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Donne in cooperazione alla ricerca di un nuovo welfare

I risultati della ricerca condotta sui «Modelli di conciliazione dei tempi di vita e lavoro nella Cooperazione Trentina»

Le soluzioni di conciliazione attivate dalle cooperative trentine possono essere la base per la creazione di nuovi servizi di welfare a vantaggio di tutta la comunità.
È quanto è emerso nel corso del seminario organizzato dall’associazione Donne in cooperazione per presentare i risultati della ricerca condotta sui «Modelli di conciliazione dei tempi di vita e lavoro nella Cooperazione Trentina».
Un progetto a cui l’associazione sta già lavorando con progetti di comunicazione e sensibilizzazione, presentati all’assemblea annuale che si è tenuta al termine del seminario.

Le cooperative che hanno attivato misure specifiche a favore della conciliazione dei tempi di vita e lavoro sono imprese con un fatturato alto, un alto numero di dipendenti, una componente femminile elevata, e che presentano diversi elementi di innovazione.
È quanto emerge dai risultati della ricerca sui «Modelli di conciliazione dei tempi di vita e lavoro nella Cooperazione Trentina» realizzata dall’associazione Donne in cooperazione in partnership con la cooperativa Computer Learning e l’Università degli studi di Trento e con il supporto della Federazione Trentina della Cooperazione.
Tra gli obiettivi della ricerca individuare buone prassi e campi di azione per sviluppare progetti di welfare cooperativo a beneficio di tutto il territorio.
«La conciliazione dei tempi di vita e lavoro – ha commentato la vicepresidente della Cooperazione Trentina Marina Castaldo aprendo i lavori – rappresenta non solo un elemento cruciale e strategico per il benessere organizzativo delle lavoratrici e dei lavoratori, ma anche un’opportunità di innovazione, miglioramento dell’efficienza organizzativa e vantaggio competitivo per le imprese cooperative.»
«In quest’ottica – ha aggiunto la presidente delle Donne in cooperazione Nadia Martinelli – la nostra associazione ha realizzato numerosi progetti e avviato una diffusa campagna di sensibilizzazione per diffondere una cultura della conciliazione.
«Troppo spesso le misure di conciliazione vengono infatti viste come una necessità femminile, mentre rappresenta una questione sociale che interessa tutta la comunità.»
 
 I risultati e le prospettive future 
La ricerca si è sviluppata in un contesto segnato dalle difficoltà legate alla crisi economica.
«Una situazione che ha frenato in parte l’adozione di soluzioni organizzative attente alle esigenze di conciliazione – ha commentato Barbara Poggio, coordinatrice del Centro studi interdisciplinari di genere dell’Università degli studi di Trento – ma ha anche evidenziato come l’impegno sul piano della conciliazione e del welfare aziendale possa avere importanti ricadute sia sul piano del benessere che della soddisfazione organizzativa riducendo assenze, conflittualità interna e abbandoni.»
Il campione analizzato è stato di 65 cooperative, appartenenti a tutti i settori, con un personale composto prevalentemente da donne (61,1%).
Oltre il 55% delle lavoratrici ha un contratto part time o a tempo determinato, mentre i colleghi uomini hanno per lo più inquadramenti a tempo indeterminato (83%).
 
«I dati raccolti – ha spiegato Virginio Amistadi, della cooperativa Computer Learning – hanno portato all’individuazione di tre modelli organizzativi. In quello più all’avanguardia troviamo cooperative con un elevato numero di dipendenti, per lo più donne (71,4%), un fatturato alto, che hanno introdotto elementi di innovazione, misure specifiche a favore della conciliazione, e sistemi di rendicontazione e valutazione dei risultati raggiunti.
«Seguono le cooperative di transizione, con una distribuzione di genere equilibrata (donne 48,1%), che in molti casi hanno adottato strumenti di rendicontazione come il bilancio sociale (59,3%) e misure di conciliazione (55,6%), ma sono ancora poco propense ad attivare percorsi formativi e di valutazione delle buone pratiche.
«Infine, troviamo le cooperative con un approccio tradizionale alla conciliazione, con un numero di dipendenti medio/basso, poco propense ad attivare iniziative volte a favorire la conciliazione.»
 
Gli strumenti messi in campo per favorire la conciliazione all’interno delle organizzazioni riguardano l’orario di lavoro (con l’introduzione di orari part time, flessibilità, banca ore e congedo parentale), la predisposizione di spazi a disposizione, ad esempio, per consumare i pasti, magari con i propri familiari, attività di supporto, come la possibilità di fare acquisti on line, di generi alimentari e non, con consegna in ufficio, servizi di informazione su permessi e aspettativa, disponibilità di centri estivi e percorsi formativi mirati.
Dopo la presentazione dei risultati emersi, sono state approfondite le opportunità di crescita e l’impatto economico positivo per le aziende derivanti dall’adozione di misure di conciliazione grazie all’intervento di Mariangela Franch, docente dell’Università degli studi di Trento.
È stato poi dato spazio al racconto di alcune buone prassi attivate in Trentino, come il portale Familydea dedicato ai servizi alla famiglia e presentato da Francesca Gennai di Consolida, e fuori dal territorio provinciale, come la rete Moltiplica, un sistema di welfare aziendale e territoriale, raccontata da Claudia Filippi, di Confcooperative Padova.
In chiusura, Luciano Malfer, dell’Agenzia della Famiglia della Provincia Autonoma di Trento, ha approfondito le prospettive future dei percorsi di welfare territoriale in Trentino.
 
 L’impegno delle Donne in cooperazione 
Al termine del seminario si è riunita l’assemblea annuale delle Donne in cooperazione, associazione che riunisce 259 iscritte, tra cui 26 uomini.
Dopo aver illustrato le diverse attività portate a termine nel corso del 2015, sono state presentate le nuove iniziative in programma, tra cui alcuni percorsi formativi volti ad aumentare la consapevolezza sui temi legati all’uguaglianza di genere.
Confermate per il 2016 le iniziative di promozione già avviate sul territorio in collaborazione con cooperative e associazioni locali, l’impegno per la diffusione di una corretta comunicazione, avviato con il progetto «Generi di comunicazione», e la crescita della rete di relazioni, a livello sia locale che nazionale, che coinvolgerà tra l’altro la Commissione dirigenti cooperatrici di Confcooperative per una giornata di studio.
Nel corso dell’assemblea è emersa inoltre la volontà di proseguire l’impegno per il raggiungimento di una «Democrazia paritaria».
«Apprezziamo – ha commenta Simonetta Fedrizzi, presidente della Commissione provinciale pari opportunità – l’attenzione della Cooperazione Trentina ai processi di rinnovamento democratico del nostro territorio.»

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