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Afghanistan: A Herat subentra la brigata Taurinense

La Brigata Garibaldi cede così la responsabilità dell’area ovest dell’Afghanistan

Si è svolta, presso l’aeroporto di Herat, la cerimonia del passaggio di responsabilità della Regione Ovest (Regional Command West), nell’ambito della missione internazionale ISAF, tra la Brigata bersaglieri Garibaldi, comandata dal Generale di Brigata Luigi Chiapperini e la Brigata alpini “Taurinense”, comandata dal Generale di Brigata Dario Mario Ranieri.
Presenti all’evento il Sottosegretario di Stato alla Difesa, dott. Gianluigi MAGRI, il Comandante di ISAF (International Security Assistance Force), Generale John R. Allen, il Comandante del Comando Operativo di vertice Interforze, Generale di Corpo d’Armata Marco Bertolini, il Comandante dell’Isaf Joint Command, Generale James L. Terry e le autorità civili e militari della regione occidentale dell’Afghanistan.
 
La missione ISAF si articola in 6 comandi Regionali (Capitale, Nord, Est, Sud-Est, Sud, Ovest). L’Italia è alla guida della Regione Ovest (RC- West) che comprende le provincie di Herat, Badghis, Farah e Ghor.
Per la Brigata GARIBALDI si è trattato della dodicesima missione in teatro operativo internazionale con funzione di comando e controllo.
Il Generale Chiapperini, nel suo discorso di commiato, rivolgendosi ai militari italiani e degli altri Paesi contributori, ha detto così:
«Il vostro lavoro di squadra, la flessibilità e la determinazione sono le ragioni del successo ottenuto in questi sei mesi. Il nostro operare non è stato senza perdite e io voglio onorare i nostri commilitoni caduti, unitamente a quelli delle forze armate afghane e della coalizione.
«I nostri eroi caduti non saranno dimenticati e i feriti, che porteranno per sempre i segni del loro contributo qui in Afghanistan, sono per noi un esempio. Grazie a voi tutti la transizione della responsabilità della sicurezza alle forze Afghane è ormai una realtà.»
 

 

Dallo scorso 31 marzo la Brigata bersaglieri Garibaldi costituiva la base del contingente italiano che, con altri 9 Paesi contributori, forma il Regional Command West, nell’ambito dell’operazione ISAF (International Securiy Assistance Force) nell’ovest dell’Afghanistan.
Il compito specifico è quello di sostenere il governo Afghano nel ripristino della necessaria stabilità, affinché possa riacquisire l’effettivo controllo del territorio.
 
Il contingente, al comando del Generale di Brigata Luigi Chiapperini, opera a sostegno della risoluzione 1.386 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, è interforze e conta circa 3.600 uomini e donne, a cui si aggiungono ulteriori 3.000 soldati degli altri 9 Paesi della Coalizione.
Il Regional Command West ha la responsabilità di 4 province, Herat, Farah, Badghis e Ghor, che si articolano su 43 Distretti, con una popolazione di circa 3.200.000 abitanti, distribuiti su 150.000 Kmq.
 
Su questo territorio operano anche circa 32.000 tra militari dell’ANA (Afghan National Army – le forze armate afghane) e poliziotti Afghani, che hanno acquisito una buona capacità di pianificare e condurre operazioni in piena autonomia.
L’impegno italiano è di assoluto rilievo e si estrinseca in numerosi ambiti, accomunati da un unico fine: garantire stabilità al Paese, facilitandone il processo di ricostruzione e sviluppo.
In particolare, il contingente è attivo sia sul fronte della sicurezza, sia su quello a supporto della “governance” e della ricostruzione.
 
 OPERAZIONI
Per raggiungere e mantenere questi obiettivi, vengono pianificate delle operazioni che si prefiggono lo scopo di disarticolare il dispositivo degli insorti, assicurare ampia libertà di movimento lungo le principali rotabili e consolidare la capacità di governo e la credibilità delle autorità locali.
Alla Garibaldi sono toccate quelle a cavallo fra la primavera e l’estate, un periodo che, con l’avvento della buona stagione, comporta l’intensificarsi delle attività degli insorti contro le forze della coalizione.
Per le ragioni prima accennate e per meglio contrastare la “risvegliata” attività di chi si oppone al processo di stabilizzazione del Paese, lo staff della Grande Unità ha pianificato, in coordinamento con le forze di sicurezza afghane (Afghan National Security Forces- ANFS), una serie di operazioni, che sono state, poi, condotte con successo sul terreno.
Eccone alcune.
 
 SOUTHERN ARROW
A maggio, dopo oltre 20 giorni di pattugliamento continuo e circa 10.000 km percorsi, si è conclusa l’operazione “Southern Arrow”. L’attività operativa, condotta dalla Task Force Center, su base 82° reggimento fanteria “Torino”, ha visto impegnata una compagnia di manovra con 12 “Freccia” e 20 “Lince”, che quotidianamente hanno pattugliato la Ring Road, la strada costruita dai Russi che attraversa le quattro province che costituiscono il Regional Command West.
Il controllo del territorio si è spinto sino ai limiti dell’area di competenza. L’operazione ha permesso di mantenere la libertà di movimento lungo la rotabile, chiamata anche Highway 1, di grande importanza strategica e commerciale, e di contrastare la criminalità e l’insorgenza locale, incrementando notevolmente le condizioni di sicurezza delle aree pattugliate.
 
 ZAFAR 4
A giugno si è conclusa nel villaggio di Shewan, nella provincia di Farah, dopo cinque giorni di intensa attività, l’operazione congiunta di contrasto al terrorismo tra le forze armate afghane e i militari italiani della Task Force South, su base Reggimento Cavalleggeri Guide (19°), denominata “Zafar 4”. Circa 700 uomini sono stati impegnati nell’operazione, che ha mirato a liberare l’area da insorti e che ha portato al fermo di 23 persone, di cui 9 arrestate dalle forze di polizia afghane.
L’operazione ZAFAR 4 è stata l’ennesima prova delle capacità dell’ANSF (Afghan National Security Forces) di pianificare e condurre operazioni sul terreno nella lotta sia all’insorgenza che alla criminalità comune.
 
 SHRIMPS NET
A luglio si è conclusa nella provincia di Farah, area Sud della zona di responsabilità del Comando Regionale Ovest l’operazione congiunta denominata “Shrimps Net”, tra le forze di sicurezza afgane ed i militari italiani.
L’operazione, durata oltre un mese, ha visto impegnate sul terreno le forze di sicurezza afgane coadiuvate dalle Task Forces South East, Center e South (1° reggimento bersaglieri, 19° reggimento Guide e 82° reggimento fanteria Torino), con assetti del 21° reggimento genio, del 4° reggimento alpini paracadutisti, del 185° reggimento acquisizione obiettivi, del 7° reggimento trasmissioni, aerei italiani e della coalizione, elicotteri della task Force Fenice, assetti APR (velivoli a pilotaggio remoto - droni) con compiti di sorveglianza dell’area interessata alle operazione, per un totale di circa 3.000 uomini.
Le attività hanno avuto come obiettivo quello di disarticolare la rete degli insorti, di prendere pieno possesso del Distretto del Gulistan e di ammassare forze ISAF nei Distretti chiave della provincia di Farah, a premessa del previsto decremento delle forze, che sarà comunque progressivo e coordinato con i Comandi Afghani e NATO.
Nel corso delle operazioni sono stati rinvenuti 67 IED (ordigni esplosivi improvvisati) ed un deposito di munizioni, distrutti poi dagli artificieri italiani, statunitensi ed afgani.
Gli insurgent hanno tentato, più volte, di ostacolare le attività, ma sono stati sempre respinti dopo aver subito notevoli perdite.
Inoltre sette di loro sono stati arresati dalla polizia afgana. Il distretto del Gulistan è tornato completamente nelle mani degli afgani. Il termine delle operazioni ha anche sancito la cessione di una base (FOB ICE) alle ANSF e lo smantellamento di un’altra (COP SNOW) ritenuta non più necessaria per il prosieguo delle operazioni. 

 NORTH TOUR
Nel Nord della Regione, nella Provincia di Badghish, sono state condotte le operazioni della serie “North Tour” a cura della Task Force North, su base 8° reggimento bersaglieri, rinforzato dalla Task Force Center, grazie alle quali si è garantita la sicurezza dell’area e la libertà di movimento nell’area, in particolare sulla rotabile denominata Lithium, di grande importanza perché facilita il supporto logistico alle unità ANSF uniche responsabili dnella Mourghab Valley dopo il rientro in Madrepatria della TF North.
 
 TRANSIZIONE
Prosegue, quindi, nel rispetto della tempistica prevista, il processo di “transizione”, giunto alla terza fase, che vede il graduale passaggio della responsabilità dell’area alle istituzioni ed alle forze di sicurezza afghane, accompagnata dal sempre crescente consenso della popolazione.
Ad oggi oltre il 75% dei distretti dell’area di responsabilità italiana hanno avviato con successo questo processo.
 
 ALCUNI DATI SIGNIFICATIVI
- Più di un milione di km percorsi;
- circa 2.000 check point stabiliti lungo le principali vie di comunicazione, con 17.000 veicoli controllati;
- 5.000 pattuglie condotte in tutti i distretti;
- oltre 170.000 persone controllate.
-  12 depositi di munizioni (cachè) con bombe da mortaio, razzi di vario calibro, munizionamento per mitragliatrici pesanti, munizionamento per armi portatili, individuati e distrutti.(460 proietti bombe, 63 razzi, 1000 kg. di esplosivo).
Inoltre, le Task Forces hanno assistito circa 5000 persone con interventi sanitari e portato a termine 97 progetti di impatto immediato a sostegno di comunità locali bisognose di aiuto. 
 
 GLI ASSETTI
Provincial Recostruction Team (PRT)
È una struttura all'interno della quale operano, congiuntamente, una componente militare su base 8° Reggimento Artiglieria Terrestre "Pasubio", e una componente di cooperazione civile-militare su base del Multinational Civil - Military Cooperation (CIMIC) Group di Motta di Livenza.
Il PRT opera in stretta collaborazione con diplomatici ed esperti in materia di ricostruzione del Ministero Affari Esteri.
L'8° Reggimento Artiglieria Terrestre "Pasubio, unità di stanza a Persano (SA), alle dipendenze della Brigata Bersaglieri "Garibaldi", ha assunto la guida del PRT di Herat il 3 aprile 2012, dando il cambio al 3° Reggimento bersaglieri.
Il ruolo del PRT, in linea con gli obiettivi dell'Afghan National Development Strategy (ANDS) e del relativo Provincial Development Plan (PDP), è quello di garantire che tutti gli interventi di sviluppo nella Provincia siano coerenti con le direttrici del piano di sviluppo definito dal Governo afghano all'interno delle tre macroaree della Sicurezza, della Governance e dello Sviluppo.
Uno degli obiettivi del PRT è riuscire a creare un contesto stabile e favorevole in cui possano operare le autorità politiche locali, le organizzazioni internazionali, nazionali, governative e non, e si possano sviluppare tutte le attività di ricostruzione, di transizione politica e di miglioramento economico-sociale.
 
Il Governatore della Provincia di Herat, attraverso il Capo Dipartimento dell'Economia, valuta le diverse criticità dell'area ed estrapola una serie di progetti prioritari da sviluppare anno per anno. Le proposte di progetto sono poi finanziate attraverso il budget fornito annualmente dal Ministero della Difesa italiano.
Il PRT segue i progetti dalla fase di approvazione fino al loro completamento, collaborando e supportando le autorità locali e allo stesso tempo monitorando i progetti durante la fase di realizzazione.
Il principio "Afghan first", da sempre applicato dal PRT italiano, prevede di dare responsabilità alle autorità governative e di favorire la creazione di un tessuto economico autoctono.
Per quanto attiene il primo aspetto, la dirigenza politica deve assumersi l'onere di elaborare progetti di sviluppo coerente per l'intera Provincia.
 
Per il secondo, il PRT di Herat affida tutti i lavori a ditte afghane locali, creando così numerosi posti di lavoro e favorendo la creazione di personale specializzato. Questo tipo di approccio ha reso il PRT di Herat a guida italiana un modello di riferimento per tutti gli altri ventisette enti similari distribuiti sul territorio afghano, e lo rende meta di visite di numerose autorità civili e militari, nazionali e internazionali.
L'approccio "Afghan first" si ascrive perfettamente nell'attuale periodo politico afghano, in cui si sta procedendo con la Transition.
Attualmente il PRT ha in corso di realizzazione per il 2012 44 progetti, che spaziano in tutti i campi dello sviluppo dell'Afghanistan: sanità, educazione, infrastrutture, agricoltura, sociale e governance.
 
Tutti questi progetti hanno in comune una caratteristica fondamentale: la sostenibilità. Le opere, una volta consegnate, devono essere autonomamente gestibili dalle autorità afghane sia dal punto di vista professionale, utilizzando cioè proprio personale specializzato, sia da quello economico, non necessitando dunque di alcun ulteriore contributo internazionale.
Grazie ai fondi stanziati dal Ministero della Difesa italiano, dal 2005 ad oggi l'Italia ha realizzato nella Provincia di Herat, fra i suoi numerosi progetti, 80 scuole, 715 pozzi, 49 strutture mediche, 1 terminal passeggeri e altre 4 opere per l'aeroporto internazionale di Herat, 1 ospedale pediatrico, 1 centro di correzione minorile, 1 carcere femminile, 21 edifici pubblici, 20 canali, 2 ponti e 25 strade.
 
Un pozzo o un ambulatorio in un piccolo villaggio di alcuni dei più inaccessibili distretti, può significare un grande salto nella qualità della vita della popolazione afghana, nonostante richieda un piccolo investimento economico.
Sono forse queste le attività che più avvicinano i cittadini afghani al loro Paese che procede verso il pieno sviluppo economico, politico e sociale.
 
Suddivisione complessiva della spesa
La spesa complessiva nel 2012 è stata di 5.000.000 di euro così suddivisa:
- 33% per la Governance;
- 21% per il sociale;
- 16% per l’educazione;
- 12% per l’agricoltura;
- 11% per le infrastrutture;
- 7% per la sanità.
 Police Advisor Team (PAT)
 
In Afghanistan i Carabinieri sono presenti con gli assetti Police Advisor Team (PAT), basati su tre team composti dai Carabinieri provenienti dal 1° Reggimento Carabinieri Paracadutisti "Tuscania", 7° Reggimento T.A.A. e 13° Reggimento Friuli Venezia Giulia.
La loro missione è l'attività di advising a favore del Comando Regionale e Provinciale dell'Afghan Uniform Police di Herat e nei confronti del Comando Provinciale dell'Afghan Uniform Police di Farah.
 
In questo semestre sono stati svolti corsi specialistici di "Body Guard", "Close Protection", "Map Reading" e " Check point". Nello specifico sono stati effettuati corsi di Self defence, Crowd control, WIT ,C-IED, CSI awareness per un totale di 600 frequentatori.
 
Joint Air Task Force (JATF)
La JOINT AIR TASK FORCE assicura l'impiego sinergico e coordinato degli assetti di volo ad ala fissa e rotante schierati presso la FSB di Herat.
La missione della Task Force è garantire le capacità di Intra Theatre Airlift Sustainment di ISAF, ISR (Intelligence, Surveillance, Reconaissance), CAS (Close Air Support), trasporto tattico, CasEvac (CASualties EVACuation) e MedEvac (MEDical EVACuation).
La JATF, inoltre, ha il compito di integrare la capacità di sorveglianza dell'area di ISAF di responsabilità del Regional Command-West (RC-W) per incrementare la Force Protection delle forze NATO e concorrere alla Situational Awareness del teatro operativo afghano.
La JATF assicura la missione con l'impiego di tre gruppi di volo e precisamente:
Il Task Group Astore opera in teatro con velivoli APR (Aeromobili a Pilotaggio Remoto) Predator RQ-1C del 32° Stormo. Finora sono state svolte circa 1000 missioni, per un totale di 9.000 ore di volo, di ISR (Intelligence, Surveillance, Reconaissance) a supporto delle truppe a terra nazionali ed alleate, così da contribuire all'aumento della Situation Awareness delle forze ISAF.
 
Il Task Group Albatros, con velivoli C-130J e C-27J della 46ª Brigata Aerea di Pisa, assicura il trasporto tattico intra-teatro non solo tra i principali aeroporti afgani, ma anche con le varie FOB (Forward Operating Base) disseminate nell'area di operazioni del Regional Command West. Svolge il supporto alla Special Operation Forces e l'aviolancio di volantini per le PSYOPS,
Provvede, inoltre, all'attività di avio-rifornimento di viveri e materiali, attività importante nel contesto operativo afgano in quanto permette, attraverso l'aviolancio, il sostentamento logistico delle basi avanzate italiane in Afghanistan, sparse nel territorio e poste a distanza di centinaia di chilometri le une dalle altre. Sono più di 2000 i bandoli aviolanciati di cui 442 a partire nell’ultimo semestre.
 
Il Task Group Black Cats, dotato di velivoli cacciabombardieri AM-X del 51° Stormo di Istrana (Treviso), svolge missioni di ricognizione TAR (Tactical Air Recce) e CAS, supporto aereo ravvicinato alle forze nazionali ed alleate sul terreno, con personale pilota e specialista proveniente dal 51° Stormo di Istrana, dal 32° Stormo di Amendola (Foggia) e dal 3° RMV (Reparto Manutenzione Velivoli) di Treviso.
 
Aviation Battalion (FENICE)
L'Aviation Battalion è un reggimento dell'Aviazione dell'Esercito (in turnazione tra 5°, 1°, 4° e 7° reggimento) a composizione dedicata per il Teatro Operativo afghano. Si basa su quattro diverse linee di elicotteri (A129 "Mangusta", CH47 "Chinook", AB205 "Huey" ed NH90 quest'ultimo in corso di schieramento) al fine di ottenere un dispositivo flessibile, bilanciato e dalle potenzialità inedite.
 
L'Aviation Battalion soddisfa i requisiti di "Expeditionary & Combat Capabilities" in ambiente non permissivo/ostile, in particolare garantisce:
- interventi a fuoco (CBT), di supporto (CS) e di trasporto logistico (CSS) in tutta l'AOR;
- supporto alle funzioni operative C2 ed intelligence;
- possibilità di schieramento di una forza mobile, deterrente e sostenibile, fino a medio raggio, in tempi ridotti (QRF);
- assetti in QRA (Quick Reaction Alert) con elicotteri A129 ed assetti in QRF (Quick
Reaction Force) con elicotteri CH47 ed un plotone di fanteria aeromobile, entrambi in grado di intervenire in tempi ridotti, sia di giorno che di notte, in tutta l'area di responsabilità;
 
Supporto alle attività JCSAR
Le suddette capacità, garantite da una forte componente manutentiva, conferiscono all'Aviation Battalion una elevata autonomia e flessibilità di impiego che gli hanno consentito di sviluppare in quest’ultimo semestre 730 missioni diversificate per un totale di 1800 ore di volo, di cui più di 1000 per supporto logistico (sono state trasportate circa 6500 passeggeri e 68000 kg di materiale) nonché quasi 800 missioni per condotta di operazioni aeromobili e aeromeccanizzate.
 
 LA FORMAZIONE
Nell'area operativa a responsabilità italiana, che è quella posta ad ovest dell'Afghanistan e dove è dislocato il Regional Command West, opera il 207° Corpo d'Armata Afghano. In quest'area, la funzione di Advising è svolta dal personale che costituisce i Military Advisor Teams (MATs) che, ai vari livelli di Corpo d'Armata, Brigata e Kandak (che equivale al livello ordinativo del Battaglione), operano insieme al personale afghano al fine di pianificare e condurre operazioni.
Il personale del Contingente MAT 1, impiegato in Afghanistan da marzo di quest'anno e che conta circa 200 unità, tutti specialisti nei vari settori d'impiego opera unitamente al personale del 207° Corpo d'Armata afghano, proprio per poter far sì che questa Grande Unità e le sue varie componenti possano pianificare e condurre operazioni complesse e coordinate contro forze non convenzionali e che operano in un conflitto asimmetrico.
 
I MATs hanno già fornito il loro contributo, in termini di pianificazione, di monitoraggio e di condotta di operazioni, tra le quali si citano:
• la “Shrimp net”, effettuata nel sud dell'Area di Responsabilità, nel distretto del Gulistan;in tale operazione sono stati impiegati 45 advisors;
• la “North Tour” nella quale sono stati impiegati 24 advisors.
Per permettere queste attività operative, è stato necessario prima far sì che l'esercito afghano implementasse delle capacità indispensabili. In particolare, quelle relative al CIED (counterIED)con la professionalizzazione delle unità del Genio che hanno acquisito, con l'aiuto degli advisor e dei contractor civili, comunque sempre coordinati dall'advisor, capacità e maggiore autonomia nella specifica attività.
Indispensabile è la capacità, già acquisita dalle unità dell'esercito afghano, nei collegamenti radio a tutti i livelli ordinativi, che permette di garantire il comando e controllo, sia durante la conduzione di convogli logistici, sia durante le attività operative e che viene costantemente monitorata dal personale delle Trasmissioni inserito nel Contingente.
Inoltre gli Advisor hanno partecipato alla pianificazione e alla condotta, unitamente all'esercito afghano, di una importante operazione umanitaria nella Provincia di Ghor in occasione di una alluvione avvenuta a causa dell'esondazione del fiume Harirud nella valle del Kamenj nello scorso giugno.
 
 LA REINTEGRAZIONE
Il processo di reintegrazione ha visto fino ad oggi 2042 reintegrati nel RC- West, su un totale di circa 5.000 in tutto l’Afghanistan, così suddivisi nelle quattro province:
- 438 Herat;
- 1287 Badghis;
- 173 Farah;
- 144 Ghor.
 
Il reintegrato in buona sostanza è un ex-insurgent che abbandona le armi e accetta il programma di reintegrazione. Il programma prevede un breve periodo di formazione, il rilevamento dei dati biometrici ed una cerimonia pubblica trasmessa per televisione, durante la quale il soggetto presta giuramento sul corano.
Inoltre, per agevolare il suo ingresso in società gli viene offerto un lavoro.
Nell’ultimo semestre, sono stati circa 480 i reintegrati di cui circa 170 nel periodo del Ramadan.
Inoltre, allo stato attuale ci sono ulteriori 52 candidati e altri 262 ex-insurgents che hanno richiesto di far parte del programma.
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