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Dal Trentino alla Siria, appello per la liberazione di Paolo Dall’Oglio

Una raccolta di firme per far sentire alle istituzioni che gli Italiani vogliono che lo stato si occupi della sua liberazione

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Prima di pubblicare la lettera, sotto alla quale si cerca di ottenere il numero più alto possibile di firme, desideriamo riportare un aspetto che merita essere messo a risalto.
L’appuntamento era per oggi nel parco S. Chiara, davanti all’olivo della pace. Piantato tre anni fa, quell’olivo era il simbolo e il riferimento di quanti vogliono adoperarsi per trovare ciò che aiuta e non ciò che divide.
E invece, ahimè, l’olivo oggi non c’era.
Cosa sia accaduto non si sa, ma qualcuno si è permesso di toglierlo.
Nulla di particolarmente dannoso, peraltro, ma simbolicamente ha lasciato perplessi tutti coloro che, nel segno della pace, si erano recati al S. Chiara.
Di seguito il testo della lettera e le indicazioni per apporvi la firma.

In agosto pensiamo di partire per le vacanze, oppure ci lamentiamo perché dobbiamo già tornare al lavoro. Ci infastidisce il caldo e, come al solito, siamo preoccupati per le nostre faccende quotidiane. I mezzi di comunicazione italiani sembrano affaccendati nel descrivere i surreali problemi della politica così lontani dai bisogni concreti della gente.
Non sappiamo guardare oltre il nostro ombelico. Eppure basterebbe aprire le finestre e guardare cosa accade ai nostri vicini di casa, agli uomini, donne e bambini che abitano sulla sponda orientale del Mediterraneo.
 
In Siria si muore. Anche ad agosto. Anche se nessuno sembra ricordarsene. La Siria muore e con lei buona parte delle speranze che avevano investito il mondo arabo. I media internazionali parlano giustamente della delicatissima situazione in Egitto e rilanciano gli allarmi per il terrorismo.
Troppo velocemente hanno dimenticato quello che era il delicato mosaico siriano ora ridotto a un cumulo di rovine. Soffre la popolazione e migliaia sono i caduti civili. Si contano migliaia di morti soltanto in luglio. Bombardamenti, assedi, rappresaglie, combattimenti villaggio per villaggio, casa per casa, portano morte e distruzione. Non si contano gli sfollati e i profughi. Manca cibo. Le cure sanitarie sono inesistenti. Una situazione insostenibile.
 
In Siria sembra morire anche il senso di umanità. Qualcuno tuttavia non si rassegna. Sono gli operatori di pace che rischiano la vita per risolvere il conflitto. Persone di ogni religione e nazionalità che cercano di tenere accesa la speranza.
C’è chi da anni vive in Siria perché ama profondamente il popolo siriano e la sua meravigliosa molteplicità etnica, religiosa, culturale. Una diversità che fino a ieri, pur tra mille difficoltà, si sviluppava pacificamente.
Tra chi ama sicuramente la Siria c’è padre Paolo Dall’Oglio, missionario gesuita da 30 anni nel paese mediorientale.
 
Con questa lettera aperta vogliamo far sentire la nostra vicinanza a Padre Paolo Dall’Oglio e chiedere che venga attivato ogni canale per conoscere la sua sorte e per riportarlo alla libertà e alla sua opera di pace.
Ci rivolgiamo a lei Presidente Napolitano e a tutte le autorità del governo, nella consapevolezza della necessità di agire con discrezione ma pure di non distogliere l’attenzione da questa vicenda.
La liberazione di Padre Dall’Oglio potrebbe essere un grande segno di speranza. Dal Trentino amico del missionario da sempre, e terra in cui le diversità hanno saputo incontrarsi e generare benessere e solidarietà, vogliamo far arrivare la nostra voce al Presidente Napolitano e attraverso di lui a tutto il popolo italiano.
 
La guerra in Siria ci interpella. L’esempio di Padre Paolo ci chiama alla mobilitazione. La globalizzazione dell’indifferenza, denunciata da Papa Francesco, si deve trasformare nella globalizzazione della convivenza, della pace e di una vera democrazia a livello internazionale. Tutto questo oggi passa dalla Siria, passa dalla liberazione di Padre Paolo. 
 
Per porre la firma alla lettera di cui sopra, consultare il sito www.unimondo.org. 
 

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