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«Gli uomini del latte», la storia lattiero casearia del Trentino

Silvano Dalpiaz racconta in trecento pagine di testo e di foto i fatti salienti che hanno accompagnato gli ultimi sessant'anni del latte trentino

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Le persone, le imprese, i successi e le difficoltà di un settore che ha vissuto sessant’anni della propria storia sempre a cavallo tra tradizione e innovazione, tra cadute e ripartenze.
Ma che ha saputo costruire una filiera, quella lattiero casearia di montagna, che oggi in tanti ci invidiano.
 
L’organizzazione in cooperativa dei caseifici ha consentito di organizzare tante piccole realtà altrimenti disperse sul territorio, unirle e attraverso i consorzi – prima due, poi uno unico, il Concast Trentingrana – promuovere i prodotti sul mercato con capacità ed efficienza.
Stamani la presentazione del libro nella sede di Concast Trentingrana in via Bregenz.
 
«Un volume che andrebbe distribuito nelle scuole» ha esordito l’assessore alla cooperazione Tiziano Mellarini.
Per Michele Dallapiccola, assessore all’agricoltura, questo libro rende il giusto omaggio a chi dedica a questa attività 24 ore al giorno, con costanza e passione
 
Alla presentazione hanno partecipato molti protagonisti raccontati nel libro, tra cui i due presidenti precedenti a Zucal, Franco Brunori e Marco Bortolameotti che hanno portato le loro testimonianze.
Non è sempre stata una storia facile e lineare.
 
Silvano Dalpiaz, direttore del consorzio per dieci anni tra il 1988 e il 1998, ma presente da 45 anni nel mondo lattiero caseario prima come tecnico dell’ispettorato provinciale dell’agricoltura poi come consulente, racconta l’evolversi degli eventi che hanno portato alla costituzione del grande «polo bianco» trentino senza reticenze, non tacendo l’apporto importante dei contributi pubblici, come il ruolo delle istituzioni pubbliche e cooperative che hanno cercato di stimolare e guidare i processi di crescita.
«Litigate se occorre ma poi rimanete uniti», ha esortato Silvano Dalpiaz. «E fate entrare i giovani nelle cooperative, non possono stare alla finestra.»
 
«Ricordo - afferma ancora l’autore - le discussioni sul modello di sviluppo del settore: un consorzio di secondo grado limitato a un ruolo burocratico e di rappresentanza politico sindacale dei caseifici, oppure un consorzio che regolamentasse tutta l’attività del settore dalla produzione del latte alla sua trasformazione fino alla conservazione e alla vendita dei prodotti derivati.
Dopo qualche momento di sbandamento è stata scelta la seconda soluzione, nella consapevolezza che le dimensioni dei caseifici, anche quelli più grandi, non erano tali da garantire il contenimento dei costi unitari in tutte le fasi della filiera.»
 
Una scelta che non è stato facile portare avanti, ma che ha consentito di garantire una maggiore capacità di penetrazione nel mercato, un riconoscimento dei nostri marchi e soprattutto la possibilità che la qualità, la salubrità e la tipicità dei nostri prodotti siano oggi apprezzate non solo sul territorio nazionale ma anche all’estero.
Pur ammettendo – afferma oggi il presidente di Concast Trentingrana Ivo Zucal - che in taluni casi il settore non è riuscito a concretizzare pienamente i progetti elaborati nel corso degli anni, ritengo si possa affermare senza alcun dubbio che, senza il lavoro del Consorzio, non si sarebbero pienamente valorizzati né il Trentingrana, né i formaggi trentini, né il latte fresco trentino.
 
Gli sforzi profusi per arrivare ad avere l’intero controllo della filiera, fino alla commercializzazione unificata dei formaggi, ci ha permesso di addivenire alla creazione di un modello che da molti ci è invidiato.
Un modello cooperativo in grado di dare risposte concrete ai nostri caseifici, nella maggior parte dei casi di dimensioni medio - piccole, che singolarmente non sarebbero in grado di competere adeguatamente sul mercato.
 
«Sono convinto – prosegue Zucal - che le scelte fatte nel corso degli anni di puntare su prodotti a Denominazione di Origine Protetta, di mantenere il forte legame con il territorio (Qualità Trentino), di non utilizzare alimenti contenenti OGM nell’alimentazione delle bovine, di non utilizzare additivi e conservanti, di addivenire ad una tracciabilità di filiera, sono elementi forti ed identitari che potranno permetterci di essere ancora competitivi sui mercati anche dopo la cessazione del regime delle quote latte.»
Il libro di Dalpiaz si divide in due parti: la prima dedicata alla storia del comparto lattiero caseario, dalle origini dell’assistenza tecnica ai casari e la nascita degli enti e organismi correlati, al Consorzio dei caseifici sociali e del Trentingrana.
 
La seconda parte invece ripercorre i luoghi del latte e del formaggio in Trentino, valle dopo valle.
Molto interessante e utile, alla fine, la cronologia degli eventi più importanti, dal 1947 fino ad oggi.

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