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Cooperazione e soldi pubblici: il «j'accuse!» di Via Segantini 10

«Basta pregiudizi sui finanziamenti alla cooperazione»

Con la periodicità regolare e inarrestabile dei fiumi carsici, che appaiono e scompaiono senza apparenti ragioni logiche, qualche soggetto attacca la Cooperazione trentina perché «prende più soldi degli altri settori economici».
Puntuale, senza perdere una battuta, gli fa eco la Federazione trentina dei consorzi cooperativi per smentire: «La legge provinciale sugli incentivi all'economia è unica e non fa distinzione tra i soggetti giuridici».
Ecco il comunicato della Cooperazione.

Ci risiamo. L'ennesimo intervento «a gamba tesa» sui finanziamenti pubblici alla cooperazione ci costringe a ribadire ancora una volta lo stesso concetto: alla cooperazione non va un euro in più rispetto agli altri settori economici.
Come è ampiamente noto, la legge provinciale n. 6 sull'economia è unica, non fa distinzione tra forme di impresa e comprende tutti i settori con l'eccezione del credito e dell'agricoltura.
Va assolutamente rispedita al mittente l'affermazione contenuta nel titolo «Il Bistrot è finanziato e a noi privati niente».

L'intervento sull'Adige di oggi da parte della signora Giulia De Pretis, titolare di un albergo a Mezzocorona, si riferisce all'apertura di un bar integrato nel nuovo negozio della Famiglia Cooperativa di Mezzocorona e San Michele.
Un radicale intervento di ristrutturazione che comprende anche il «bistrot» aperto peraltro con lo stesso orario del negozio.
Non entriamo nel merito delle opinioni circa l'opportunità o meno dell'apertura. Ognuno è libero di pensarla come vuole.

Ma non possiamo accettare che per argomentare si usino affermazioni false nei confronti delle cooperative, che generano sfiducia e disaffezione nelle persone che le leggono, soprattutto in un periodo come questo dove i cittadini pongono giustamente molta attenzione all'utilizzo delle risorse pubbliche.

Un po' di chiarezza
Proviamo quindi a fare un po' di chiarezza: innanzitutto non può esserci alcuna contrapposizione tra cooperazione e «privati», semplicemente perché è privata anche la cooperazione, e se la gioca alla pari con tutti i soggetti sul mercato. L'unica differenza - che conferisce alla cooperazione una sorta di rilevanza «pubblica» - è il numero dei proprietari (i soci), che sono in genere qualche centinaia o migliaia. Nel caso della Famiglia Cooperativa di Mezzocorona, i proprietari sono 1.800 soci.
A questa speciale società a proprietà collettiva la Costituzione riserva una particolare tutela per la «funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità e senza fini di speculazione privata».
L'unica, residuale forma di incentivo che ancora è in capo alla cooperazione è una parziale riduzione della tassazione degli utili, che però vanno ad incrementare il patrimonio della cooperativa e in nessun modo potranno mai essere distribuiti ai soci.
Se una cooperativa chiude, il suo patrimonio viene devoluto ad un fondo di promozione di tutta la cooperazione, che in Trentino si chiama Promocoop.
Se la signora de Pretis decidesse di vendere il proprio albergo, giustamente pretenderebbe di intascare i soldi della transazione.

I contributi per la realizzazione del «Bistrot» a Mezzocorona
Per quanto riguarda l'investimento realizzato dalla Famiglia Cooperativa a Mezzocorona, la ristrutturazione dell'intero compendio di 300 metri quadrati è costata circa 700mila euro.
Il bistrot occupa circa un terzo della superficie.
La cooperativa, come qualsiasi altra impresa, ha chiesto un contributo sulla legge 6 dell'economia. Se sarà accordato, non potrà superare il 20% sulla spesa ammessa di 700 euro a metro quadrato. Quindi massimo 42 mila euro per tutto il complesso. A spanne, 14 mila euro per il bistrot.
A questo si dovrebbe aggiungere il contributo del 7,5% sulle attrezzature e arredi, che sono costati circa 60mila euro. Quindi altri 4.500 euro. Punto.
Ripetiamo: la stessa cosa avrebbe potuto farla qualsiasi altro operatore economico privato, indipendentemente dalla forma societaria di impresa.
Forniamo un elemento in più, recuperando i dati pubblicati giusto venerdì scorso dai giornali.
Negli ultimi otto anni gli aiuti pubblici sugli investimenti delle imprese trentine sono ammontati a 453 milioni di euro.
Di questi, alla cooperazione ne sono andati 10,7, pari al 2,3%.
Questo è quanto, e speriamo sia sufficiente. Ci chiediamo solo quante volte ancora dovremo ripetere le stesse cose.

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