Le Casse Rurali e il credito in tempo di crisi
La crisi economica generale non risparmia le banche, che però non reagiscono tutte alla stessa maniera
Oggi la parola «banca» non è un vocabolo molto popolare. Evoca soprattutto chiusure di fidi e difficoltà di accesso al credito.
Ma le banche soffrono anche per le «sofferenze», ovvero crediti che verosimilmente rischiano di non essere più riscossi.
Si genera quindi una sorta di «corto circuito» tra banche e clienti, con i rubinetti dei crediti che si riducono e i conti degli istituti che peggiorano.
Ma non tutte le banche sono uguali.
Le Casse Rurali, radicate sul territorio e a stretto contatto con i propri clienti, che per la maggior parte sono soci, risentono della crisi come qualsiasi altra impresa, ma tuttavia si differenziano dalle altre banche per una maggiore disponibilità a sostenere le esigenze delle famiglie e delle imprese che chiedono credito.
Sopportandone anche le conseguenze dal punto di vista economico.
I clienti si fidano delle banche. Cresce la raccolta di risparmio
Al 30 settembre scorso la raccolta diretta delle Casse Rurali trentine (principalmente i depositi sui conti correnti e le obbligazioni) ha superato i 13 miliardi di euro, il 2,7% in più dell’anno precedente.
Se consideriamo solo i quattrini depositati sui conti correnti (che rappresentano circa la metà della raccolta diretta), l’aumento è ancora più consistente, il 7,15% in più dell’anno prima.
Meglio le famiglie (+7,75%) rispetto alle imprese (+5,59). Le altre banche che operano in Trentino hanno visto crescere meno i depositi, del 5,39%.
La crisi frena anche la domanda di prestiti
Nell’ultimo triennio la domanda di prestiti è calata del trenta per cento. Colpa della situazione di crisi generale, che si riflette in maniera pesante sugli investimenti e quindi sull’accesso al credito.
Dal canto loro in media le banche operanti sulla piazza trentina hanno visto calare i prestiti del 3,38%.
Anche qui con qualche distinguo.
Le Casse Rurali nell’ultimo anno (dato di settembre) hanno diminuito i prestiti dell’1,54%, le altre banche del 5,49%.
I prestiti alle famiglie delle Rurali sono pressoché stabili (+0,02%), mentre quelli alle imprese sono calati del 2,34%.
L’87,5% delle domande di prestito sono state accolte.
L’altra faccia della medaglia: i crediti in sofferenza
Le Casse Rurali sono gli istituti di credito che più di altri hanno visto crescere le sofferenze, ovvero i debiti non pagati: a fronte di una crescita media provinciale del 40%, i crediti in «sofferenza» nelle Casse Rurali sono aumentati nell’ultimo anno del 55,23%, quelle delle altre banche del 27,84%.
Come già negli anni precedenti, la disponibilità delle Casse Rurali a sostenere l’economia ha comportato ripercussioni evidenti sulla «qualità» degli attivi.
Ma in assoluto la massa di crediti in sofferenza rispetto al totale è inferiore nelle Casse Rurali rispetto alle altre banche: a settembre i crediti in sofferenza delle Rurali erano del 5,86% rispetto al totale degli impieghi, mentre quelli delle altre banche raggiungevano il 7%.
Il patrimonio accumulato in 120 anni di storia dal credito cooperativo trentino sfiora i 2 miliardi di euro, e rappresenta la più solida garanzia di poter far fronte alla crisi con sufficiente serenità.
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