi aumentare le pene in maniera consistente.
Aumentano le pene anche per chi aggredisce i tutori della legge.
Insomma, secondo gli avvocati sostengono che con questo decreto non si risolvono i problemi di sicurezza ma, anzi, ai aumenta considerevolmente il lavoro per gli avvocati.
 
In buona sostanza, però, l’origine del malessere che ha spinto il governo a inasprire i rapporti con i malviventi, derivano dalla situazione delle carceri, anzitutto perché sono troppo affollate (più di 60.000 detenuti contro il limite previsto di 40.000), un quarto dei quali sono stranieri.
Ma anche perché le carceri sono fatiscenti e decisamente lontane dal livello di dignità umana imposta dall’Europa, che continua a multare l’Italia.
Si spiegano così i troppi suicidi nelle carceri, sia da parte dei detenuti, ma anche delle guardie penitenziali.
Insomma, un «piano carceri» andrebbe studiato come il piano antisismico e il piano contro l’instabilità idrogeologica.
Sappiamo che non ci sono quattrini, ma non è inasprendo le pene che si risolve il problema.
 
Abbiamo chiesto se la legge in discussione presenta anche dei lati positivi, e ci è stato risposto di sì.
Ad esempio l’inserimento del reato commesso da chi occupa una casa illegalmente.
Ma la cosa più interessante è che finalmente l’agente di polizia che viene inquisito a causa della propria attività lavorativa, se viene assolto le spese legali vengono sostenute dallo Stato.
Francamente questa notizia ci ha meravigliati non poco, perché credevamo che fosse un principio già acquisito. Un dipendente pubblico o un politico che viene assolto al termine di un’azione penale, non paga le spese legali perché gliele paga il «datore di lavoro». Per quale motivo il poliziotto non veniva considerato dipendente pubblico a tutti gli effetti?

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