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I soci confermano Diego Schelfi alla presidenza della Federazione

Record di presenze all’assemblea, con ben 440 società rappresentate su un totale di 535, che gli danno il 75,3% dei consensi

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Con 614 voti su 815 presenti, l’assemblea della Federazione della Cooperazione trentina ha detto sì al quarto mandato con il 75,3% delle preferenze.
Il primo commento: «Un confronto democratico e trasparente, anche se a tratti aspro. Proseguiamo sul cammino intrapreso nella continuità, abbiamo dimostrato di saper discutere, lavorerò anche per le persone che la pensano in maniera diversa.»
 
Non era affatto scontato, vista la qualità e l’intensità del dibattito che da qualche mese attraversa la cooperazione trentina. Diego Schelfi aveva chiesto (non aveva alternative, come detta lo statuto) una larga condivisione per presiedere il processo avviato qualche anno fa.
Infatti, doveva presentarsi il 50% più uno degli aventi diritto al voto, i due terzi dei quali doveva esprimersi a favore del presidente uscente dal terzo mandarto.
Questa larga condivisione è arrivata, alle 18 del pomeriggio di oggi, dopo oltre tre ore di dibattito intenso e teso, in una sala della Cooperazione mai così affollata.
 
Vero metà pomeriggio erano presenti 440 società su un totale di 535.
Al momento della votazione erano rappresentati 815 voti, quando ne bastavano 544 per passare.
Il presidente uscente ne ha ottenuti 70 in più, 614, pari al 75,3%.
In dettaglio, 614 a favore, 178 contrari, 11 astensioni, 5 schede bianche e 2 nulle.
Non ci sono dunque dubbi sulla volontà della base a volere ancora lui alla guida.
 
Commentando a caldo la nomina, Diego Schelfi ha voluto ringraziare «tutta la cooperazione, perché abbiamo passato un momento delicato, scontando anche qualche impreparazione, ma abbiamo dato il segno che sappiamo discutere, confrontarci, essere sistema, riconoscere il significato della democrazia.
«Lavorerò anche per le persone che la pensano in modo diverso. Siamo una bella realtà di cui andare orgogliosi.»
Nella presentazione della candidatura, all’inizio dell’assemblea poco prima delle 15, egli aveva nuovamente spiegato i motivi per cui aveva cambiato idea sulla scelta di rimettersi in gioco.
«Aintomo di onestà intellettuale, di ascolto e di assunzione di responsabilità.»
 
Aveva elencato anche una serie di motivi a sostegno di questa scelta di continuità, non per «casta o sete di potere» ma per una «complessa serie di considerazioni inerenti la situazione generale, i rapporti con Roma, la cucitura di alcuni strappi aperti, il superamento di alcune pesanti situazioni di difficoltà. Fino alla necessità che profondi cambiamenti avvenuti ai vertici di importanti segmenti del movimento si sedimentino in un nuovo gruppo dirigente coeso.
«Un gruppo – aveva lasciato intendere – dal quale uscirà la figura adatta a fare il presidente, a cui affidare il testimone.»
 
Continuità quindi, dentro la quale continuare a fare innovazione e aggiornamento organizzativo.
«Il sistema è sano, – aveva concluso. – E contribuiamo alla costruzione di una società coesa e solidale. La cooperazione trentina è cresciuta costantemente in termini di soci, lavoratori, fatturati e patrimonio. Dobbiamo continuare a lavorare al rafforzamento delle nostre imprese, e conservare l’unità della cooperazione.»
 
Tramite questo link l'intervista a Diego Schelfi subito dopo la conferma.
 
Considerazioni opposte da parte del candidato alternativo Sandro Pancher, il quale nel suo lungo intervento ha espresso tutte le perplessità emerse negli ultimi mesi circa la ricandidatura di Schelfi.
«Il mondo cooperativo oggi non ha più la forza e la leggerezza che nell’Ottocento aveva risollevato l’economia, – ha detto Pancher. – Bisogna avere il coraggio di dire le cose come stanno, e non aver paura di cambiare. Oggi serve un altro passo, serve discontinuità.»
 
Erman Bona invece, altro candidato alternativo a Schelfi, si è limitato a dire che il percorso pre assembleare è stato bellissimo, ma che il nuovo presidente dovrà mettere mano subito al sistema di votazioni in assemblea, perché non va bene l’attuale sistema che pesa i voti.
 
Diciassette interventi hanno suggerito diversi modi di leggere la cooperazione: da una parte un sistema di imprese sano che si confronta con il mercato, radicato al territorio ed efficiente, dall’altra un movimento che deve riflettere sui propri errori.
La difesa migliore della cooperazione è venuta da due non trentini come Giovanni di Benedetto, presidente di Itas Assicurazioni e Marco Zanoni, commissario della Cantina LaVis. Il primo ha dichiarato: «Siete un fiore all’occhiello della carta di identità trentina.» Il secondo: «La cooperazione è un patrimonio da tutelare.»
 
Le critiche più severe invece da Mauro Cominotti, presidente della Famiglia Cooperativa di Pinzolo.
«Se il mondo ci conoscesse nell’intimo non ci invidierebbe.»
Più meditato l’intervento della ex vice-presidente Marina Mattarei che aveva sostenuto il candidato Pancher.
«Il conflitto, lo scontro è sempre generatore di ricchezza.»
E Giuliano Beltrami: «Per cambiare ci vuole coraggio.»
 
Le parole più affettuose da Franco Senesi, presidente di Mediocredito.
«Caro Diego, abbiamo ancora bisogno di te, della tua esperienza, della tua autorevolezza, della tua capacità politica e imprenditoriale.»
Come Pompeo Viganò, presidente di Kinè e amico personale: «Serve un atto di riconoscenza per ciò che Diego ha fatto in questi anni.»
 
L’assemblea è proseguita con l’elezione del consiglio di amministrazione, la relazione del presidente uscente e l’approvazione del bilancio.

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