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Assemblea della Cooperazione Trentina: Al centro il lavoro e il valore della persona

Schelfi: difendiamo l’autonomia – Pacher: un asset fondamentale per il Trentino – Gardini: la cooperazione trentina diventi segno di speranza e traino per altri territori

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La 118esima assemblea della Federazione Trentina della Cooperazione, che si è svolta stamattina a Trento, ha fatto il pieno di cooperatori e di autorità.
Dopo la presentazione e la votazione del bilancio 2012, che ha occupato l’intera mattinata, i lavori del pomeriggio sono stati aperti dalla relazione del presidente Diego Schelfi, che ha approfondito l’attività, i problemi e le prospettive del movimento cooperativo trentino.
 
 Alcuni punti della relazione di Schelfi
«La cooperazione ha valore perché mette al centro le persone, specie le più deboli. I buoni politici si riconoscono per saper traguardare qualsiasi problema con l’occhio dei poveri.»
Il presidente della Cooperazione Trentina Diego Schelfi (foto sotto il titolo) ha parlato di una cooperazione curiosa verso il nuovo, attualissima nella formula e dalle forti potenzialità di crescita in settori ancora in parte inesplorati.
Dalle case in legno, all’housing sociale, alla finanza di progetto nei servizi, alla concessione di lavori pubblici, al trattamento di scarti e reflui, ai servizi alle community, tutto ha bisogno di nuove forme collaborative.
 
La potenzialità delle cooperative 
Ci sono categorie che fino a ora non erano state sfiorate dall’idea cooperativa, come la neonata cooperativa di dentisti, che ha aperto nuove potenzialità anche per medici di base, infermieri e libere professioni.
Altro terreno che in Trentino rimane da esplorare, e che potrebbe dare ottimi risultati in termini di impiego, è quello delle public utilities. Tra l'altro questo sarebbe un eccellente luogo di sperimentazione democratica.
«Ognuno deve sentirsi impegnato a creare nuove occasioni di lavoro, specie per i giovani, – ha detto Schelfi. – Le potenzialità delle cooperative nel loro insieme sono enormi.»
 
Il valore dell’Autonomia.
Il presidente della Cooperazione Trentina ha aperto la relazione con una forte difesa dell’Autonomia, rispetto alla quale sembra sia crollata l’attenzione.
«C’è un enorme bisogno di recuperare il concetto di Comunità Autonoma, perché senza Autonomia non c’è nemmeno il Trentino, – ha detto il presidente. – Sì anche al mantenimento e  sviluppo delle Comunità di Valle, per garantire la sopravvivenza dei piccoli comuni.»
 
Il nuovo welfare.
Parlando del welfare, Schelfi ha sostenuto che «la grande emergenza che abbiamo davanti sarà quella di trovare le risorse per aiutare le famiglie in sempre maggiori difficoltà».
Nel campo sanitario e socio assistenziale, le cooperative si stanno organizzando per organizzare servizi diretti ai privati, ma forse questo potrà comportare un calo dell’occupazione in queste imprese, aiutato dal taglio delle risorse che la pubblica amministrazione mette a disposizione per i servizi.
«In ogni caso – ha proseguito Schelfi – ribadiamo che il lucro nella sanità e nel socio-assistenziale è sbagliato e antistorico.»
 
Il tasto dolente degli appalti di servizi.
Capitolo dolente, quello degli appalti di servizi. In Trentino ognuna delle 240 stazioni appaltanti – ad esclusione della Provincia autonoma –fa quello che vuole.
«Non possiamo parlare di lavoro e di buon lavoro in presenza di veri e propri soprusi, persone disoneste che dichiarano una cosa e ne fanno un’altra, – ha affermato Schelfi. – È giunto il tempo che la Federazione cominci a impugnare i bandi, perché le vittime dei disonesti nei servizi sono i giovani precarizzati a vita.»
 
Il caso «Ue.coop».
In merito alla costituzione di una nuova centrale cooperativa nazionale da parte di Coldiretti, Schelfi si è augurato che in Trentino possa essere spianato il solco che divide le organizzazioni a  livello nazionale.
«Condividiamo in pieno le idee di Coldiretti sulla “centralità del contadino”, ma le mettiamo in pratica proprio attraverso la valorizzazione ulteriore del socio nell'impresa cooperativa. Ma se non fosse possibile sanare le divergenze, le cooperative sappiano che non possono stare in entrambe le centrali contemporaneamente.»
 

  
 Le relazioni dei vicepresidenti
Alla relazione di Schelfi, sono seguiti gli interventi dei vicepresidenti della Federazione, che hanno tratteggiato un quadro della situazione dei loro settori.

Marina Castaldo, vicepresidente cooperative di lavoro, servizio, sociali e abitazione.
«Bisogna puntare al lavoro, – ha esordito (foto in basso). – O, meglio, al buon lavoro. Di lavoro ne esiste poco. Oggi ci si rende conto che, alla fine, ciò che conta è il prezzo che, alla fine se è eccessivamente basso, sacrifica il buon lavoro. Amministrazioni pubbliche: sarebbe opportuno un maggior controllo. Dobbiamo mettere a frutto il meglio di ogni persona per fare innovazione partendo dall’uguaglianza, reciprocità e solidarietà.»
 
Renato Dalpalù, vicepresidente settore consumo.
«Abbiamo circa 1000 soci, 3700 collaboratori oltre 500 milioni di fatturato. Sul territorio trentino siamo presenti con 400 punti vendita. Di questi una buona parte non hanno alcun significato di carattere economico.
«Hanno, invece, un significato sociale estremamente rilevante. Il settore della distribuzione è un settore maturo. Oggi si spende mediamente il 10-12% della retribuzione rispetto al 60% del secondo dopoguerra. I prossimi periodi ci chiederanno di fare uno sforzo sui processi aggregativi. Non sono soltanto questioni di fatturati ma anche di risorse umane.»
 
Giorgio Fracalossi, vicepresidente settore Casse Rurali.
«Nel 2012 abbiamo erogato nuovi crediti per 1 miliardo e mezzo di euro. Abbiamo accolto l’89% di domande. Sapevamo che potevano crescere sofferenze e partite incagliate. Ed è stato così.
«Nel 2012 sono arrivate al 15,6% e, purtroppo, stanno ancora crescendo. Nel 2013 continuiamo a fare il nostro lavoro facendo credito a imprese e famiglie. Lo scenario è preoccupante. Ma tutti dobbiamo sentirci impegnati con grande senso di responsabilità e di solidarietà.»
 
Luca Rigotti, vicepresidente cooperative agricole.
«In un momento di crisi il settore agricolo riesce a tenere a livello provinciale e nazionale. Abbiamo un ringiovanimento delle nostre basi sociali ed è un segno di futuro per la nostra economia agricola.
«Le aziende guidate da giovani sono più propense al cambiamento e a seguire le dinamiche che il mercato e la società ci impongono.»
 

 
 Il bilancio della Federazione
Il bilancio 2012 della Federazione registra un volume di ricavi di 22,3 milioni di euro in crescita grazie ai nuovi ricavi da servizi.
In riduzione dell’1% i costi della gestione ordinaria.
L’utile di esercizio si attesta a 104 mila euro.
Nel corso del 2012 la Federazione ha accolto 11 nuove adesioni: quattro cooperative nel settore della produzione e lavoro, due sociali, una di conferimento prodotti agricoli e quattro enti non cooperativi. I collaboratori sono 185 (93 uomini e 92 donne), il 60% laureati, 131 iscritti ad ordini professionali.
 
Il valore sociale dell’azione cooperativa
Il direttore Carlo Dellasega (foto qui sopra) ha misurato il contributo della cooperazione all’economia trentina.
«Oggi tutti i cooperatori possono essere consapevoli e orgogliosi del valore sociale della loro azione nella comunità.»
 
Adesioni in crescita (+40mila nuovi soci nel quinquennio), partecipazione sempre più importante (60.000 soci sono andati all’assemblea della loro cooperativa), impegno verso la comunità rafforzato (19,2 milioni dalle Casse Rurali).
Per 1 euro investito nel mantenere aperti i 200 punti vendita di Famiglia Cooperativa che sono unici negozi dei rispettivi paesi vengono generali 2,9 euro in termini di valore sociale: meno spostamenti, maggiore autonomia anziani, meno inquinamento, più lavoro nei paesi, ecc.
 
I distintivi d’oro della cooperazione
Quest’anno questi riconoscimenti che premiano particolari meriti nel mondo della cooperazione sono stati assegnati a due cooperatori che hanno creduto fortemente nel valore del sistema e si sono impegnati per favorire la coesione: Guido Ghirardini, fondatore e per più mandati presidente del Consorzio Melinda, ed Osvaldo Salvetti, promotore e presidente della cooperativa di lavoro Ecolcoop di Rovereto, improntata rigorosamente all’impegno sociale e civile.
 

 
 Gli interventi degli ospiti
Maurizio Gardini (foto pié di pagina), neo presidente di Confcooperative, organizzazione che raggruppa a livello nazionale più di 20mila cooperative con oltre 3milioni di soci, ha chiesto alla Cooperazione Trentina, «che rappresenta un’eccellenza nel panorama cooperativo italiano», di diventare segno di speranza e traino per gli altri territori, «soprattutto per quella parte di Paese che soffre e non vede prospettive».
L’occupazione e i giovani devono rappresentare le priorità dell’azione della cooperazione italiana.
«Forse occorre mettere mano – ha detto Gardini, riferendosi alla legge Fornero – a una riforma che non era sbagliata ma che è capitata nel momento sbagliato.»
Sul lavoro si devono concentrare con efficacia e rapidità i maggiori sforzi.
 
Numerose le autorità che hanno seguito i lavori della parte pubblica dell’assemblea: consiglieri provinciali dei vari schieramenti, assessori, deputati e senatori, i rappresentanti delle associazioni delle categorie economiche e delle organizzazioni sindacali, la rettrice dell’Università di Trento, il questore di Trento, il Commissariato del Governo, la Banca d’Italia.
 
Alberto Pacher, presidente della Provincia di Trento, ha additato la cooperazione trentina come «parte importante del nostro sistema economico ma anche del nostro ordinamento sociale».
Il fatto che le imprese cooperative tengano è una buona notizia non solo per il movimento ma per l’intero Trentino, «vuol anche dire che esiste una gestione sana». 
Le cooperative rappresentano un asset fondamentale su cui poggiano gran parte degli equilibri economici e sociali del nostro territorio.
Le manovre anticongiunturali avviate in questi anni dalla Provincia per sostenere la nostra economia – ha ricordato Pacher – si basano molto sull’idea di un’impresa diffusa sul territorio e corresponsabilizzata.
«La cooperazione – ha concluso il presidente, –  di fatto è questo.»

 

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