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I punti dolenti di Schlein: «Salario minimo, sanità, premierato»

La segretaria del PD al Teatro Sociale di Trento a confronto con Ferruccio De Bortoli

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«Le mie risposte ai dilemmi del nostro tempo»: questo il tema, davvero «ad ampio spettro», come si conviene in queste occasioni, affidato dal Festival dell'Economia di Trento alla Deputata e Segretaria del Partito democratico, a confronto con Ferruccio De Bortoli, già direttore del Corriere della Sera e Il Sole 24 Ore e oggi presidente della Fondazione Corriere della Sera.
Tanti i temi toccati nel corso dell'incontro, tenutosi al Teatro Sociale di Trento: la sanità pubblica, che, ha detto la deputata, va difesa e rilanciata, ma anche la questione salariale, che va affrontata a partire dall'introduzione del salario minimo (9 euro), fino all'Europa e alle politiche internazionali.
Applausi dalla platea hanno sottolineato diversi passaggi dell'intervento fino alla chiusa, in cui alla segretaria del Pd è stato chiesto a quale protesta aderirebbe oggi se fosse una studentessa universitaria: ad una protesta per il diritto alla casa, è stata la risposta.
 
Durante il confronto, al teatro Sociale di Trento, sono stati dunque numerosi i temi affrontati, a partire dalla questione dei salari per comprendere anche la riforma elettorale, la sanità, le politiche industriali.
Fra gli altri argomenti toccati: il «buco» creato dal Superbonus 110 (che però avrebbe avuto anche degli effetti positivi), il sostegno alle politiche europee sull'efficientamento energetico delle case e sulle rinnovabili (ma la transizione energetica non deve essere calata dall'alto), i dazi sulle auto cinesi, a cui la deputata del PD non è pregiudizialmente contraria (no a una competizione sfrenata con Paesi in cui gli standard ambientali e sociali non vengono rispettati, ma ci vuole una risposta europea non solo italiana).
 
No infine a un'Europa che conserva al suo interno i paradisi fiscali e conserva 27 sistemi fiscali diversi, e un sì convinto ad un'Europa solidale con l'Ucraina ma che è capace anche di contare di più sul piano politico-diplomatico.
Lo stesso dicasi per la questione israelo-palestinese: l'unica soluzione è quella «due stati - due popoli».

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