Alimentari: famiglie più attente a cosa comprano
Dal convegno della cooperazione di consumo emergono le nuove abitudini dei consumatori: c’è più attenzione alla qualità dei prodotti e si evitano inutili sprechi
Si va più spesso a fare la spesa, ma si comprano meno cose e, soprattutto, si sta più attenti a quello che si acquista.
È questa la tendenza che contraddistingue il modo di fare la spesa delle famiglie trentine oggi, come è emerso dai dati presentati questo pomeriggio al convegno della cooperazione di consumo organizzato a Trento dalla Federazione Trentina della Cooperazione.
Nell’ultimo anno è aumentato il numero di scontrini emessi, ma ne è diminuito il valore medio.
«Il consumatore – spiega Giuseppe Fedrizzi, responsabile del settore consumo della Federazione Trentina della Cooperazione – preferisce fare la spesa più spesso, comprando meno cose ed evitando così sprechi e acquisti inutili.»
Cambia la quantità di prodotti nel carrello, quindi, ma anche la qualità: la maggior parte dei consumatori, infatti, è più informata e consapevole, più attenta all’ambiente e alla salute.
Al grande ipermercato privilegia il piccolo negozio sotto casa, ed è disposto a pagare un po’ di più per avere la qualità che cerca.
«Garantire qualità a prezzi accessibili è un impegno preciso della cooperazione di consumo – afferma Renato Dalpalù, presidente di Sait – ma talvolta ci scontriamo con le esigenze di mercato che non tengono conto della funzione sociale che contraddistingue l’operato delle nostre cooperative.»
In 201 paesi del Trentino, infatti, le cooperative di consumo rappresentano l’unico esercizio commerciale a disposizione di una comunità costituita da circa 105 mila abitanti.
Una funzione che nei piccoli paesi lontani dai centri più grandi, diventa fondamentale per quanti ci vivono.
«Oltre la metà dei 363 punti vendita gestiti dalle 81 società della cooperazione di consumo in Trentino, che danno lavoro a 1.800 dipendenti, svolgono una funzione prevalentemente sociale – continua Dalpalù – Se dovessimo considerare solo il punto di vista economico non avrebbe senso mantenerli aperti.»
Ecco che in un momento in cui la crisi continua a far sentire i suoi effetti, con un fatturato sostanzialmente stabile rispetto a quello del 2012 (che si attestava sui 345 milioni di euro), mantenere vivo questo servizio, garantendo allo stesso tempo la competitività commerciale dei centri più grandi è sempre più difficile e diventa fondamentale il coinvolgimento degli altri attori del territorio, dalle istituzioni alle associazioni, a quanti hanno a cuore la qualità della vita dei paesi più piccoli e periferici.
Come cambiano le abitudini dei consumatori italiani
Otto italiani su dieci hanno modificato la propria abitudine di spesa.
Albino Russo, responsabile dell’Ufficio studi economici dell’Associazione nazionale delle cooperative di consumatori - Coop, studia le abitudini alimentari degli italiani da vent’anni, e mai si era imbattuto in una crisi come questa.
La spesa alimentare è tornata ai livelli degli Anni Sessanta. Abbiamo smesso di comprare auto, e questo si sapeva.
Viaggiamo di meno, riduciamo all’osso le vacanze, tagliamo gli sprechi dovunque sia possibile. E anche questo è risaputo. Ma il dato che non ci si aspetta è che il 12% delle famiglie italiane fa fatica a costruire una dieta adeguatamente proteica. Insomma, non ha i soldi per la carne.
Nell’ultimo anno sono calati gli acquisti di carne di vitello e manzo del 13%, ed è aumentato il più economico pollo del 14%.
Crollo del pesce ma anche del pane (non si spreca), mentre crescono uova e farina (+10%).
Basta carrelli pieni, a favore di spese più ridotte e prodotti specifici. Addio ai tre per due, i consumatori acquistano solo quello che consumano a breve.
«Gli ultimi due anni sono stati molto difficili per il nostro Paese – ha detto Russo – e gli italiani hanno gestito gli effetti di questa situazione privilegiando gli aspetti più importanti per la qualità della vita, tagliando alcuni eccessi e cercando di limitare gli sprechi.»
Crescono pochi prodotti legati al benessere individuale e calano i consumi di prodotti più cari, come la carne rossa e i pasti pronti, e quelli considerati superflui, come snack, gelati e bevande gassate. A completare il quadro, offrendo il punto di vista dei produttori, sono intervenuti Matthias Gasser e Armando Tamanini, rispettivamente Amministratore delegato e Direttore tecnico della ditta Menz & Gasser, mentre Claudio Toso, responsabile del Dipartimento politiche sociali dell’Associazione cooperative di consumatori del distretto adriatico, ha evidenziato il legame esistente tra l’aspetto commerciale e quello sociale dell’attività delle cooperative di consumo.
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