Home | Esteri | Solidarietà internazionale | Le mezze verità e le piene bugie sulla vicenda di Ilaria Alpi

Le mezze verità e le piene bugie sulla vicenda di Ilaria Alpi

A 20 anni dall'uccisione della collega in Somalia, la vergogna del tentato coinvolgimento di padre Elio Sommavilla, originario di Moena, che ha speso la vita per i poveri

image

>
Ilaria Alpi fu uccisa il 20 marzo 1994 mentre si trovava a Mogadiscio come inviata del TG3 per seguire la guerra civile somala e per indagare su un traffico d'armi e di rifiuti tossici illegali di cui probabilmente lei stessa aveva scoperto che vi fossero coinvolte anche istituzioni italiane.
Nel novembre precedente era stato ucciso, sempre in Somalia ed in circostanze misteriose, il sottufficiale del SISMI Vincenzo Li Causi, informatore della stessa Alpi sul traffico illecito di scorie tossiche nel paese africano.
La perizia della Polizia Scientifica ricostruì la dinamica dell'azione criminale, stabilendo che i colpi sparati dai kalashnikov erano indirizzati alle vittime, poiché l'autista e la guardia del corpo rimasero indenni.
I due giornalisti avevano scoperto un traffico internazionale di veleni, rifiuti tossici e radioattivi prodotti nei Paesi industrializzati e stivati nei Paesi poveri dell'Africa, in cambio di tangenti e armi scambiate coi gruppi politici locali.
La commissione non ha però approfondito la possibilità che l'omicidio potesse essere stato commesso per le informazioni raccolte dalla Alpi sui traffici di armi e di rifiuti tossici, che avrebbero coinvolto anche personalità dell'economia italiana.
 
La cosa più inquietante della vicenda è stato il segreto di stato che era stato posto sulla vicenda.
Noi concordiamo sulla necessità di porre il segreto di stato su alcune vicende che possano mettere in pericolo la sicurezza del paese. Ma una volta tolto il segreto e scoperto che c’era ben poco da coprire, si rimane un po’ sconcertati.
È quanto abbiamo potuto capire leggendo alcuni stralci del materiale dissequestrato, dove semmai appaiono alcune responsabilità di singoli individui e non delle istituzioni vere e proprie.
Insomma l’unico vantaggio inquietante, se così si può definire, ottenuto ritardando di 20 anni la verità, è che oggi non ci sono più né quelle persone né quelle istituzioni.
Da giornalisti ci sentiamo davvero colpiti nel nostro senso dello Stato. Siamo sempre andati nei posti più pericolosi, certi che il nostro paese ci avrebbe sostenuto sempre e in ogni momento. Oggi scopriamo invece che una generazione fa lo Stato aveva una vita propria…

L’analisi del materiale reso disponibile continuerà a essere studiato e analizzato da persone più esperte di noi e confidiamo di venirne a sapere di più.
 
Quello che ci ha sorpreso di più, però, è il presunto coinvolgimento di padre Elio Sommavilla, che secondo le informative era indicato come possibile «mandante o mediatore dei mandanti» del duplice omicidio.
Tali notizie sono state poi categoricamente smentite già dagli stessi organi del SISMI (il servizio segreto militare italiano di allora), che precisava di avere «informazioni diverse».
La faccenda ci tocca da vicino, perché padre Sommavilla è un sacerdote trentino dal passato al di sopra di ogni sospetto.
Nato a Moena l’11 aprile 1927, è stato ordinato sacerdote nel 1950, si è laureato in geologia nel 1957 e ha insegnato al Seminario Arcivescovile di Trento fino al 1960.
Docente all'Università di Ferrara negli anni dal 1960 al 1981 e dal 1986 al 1992, dal 1980 si occupa di coordinare le attività umanitarie in Somalia, in virtù della propria conoscenza universitaria e della propria fede cristiana.
Essendo un personaggio trentino impegnato nella cooperazione internazionale, ha partecipato a molti seminari organizzati dalla Provincia autonoma di Trento come esperto delle problematiche della Somalia.
 
All’epoca dell’uccisione di Ilaria Alpi era a Mogadiscio. Dopo l’assassinio, venne uccisa anche l’assistente di padre Sommavilla. Quando vennero rapiti anche sei suoi fedeli e venne minacciato di morte, Sommavilla dovette lasciare la Somalia e si trasferì a Nairobi.
Di oggi la lettura di quelle poche parole trovate agli atti dissequestrati con cui qualcuno all’epoca dei fatti provò a gettare fango sul personaggio, che fu uno dei pochi a denunciare la cooperazione italiana e anche l’ONU con documenti durissimi.
Se si pensa che i fedeli di padre Sommavilla vennero rapiti proprio quando dovevano accompagnarlo a Bolzano a ritirare il premio Langher, ci si chiede per quale motivo le Istituzioni di oggi non provino a fare luce amplificando le certezze espresse a suo tempo dal Sismi.
Inevitabilmente si è portati a pensare che la secretazione degli atti avvenne proprio per impedire la conoscenza delle responsabilità.
Ci aspettiamo dunque che qualcuno, istituzionalmente titolato a farlo, spenda un po’ più di qualche parola per riabilitare l’illustre concittadino che ha dedicato la vita a trovare l’acqua per i poveri somali e al quale in cambio è stato dato solo fango.
 
G. de Mozzi.

Condividi con: Post on Facebook Facebook Twitter Twitter

Subscribe to comments feed Commenti (0 inviato)

totale: | visualizzati:

Invia il tuo commento comment

Inserisci il codice che vedi sull' immagine:

  • Invia ad un amico Invia ad un amico
  • print Versione stampabile
  • Plain text Versione solo testo

Pensieri, parole, arte

di Daniela Larentis

Parliamone

di Nadia Clementi

Musica e spettacoli

di Sandra Matuella

Psiche e dintorni

di Giuseppe Maiolo

Da una foto una storia

di Maurizio Panizza

Letteratura di genere

di Luciana Grillo

Scenari

di Daniele Bornancin

Dialetto e Tradizione

di Cornelio Galas

Orto e giardino

di Davide Brugna

Gourmet

di Giuseppe Casagrande

Cartoline

di Bruno Lucchi

L'Autonomia ieri e oggi

di Mauro Marcantoni

I miei cammini

di Elena Casagrande