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Perché l’Autonomia deve difendere il Credito cooperativo

Rossi e Fracalossi sulla riforma del credito cooperativo: «L'esperienza del sistema trentino del credito è un patrimonio indivisibile»

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Stamani c’è stato l'incontro della Giunta provinciale con i vertici della Federazione delle Cooperative per parlare del decreto che riforma il credito, nel corso del quale è stata valutata la posizione che il Trentino ha assunto nei confronti della riforma che si sta realizzando in Italia, con un decreto che dovrà essere convertito in legge dal Parlamento.
«Oggi abbiamo verificato e condiviso con il presidente della Federazione Giorgio Fracalossi la strategia complessiva del credito cooperativo nei confronti della riforma che si profila a livello nazionale, – ha detto Rossi in conferenza stampa. – In gioco ci sono dei valori importanti che dobbiamo difendere, tanto più qui in Trentino, terra che ha fatto da apripista allo spirito cooperativistico.
«In primo luogo quello dell'autonomia, sia della singola banca sia del sistema delle casse trentine all'interno del sistema nazionale. Credo che ci siano delle buone possibilità di fare valere il nostro ruolo e il nostro peso.
«L'altro valore è di carattere sia sociale che economico, ed è importantissimo: è il valore generato dall'impostazione industriale maturata già da diversi anni dal sistema trentino. Grazie ad essa molte banche cooperative fuori dal Trentino utilizzano i servizi e le competenze di società e di banche che lavorano sul nostro territorio. Questa capacità di stare anche fuori dai nostri confini genera ricadute economiche e occupazionali importanti sul territorio.
«Immaginare di trattare la partita del credito cooperativo trentino dentro un gruppo nazionale coltivando l'idea che il nostro credito possa tornare ad operare solamente nel recinto dei nostri confini evidentemente metterebbe molto in difficoltà questo valore.
«La strategia deve essere dunque quella di essere protagonisti della sfida nazionale coltivando però quell'autonomia che giustamente la nostra Federazione della cooperazione e le nostre banche rivendicano.
«A Roma nei giorni scorsi – ha aggiunto Rossi – mi è parso comunque di cogliere la volontà di modificare i passaggi più controversi del decreto, recependo le osservazioni che anche il nostro sistema della cooperazione ha avanzato.»
 
«Stiamo partecipando ad un progetto importante a livello nazionale – ha detto Fracalossi. – Da una parte vorremmo che il decreto venisse modificato, perché permettere alle banche cooperative di trasformarsi in società per azioni semplicemente pagando un'imposta sostitutiva secondo noi mina alla radice il fondamento della cooperazione.
«Non si può trasformare in questo modo un bene collettivo, quello della cooperativa, in un bene disponibile.
«Dall'altro siano consapevoli del peso che il modello trentino assume a livello nazionale. Abbiamo le competenze, abbiamo società importanti, in questi anni siamo riusciti ad esportare molto del Trentino al resto dell'Italia, e quindi siamo consci del ruolo che possiamo giocare.
 
Unmo dei punti più controversi sta nell’indivisibilità dei patrimoni delle Casse Rurali.
Se un socio entra in una Banca di Credito Cooperativo versa una quota. Se poi se ne va, riceve di ritorno la stessa quota versata, perché l’incremento patrimoniale della Cassa non gli appartiene. Appartiene alla cooperativa, a tutta la gente, in poche parole al «Sistema Trentino».
Farne una Spa non può attribuire ai soci il patrimonio creato nel tempo perché non appartiene al socio.
Se una operativa viene sciolta, il plusvalore deve seguire le linee dettate dagli statuti del Credito Cooperativo.
Per questo l’impianto legislativo in discussione a Roma va rivisto tenendo conto che il grande valore accumulato nel tempo dal sistema del Credito cooperativo è un patrimonio indivisibile, paragonabile in termini concettuali a quello del volontariato, dove i fini di lucro non esistono.

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