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Fezzi: «Percorsi differenti, ma il movimento non è spaccato»

Il presidente della Cooperazione trentina è intervenuto all’assemblea Fedecasse dove è emerso che non si potrà costituire un unico gruppo bancario nazionale

Il presidente della Cooperazione Trentina Mauro Fezzi è intervenuto oggi a Roma all’assemblea di Federcasse, dove si è preso atto della mancanza di condizioni per la costituzione di un unico gruppo bancario nazionale.
«Il credito cooperativo – ha detto Fezzi – sta scegliendo percorsi imprenditoriali alternativi per interpretare con diverse sensibilità il concetto di banca territoriale cooperativa.
«Nessuna volontà di spaccatura, ma coerenza con la propria visione imprenditoriale. Bene ha fatto Cassa Centrale Banca a relazionarsi con i territori.
«Invito a non considerare chiusa la partita: In futuro servirà condivisione su molte questione aperte, dalla gestione dei Fondi di garanzia alle assicurazioni.»
Di seguito l’intervento integrale.

Sono presidente della Cooperazione Trentina dal 14 ottobre di quest’anno. Il giorno precedente, il 13 ottobre, Cassa Centrale Banca ha presentato a Verona alle Bcc italiane il suo piano industriale di capogruppo, alternativo all’ipotesi di gruppo unitario del credito cooperativo nazionale.
Un progetto che ha guadagnato sul campo credibilità e fiducia da parte di tante Bcc italiane.
Sono piovute molte accuse in questi mesi a Cassa Centrale Banca di voler spaccare il movimento. Infatti per molto tempo si è lavorato per creare le condizioni affinché il credito cooperativo italiano fosse rappresentato da una unica capogruppo.
Un auspicio condiviso da tutti i soggetti, che però con il tempo ha perso forza e autorevolezza a favore dell’ipotesi di creare due soggetti nazionali diversi.
Io non credo che questo progetto sia frutto di mancanza di responsabilità o scarsa sensibilità istituzionale.
 
Sull’opportunità di realizzare il gruppo unico sono d’accordo in tanti, ed è bene che sia così. Tuttavia, credo si sia fatta un po’ di confusione tra l’assetto organizzativo-industriale, che con la riforma assume un particolare rilievo, e il patrimonio valoriale e di “missione” che tiene insieme le imprese cooperative.
Nessuno deve scandalizzarsi se nella costruzione “dal basso” di un progetto imprenditoriale sono emersi elementi che hanno portato a percorsi diversi e non compatibili tra di loro.
Ritengo invece che Cassa Centrale Banca abbia mostrato responsabilità e coerenza nell’agganciare ai territori il proprio progetto e a cercare la condivisione tra le banche cooperative.
Dobbiamo anche intenderci sul significato delle parole. Qui non si tratta di spaccare il movimento, perché partiamo da una base di Bcc e Rurali molto autonome e diversificate e non da un monolite organizzato e diretto a livello centralizzato, bensì costituito in due soggetti bancari diversi, che nel tempo erano alternativi.
Più semplicemente questo movimento sta scegliendo percorsi imprenditoriali alternativi per interpretare con diverse sensibilità un unico concetto, che è quello di banca territoriale cooperativa.
 
Il tempo giocava contro Cassa Centrale Banca, posto che fino all'estate non si è mossa, diversamente da Iccrea, e questo giustifica l’accelerazione degli ultimi mesi.
L'assemblea di oggi deve prendere atto quindi – auspico con serenità – che esistono due percorsi alternativi, ma invito tutti a non considerare chiusa la partita del credito cooperativo.
Ci sono altre questioni su cui il credito cooperativo è chiamato ad agire in maniera condivisa: penso in particolare alla gestione dei Fondi di garanzia, ma anche alla partita assicurativa solo per fare due esempi. Sono certo che saranno molti i dossier in cui ci sarà la possibilità di lavorare assieme.
In questo, il ruolo di Federcasse, che deve rappresentare tutti in egual misura, è particolarmente importante affinché una sana competizione tra diversi soggetti industriali non si trasformi in aggressione degli uni contro gli altri sui vari territori.
Di questo il movimento non ha proprio bisogno, specie in questa fase di epocale trasformazione.
E ciò anche per coltivare la speranza che domani, percorsi dei tratti di strada ognuno sulle proprie posizioni, possano emergere le condizioni per mettere insieme ciò che parte da esperienze diverse.
 
Mauro Fezzi

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