Cooperazione: Microprestiti per giovani imprenditori? Si può fare
Ne parla l’economista Leonardo Becchetti, intervenuto a Trento al primo di una serie di incontri dal titolo «Microfinanza: una strada solidale per lo sviluppo»
Si può concedere credito a clienti poveri, privi di garanzie patrimoniali, e avere successo?
L’esperienza della Grameen Bank, fondata dal Nobel per la pace Yunus, direbbe di sì. La microfinanza può essere quindi uno strumento di sviluppo sociale nei Paesi in via di sviluppo, ma non solo.
Anche dove il reddito medio risulta elevato, questo sistema permette di raggiungere importanti risultati in termini di inclusione sociale e pari opportunità.
Soprattutto per i giovani con idee imprenditoriali e nessun capitale per realizzarle.
È quanto è emerso dall’incontro con l’economista Leonardo Becchetti, protagonista del primo incontro del ciclo intitolato «Microfinanza: una strada solidale per lo sviluppo», organizzato dall’associazione Giovani Cooperatori per approfondire il tema da più punti di vista: in relazione allo sviluppo delle fasce più deboli della popolazione e delle attività di microimprenditorialità, e come strumento di cambiamento in ottica di sviluppo solidale, sia a livello locale che globale.
«Vista la grande attualità della microfinanza – ha detto la presidente dell’associazione Elena Cetto – abbiamo deciso di dedicare il percorso formativo di quest’anno alla conoscenza di questo sistema, delle sue potenzialità e delle esperienze virtuose già avviate.»
Il prof. Becchetti ha presentato un sistema che in Europa nel 2009 ha visto erogare 84.523 crediti per un portafoglio totale di 828 milioni di euro.
Il sistema di microcrediti è in crescita anche nei paesi sviluppati, tra cui l’Italia.
Nel nostro paese nel 2006 sono stati erogati 331 crediti, tre anni dopo, nel 2009, 1.909.
Il portafoglio è passato da 2,5 milioni di euro a 11, e si è abbassata anche la media del credito erogato, da 7.511 euro nel 2006 a 5.723 euro nel 2009.
«La microfinanza – ha spiegato Becchetti – mette in campo meccanismi in grado di consentire l’accesso al credito alla platea di tutti coloro che non possiedono garanzie patrimoniali e personali e, non ponendosi come traguardo primario la massimizzazione dei profitti ma l’inclusione dei marginalizzati, può accettare coerentemente di comprimere i propri margini a vantaggio del suo obiettivo principale.
«Le risorse prestate con il microcredito – ha aggiunto – non si distruggono ma si moltiplicano alimentando un circuito che coniuga responsabilità e solidarietà.»
Una scommessa anche per le banche tradizionali, in particolare quelle cooperative, le quali potrebbero attivare strumenti non convenzionali per sostenere questo tipo di credito con le necessarie garanzie.
Gli esempi concreti non mancano, dai fondi di garanzia alimentati dalla collettività, ai prestiti di quartiere.
Una grande banca nazionale ha costruito una vera e propria piattaforma, Terzo Valore, che consente alle persone di prestare denaro ai progetti nonprofit in modo diretto, senza intermediari.
Insieme a Becchetti è intervenuto il presidente dell’associazione Microfinanza e Sviluppo Francesco Terreri, il quale ha sostenuto che si sono molte risorse inutilizzate che potrebbero essere reimpiegate nel microcredito.
I progetti da finanziare potrebbero essere molti in tutti i campi, a cominciare dai giovani.
Durante il prossimo incontro, in programma mercoledì 23 ottobre alle 19.30 presso la sede di The Hub a Rovereto, saranno presentate «Esperienze di microfinanza. Come sostenere progetti di microimprenditorialità. Buone prassi».
Seguirà «L’esperienza della Cooperazione Trentina a sostegno di progetti di cooperazione internazionale: opportunità, limiti e prospettive future» mercoledì 20 novembre alle 19.30 presso la sede della Cassa Rurale di Pergine.
Il ciclo di incontri si chiuderà il 27 novembre, alle 19.30 presso la sede dell’associazione Hortus Artieri a Trento, con un «Incontro con una strartupper di successo e spazio per networking».
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