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Viaggio al tetto del mondo: la Norvegia – Di Luciana Grillo

È un paese ricco, ma gli spazi immensi danno un infinito senso di solitudine

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Dopo Capo Horn e Capo di Buona Speranza è arrivato per me il turno di Capo Nord: ho deciso di arrivarci via mare, in crociera, per navigare sui fiordi, gustare il paesaggio, evitare tanti voli.
Scelta la nave da Crociera «Favolosa» della Costa Crociere, mi sono imbarcata ad Amburgo, dove sono arrivata il giorno prima per visitare la città.
E proprio qui ho vissuto la prima avventura: arrivata verso le 10 del mattino in taxi all’hotel prenotato dall’Italia, ho trovato chiuso. Né una reception, né qualcuno che potesse prendere in custodia il bagaglio.
Sul modulo c’era scritto check-in alle ore 15, ma pensavo che l’orario riguardasse solo la disponibilità della camera…
Ho telefonato al numero indicato, ma il mio inglese non era compatibile con il tedesco del titolare.
 
Mi sono seduta su una panca – per fortuna c’era il sole – per meditare sul da farsi, quando un signore si è avvicinato, mi ha chiesto di cosa avessi bisogno, ha telefonato al titolare e… nel giro di 10 minuti la magica porta d’ingresso si è aperta.
C’era il personale addetto alle pulizie. Hanno preso in custodia il mio bagaglio e sono partita come un razzo verso il centro della città, prendendo la metropolitana.
Città bella, ricca, con tanto verde, viali ampi, piste ciclabili a volontà, bei negozi… dalla Central Station sono arrivata al centro in un attimo, ho visitato due chiese – San Pietro e San Giacomo – e visto Municipio e Borsa, sono arrivata fino all’Elba e poi ho cercato dove mangiare alla tedesca, ma sono capitata prima in un ristorante italiano, dove mi hanno proposto pasta o pizza, poi in uno indonesiano dove mi sono fermata, ormai stremata.
 
Per la sera, mi sono organizzata meglio e, dopo un po’ di riposo in albergo, ho scelto una birreria tipica.
È andato tutto bene. Devo dire che non esistono menu in italiano, che lungo le bellissime strade ci sono tanti questuanti, che la città comunque è pulita e gradevole.
Secondo giorno, imbarco: da un hotel privo di reception è stato impossibile chiamare un taxi. Per fortuna due ragazzi che passavano lì davanti lo hanno fatto per me.
Gentili questi tedeschi, sorridenti e disponibili.
Il taxi ha impiegato un tempo infinito per portarmi al porto: vedevo il taxista un po’ inquieto, sempre con gli occhi sul navigatore.
 
Arrivata, ho guardato il tassametro: 33,70 euro per circa un’ora di viaggio. Poco, alla fin dei conti.
Ma il taxista, a modo suo, mi ha spiegato che dovevo pagare solo 27 euro, perché aveva sbagliato strada! Gli sarei saltata al collo e lo avrei abbracciato, non per il risparmio, ma per un’onestà così inattesa!
L’imbarco è stato abbastanza veloce, la cabina era già disponibile, ho depositato il trolley e gli altri bagagli e sono andata a mangiare al buffet.
Conosco la nave, anche l’anno scorso ero lì, e occupavo la stessa cabina, con un bel balcone e abbastanza spaziosa. L’Hotel Director mi ha fatto trovare sul comò una bottiglia di prosecco, un vassoio con tartine e un bel cesto di frutta. Cominciamo bene.
Una giovane coppia in viaggio di nozze – lei italiana, lui colombiano, residenti a Monaco - mi ha chiesto perché avessi scelto una crociera per andare a Capo Nord.
Andare in crociera vuol dire vivere sul mare, avere una camera da letto che rimane la stessa per vari giorni, pranzare con regolarità in ristoranti dove non solo c’è un’ampia scelta di cibi, ma dove si può dire che si soffre di una intolleranza e dove chef, maître e camerieri sorvegliano che tutto funzioni, anche a proposito di intolleranza.
 

 
Svegliarsi e trovare un nuovo paesaggio, un porto dove sbarcare, un bus che ti attende per portarti in escursione è rassicurante, riposante.
Sulla nave ci sono ristoranti e bar, pizzeria, gelateria, musica e teatro, laboratorio di creatività, possibilità di fare ginnastica e anche yoga, palestra e spa.
C’è tanta gente, ma gli spazi sono così ampi che puoi anche non incontrare per giorni i tuoi vicini di tavolo al ristorante.
Quindi si può stare tranquilli, leggere, sostare o camminare all’aperto, così come si può partecipare alle attività proposte dagli animatori, creativi e non invadenti.
Quando la nave naviga, sono aperti i negozi e i fotografi sono «in agguato» per invitarti a metterti in posa.
 
A bordo c’è anche un conferenziere che presenta i luoghi dove la nave si fermerà. Nelle tante crociere che ho fatto ne ho trovati di bravissimi, ma anche di meno bravi… pazienza!
Se c’è un problema, è la connessione internet, molto costosa.
Ho chiesto più volte che siano praticate tariffe di favore a chi anche dalla nave ha necessità di comunicare via email, come i giornalisti, ad esempio. Ma nulla si è mosso in tal senso.
È possibile però comprare un pacchetto che preveda l’uso di WhatsApp.
A bordo si scarica l’App Costa e si trovano tutte le info utili, dai menu dei vari ristoranti alle notizie sull’itinerario, agli orari delle escursioni, all’estratto conto e così via.
Sulla nave non circola denaro contante, ma tutto funziona con la Costa Card che fa da chiave della cabina, da documento di riconoscimento quando si sbarca e si rientra, da «portafoglio» perché la si usa per pagare gli acquisti e le foto.
 
Intanto, sale la nebbia e ci avvolge.
Non si vede più nulla, si sente il corno che ogni due minuti suona per avvertire della presenza della nave.
La prima tappa è a Moloy, cittadina di 3.000 abitanti, la guida è una ragazza di Domodossola – Rachele – che ci descrive il fiordo, dove si mescolano acqua dolce dei ghiacciai e acqua salata: 105 km di lunghezza, 550 mt di profondità, attorno una vegetazione fitta, in mare balene e orche che arrivano per mangiare le tante aringhe che popolano le acque e che una volta erano inscatolate da donne e bambini.
Riusciamo a vedere un’orca grande, solenne, assolutamente indifferente a noi umani.
 
Grazie alla Corrente del golfo, il clima è abbastanza mite, in genere va dai -20° d’inverno ai + 20° d’estate.
Nel verde si vedono casette rosse, sono le abitazioni dei pescatori che allevano i famosi salmoni che poi invadono il mondo.
Non solo pescatori, ma anche cacciatori e allevatori di capre e pecore; altri animali che si incontrano sono renne e alci.
Qui non ci sono né orsi, né cinghiali, né lupi… sono tutti concentrati in Italia!
La grande ricchezza della Norvegia è data dal petrolio, oltre che dai salmoni.
In questa zona ci sono anche cantieri navali, il trasporto sull’acqua è molto comodo e c’è un bel viavai di traghetti da una sponda all’altra del fiordo.
 
Rachele ci racconta che in Norvegia si vive bene, l’istruzione è obbligatoria e gratuita fino ai 16 anni, la Sanità funziona e, a seconda del reddito, è gratuita.
La vita è cara, ma gli stipendi sono adeguati. In questi villaggi così sparpagliati, il problema della scuola per i ragazzi si risolve mandandoli a studiare nelle città vicine: anche in questo caso, lo Stato aiuta.
Gli abitanti sono prevalentemente luterani.
La Norvegia è una monarchia parlamentare, democratica; la famiglia reale è molto amata e rispettata.
 
Benché sia dunque un Paese ricco, l’emigrazione dei giovani è intensa, soprattutto verso gli USA. Rachele dice che ci sono più norvegesi in America del Nord che in Norvegia: Paese ricco, ma gli spazi immensi a me danno un infinito senso di solitudine, non a caso il numero dei suicidi è elevato.
Intorno alla nave, una nebbia costante che mi allontana dal mondo… Ma la luce filtra comunque anche attraverso le tende oscuranti: siamo all’estremo nord, dove il sole non tramonta.

Luciana Grillo – l.grillo@ladigetto.it

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