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Avrebbe diffamato l'azienda sul proprio profilo di Facebook

Il giudizio di primo grado a favore del lavoratore, il ricorso ribalta il provvedimento

Il fatto non è di abissale importanza, ma il fatto che venga celebrato un processo per i contenuti espressi sul profilo di Facebook merita comunque una certa attenzione.

L'Ufficio stampa della Cooperazione trentina ci ha inoltrato un comunicato, a sua volta ricevuto da Trento Sviluppo, che riguarda il caso del lavoratore Paolo Rossato, impiegato nel reparto macelleria presso Coop Superstore, portato in giudizio dalla società Trento Sviluppo srl per aver «diffuso notizie false e diffamatorie sul proprio profilo (o presunto tale) di Facebook».

Il lavoratore in un primo grado di giudizio era stato assolto da questa accusa e riammesso al suo posto di lavoro.
Ora il Tribunale di Trento ha accolto, seppure in sede di accertamento sommario, il reclamo dell'azienda ribaltando il provvedimento di primo grado.

Questo il sunto dei fatti secondo il comunicato di Trento Sviluppo

Il 4 febbraio scorso il signor Paolo Rossato ha dato alle cronache, nel corso di una conferenza stampa, la notizia di avere ottenuto soddisfazione dal Giudice del Lavoro di Trento in procedimento d'urgenza che lo vedeva contrapposto a Trento Sviluppo srl, consegnando ai giornali copia del provvedimento del giudice e chiedendo di darne la massima diffusione.
Il provvedimento conteneva riportate frasi pacificamente diffamanti e false che erano apparse su un profilo Facebook a lui riferibile.
Ciò ha causato un grave danno di immagine alla Trento Sviluppo.
Ora il Tribunale di Trento con ordinanza dd. 24.03.2011 ha accolto il reclamo di Trento Sviluppo contro il provvedimento di primo grado ritenendo che vi fossero indizi gravi precisi e concordanti della responsabilità del Rossato, sia pure in sede di sommario accertamento, in ordine alla diffamazione e alla diffusione della notizia falsa sul profilo a lui direttamente attribuibile: o perché egli ne è l'autore o perché a conoscenza del reale autore non ne ha voluto rivelare l'identità (il giudice peraltro mostra di credere alla prima delle due affermazioni).


Naturalmente giova ricordare che si tratta di un provvedimento sommario, cui potrà seguire un giudizio di merito.
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