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Marmolada, esercitazione per «proteggere» la diga di Fedaia

Operazione Stella alpina dell'esercito, il presidente Fugatti assiste con il ministro Crosetto: «Collaborazione istituzionale tra Stato e Autonomia»

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Le nuove capacità tecniche e tecnologiche dell’esercito italiano impegnate a «tutela» di un’infrastruttura strategica come la diga di passo Fedaia, ai piedi della Marmolada: questi gli obiettivi al centro dell’esercitazione «Stella Alpina», che ha visto impegnati 600 militari provenienti da reparti altamente specializzati. Il presidente della Provincia autonoma di Trento Maurizio Fugatti e una rappresentanza della Protezione civile trentina hanno assistito alle operazioni stamani assieme al ministro della difesa Guido Crosetto, al sottosegretario Isabella Rauti, al sindaco di Canazei Giovanni Bernard e al capo di Stato maggiore dell’esercito, generale di corpo d’armata Carmine Masiello.
 
«La presenza qui delle diverse autorità è l’occasione per mettere in luce la collaborazione tra le istituzioni dell’Autonomia e dello Stato - sono state le parole del presidente Fugatti -. Il nostro pensiero va a quanto accaduto su questo fronte, durante la prima guerra mondiale, e anche a quanto grande fu la sinergia istituzionale a seguito della tragedia della Marmolada nel luglio 2022, che abbiamo avuto modo di ricordare anche ieri in un momento di commemorazione. Una collaborazione risultata determinante anche nella gestione e nella chiusura di quella dolorosa vicenda di cui la montagna porta ancora le cicatrici».
 

 
«Non c'e risultato senza addestramento, motivazione e piena condivisione delle sfide attuali e future. Forze Armate efficienti si basano su personale preparato, consapevole e ben equipaggiato: personale come quello che ho visto all'opera oggi» ha detto il ministro Crosetto.
Da quasi due settimane, ai piedi della Marmolada operano centinaia di militari provenienti da reparti altamente specializzati per sperimentare nuove tecniche militari. Quello di oggi è stato il momento clou.
 
Con l’impiego di droni aerei, terrestri e subacquei, elicotteri, mezzi blindati e la «bolla tattica» a protezione cyber ed elettromagnetica dei soldati, le truppe alpine aiutate da altri reparti sono entrate in azione per «riprendere» la diga finita in mano «avversaria», riconquistandola e mettendola in sicurezza. Una simulazione sul campo utile per mettere in luce il processo di innovazione tecnologica che l’esercito sta portando avanti per fronteggiare le minacce degli attuali scenari di guerra e le sfide connesse con le nuove frontiere di confronto.

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