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Olivi: «No ad una liberalizzazione senza limiti»

L'assessore provinciale al commercio manifesta la propria contrarietà al decreto Monti sulla liberalizzazione degli orari dei negozi su scala nazionale

«Favorita la grande distribuzione e danneggiate le piccole e medie imprese. Scarsa attenzione al tema della qualità del lavoro. Il Trentino ha scelto un suo modello di commercio improntato alla libertà dell'impresa ma con regole che tutelano la specificità del nostro contesto.»
«Sono del parere che il Trentino non debba applicare in toto il decreto Monti sulla liberalizzazione integrale in materia di commercio ed in questo senso proporrò alla Giunta provinciale di mantenere e valorizzare l'impianto della nostra riforma.»
 
A dichiararlo è l'assessore all'industria, artigianato e commercio della Provincia autonoma di Trento, Alessandro Olivi, a fronte del dibattito in corso in queste ore a livello nazionale in seguito all'applicazione, in alcuni comuni italiani, dei nuovi regimi di liberalizzazione degli orari dei negozi.
Per l'assessore Olivi, infatti, deve valere come norma di riferimento la legge 17/2010 da egli stesso proposta.
«La legge provinciale - commenta ancora Alessandro Olivi - è stata approvata dal Consiglio nel febbraio 2010 ed è frutto di un serrato confronto e dibattito con le categorie, le parti sociali e le diverse forze politiche, e rappresenta un punto di equilibrio tra apertura al mercato e alla concorrenza e valorizzazione delle prerogative della nostra comunità autonoma.»
 
Diverse le motivazioni espresse dall'assessore provinciale Alessandro Olivi, contrario ad introdurre un regime di liberalizzazione generalizzata degli orari dei negozi, sia dal punto di vista del merito, sia sotto il profilo delle prerogative dell'Autonomia speciale del Trentino.
Dal punto di vista del merito, al primo posto vanno tenuti presente le peculiarità del territorio.
«Il Trentino non deve trasformarsi in una piattaforma commerciale in cui tutto è omologato - chiarisce al proposito l'assessore Olivi - e dove non si tiene in considerazione né la specificità del territorio, ovvero la diversità fra le diverse zone,  né le caratteristiche della rete distributiva che è ben diversa dalle grandi concentrazioni commerciali presenti nelle aree maggiormente urbanizzate. A me non piace l'idea di un Trentino eguale a Roma, eguale a Milano, o peggio ancora modello Las Vegas. Dobbiamo puntare di più a costruire una proposta originale, che punti sulla qualità e non sulla mera quantità.»
 
Bisogna inoltre tenere in conto che la nostra legge non ha certo posti limiti alla libera iniziativa delle imprese.
«Primi in Italia abbiamo introdotto meccanismi innovativi sia nel settore della programmazione commerciale delle strutture di vendita, sia in materia di orari di aperture - prosegue ancora l'assessore Olivi. - Non si tratta di essere contrari alla liberalizzazione come principio - si pensi solo che siamo stati i primi e oggi unici in Italia a liberalizzare i saldi garantendo totale autonomia decisionale alle imprese - quanto piuttosto di costruire un modello flessibile, che rispetti le vocazioni di un territorio. Infatti la legge liberalizza gli orari e le aperture nei quasi novanta comuni turistici, mentre detta alcuni criteri diversi per i comuni a prevalente vocazione urbana, dove comunque le amministrazioni comunali hanno ricevuto dalla Provincia una forte autonomia decisionale.»
 
E' necessario tutelare la specifica rete delle medie e piccole imprese trentine.
«Ritengo che la totale liberalizzazione - aggiunge Alessandro Olivi - sia un favore alla grande distribuzione organizzata e rappresenti al contrario un rischio molto elevato alla capacità di tenuta dei piccoli e medi negozi, soprattutto quelli dei centri storici che invece sono al centro dell'attenzione della legge provinciale sul commercio. La legge 17/2010, infatti, vuole proprio riequilibrare un po' lo stato dell'arte fra centri storici e centri commerciali, dando maggiore protagonismo alla rete delle piccole e medie imprese e frenando la speculazione commerciale.»
 
Infine non va dimenticato il tema della qualità del lavoro.
«Proprio in un sistema di piccole e medie imprese è necessario disciplinare questa materia in modo tale da consentire alle lavoratrici e ai lavoratori di non essere stritolati da una logica del lavoro quasi a cottimo - commenta Olivi. - Con la legge provinciale in questo settore abbiamo cercato di coniugare le nuove opportunità offerte alle imprese con la sostenibilità sociale. E su questo auspico che ci sia la condivisione e il sostegno anche delle associazioni di categoria e dei sindacati.»
 
L'assessore provinciale Alessandro Olivi si dice inoltre contrario a recepire integralmente la norma statale anche sotto il profilo della difesa delle prerogative dell'Autonomia trentina.

«Ho dubbi sul fatto che lo Stato possa varare una norma che abbia efficacia su tutto il territorio nazionale senza tenere conto delle competenze delle regioni e delle province autonome. Nel nostro caso sono dubbi confortati dal fatto che lo Stato ha normato questa liberalizzazione inserendola nella parte di legislazione che riguarda il commercio, dove la Provincia autonoma di Trento ha una propria competenza seppure secondaria che le consente di legiferare in via autonoma. E noi una nostra legge l'abbiamo. Si tratta ora di capire se quest'ultima contrasta con principi di carattere generale fissati dallo Stato. Se tra questi vi è quello della libera concorrenza, personalmente ritengo che la riforma attuata in Trentino garantisca il rispetto di questo principio, avendolo semplicemente declinato in modo autonomo nel rispetto delle vocazioni del nostro territorio.»

«Sta di fatto, in ogni caso, che in base alla norma dello statuto, la legge nazionale non si applica direttamente ma vi è solo l'obbligo di adeguamento entro il termine di sei mesi durante la quale vige la nostra disciplina. Ritengo debba essere ovviamente aperto un confronto con lo Stato per valutare la possibilità di norme di coordinamento tra le due discipline che non stravolgano la nostra legge.

«Infine, da quanto leggo sui giornali nazionali in questi giorni ho l'impressione che la mia non sia una posizione isolata, visto che tra gli altri il governatore della Toscana e i colleghi assessori di Piemonte e Lombardia hanno espresso riserve rispetto al decreto del governo. Se i dubbi vengono a loro, figuriamo a noi....»

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