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Casse Rurali dell’Alta Valsugana, parte il percorso di fusione

La «Cassa Rurale Alta Valsugana» sarà tra le prime in Trentino per dimensioni: raccolta di 1,68 miliardi, impieghi per 1,15, patrimonio di oltre 180 milioni

Via libera dai rispettivi consigli di amministrazione, a maggio le assemblee dei soci. Obiettivo: arrivare all’operatività dal primo luglio.
Si chiamerà «Cassa Rurale Alta Valsugana» e sarà tra le prime in Trentino per dimensioni, con una raccolta di 1,68 miliardi e impieghi per 1,15.
Sarà molto solida, con un patrimonio di oltre 180 milioni e un indice di solidità (CET1 Ratio) superiore al 17%.
Saranno garantiti l’occupazione e il presidio sul territorio.

Il nome c’è, si chiamerà «Cassa Rurale Alta Valsugana», e sarà un istituto di credito formato dalle attuali quattro Casse Rurali di Pergine, Caldonazzo, Levico Terme e Pinetana Fornace e Seregnano.
Il percorso che potrebbe portare alla fusione (l’ultima parola spetta sempre ai soci) è stato definito oggi in una riunione operativa tra i presidenti e direttori dei quattro istituti, dopo che i rispettivi consigli di amministrazione avevano approvato nei giorni scorsi il piano complessivo.
Il progetto di fusione è stato consegnato in Banca d’Italia lo scorso 22 gennaio per l’approvazione. Nel mese di maggio sono previste le assemblee straordinarie dei soci che dovranno dare il via libera.
L’obiettivo è di rendere operativa la nuova Rurale già dal primo luglio. Nel corso dello stesso mese dovrebbe svolgersi la prima assemblea con l’elezione degli organi sociali.
Secondo il progetto di fusione, per un periodo iniziale (il primo mandato triennale) saranno rispettate le rappresentanze territoriali: il consiglio di amministrazione sarà composto da otto membri, due consiglieri a testa provenienti dai quattro territori di competenza più il presidente che sarà espressione della Rurale di Pergine, in quanto incorporante.
Le altre Rurali saranno comunque rappresentate in organismi istituzionali del nuovo istituto bancario.
La direzione sarà affidata a Paolo Carazzai, da pochi mesi direttore della Rurale di Pergine.
 
 Una realtà molto solida 
La nuova Rurale - dopo una impegnativa operazione di accantonamenti prudenziali a fronte di possibili svalutazioni del credito e garanzie ad esso collegate, che porterà alla copertura media dei crediti deteriorati attorno al 45% (attualmente il totale di sofferenze e inadempienze probabili, ex incagli, ammonta a circa il 30%) - partirà con una solida dotazione patrimoniale: 180 milioni di euro.
L’indice di patrimonializzazione (Core Tier1) raggiungerà il 17,8%, una soglia molto più elevata rispetto a quanto richiesto dalle autorità di vigilanza (10,5%) ma anche al di sopra della media del sistema bancario nazionale e locale.
La raccolta totale di partenza (bilanci 2014) ammonta a 1,68 miliardi di euro, i crediti a 1,15 miliardi, per un totale di 2,8 miliardi di masse amministrate. I soci della nuova Rurale saranno 10.098, i dipendenti oltre duecento, distribuiti in 27 filiali.
Sarà compito dei nuovi amministratori attuare, sulla base di quanto già presentato in Banca d’Italia, un piano industriale che disegni la presenza sul territorio e l’organizzazione dell’istituto, mantenendo invariate le esigenze di solidarietà, relazione con la comunità e presidio territoriale che sono proprie di ogni impresa cooperativa.
Occorrerà molto probabilmente ridefinire l’operatività degli sportelli, che non avranno più una funzione generalista ma saranno convertiti alla consulenza e al servizio personalizzato.
Una riorganizzazione che non prevede esuberi di personale, a fronte di nuovi servizi alla clientela.
 
 Perché la fusione 
La motivazione principale può apparire perfino banale: è cambiato il mondo, è cambiato il modo di fare banca. La tecnologia è destinata a modificare radicalmente il rapporto con un istituto di credito. Che deve reagire e riorganizzarsi.
Inoltre la crisi del 2008 ha lasciato sul terreno scorie velenose - nel gergo bancario si chiamano “crediti deteriorati” - che vanno gestite.
Le Casse Rurali, al pari di ogni altro istituto bancario e con qualche responsabilità sociale in più, hanno l’obbligo di interrogarsi sul proprio futuro e individuare le migliori strategie per evolvere verso un domani che garantisca le nuove generazioni.
Lo spirito stesso della cooperazione, che è solidarietà e collaborazione, impone di trovare soluzioni in nome di un ideale che va ben oltre le persone e i campanili.
Non una fusione per necessità, quindi, ma per opportunità.
La nuova Cassa saprà interpretare al meglio le esigenze delle famiglie e delle imprese e contribuire a trainare una ripresa che nell’area fatica ancora a manifestarsi.
Una Rurale solida, ben patrimonializzata e adeguatamente organizzata rappresenta la migliore premessa per garantire il sostegno all’economia locale.

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