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Cooperfidi/ 2 – La radiografia del credito nella cooperzione

Parlano il direttore della Cooperfiti, Claudio Grassi, e il direttore generale della Cooperazione trentina, Carlo Dellasega

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Molto interessanti gli interventi fatti oggi in occasione della presentazione del bilancio della Cooperfidi, istituto nato espressamente per offrire garanzie alla cooperative trentine.
Al di là dei dati di bilancio, di cui parliamo in altro articolo (vedi), merita dare risalto ai pensieri espressi dal direttore della Cooperfidi Claudio Grassi e dal direttore della Cooperazione Trentina Carlo Dellasega (nella foto, da sinistra, Dellasega e Grassi).
 
«I dati confermano che la crisi c’è – ha precisato il direttore Grassi – ma che possono ancora essere considerati entro i parametri delle variazioni cosiddette fisiologiche.»
In pratica, a monte di tutto sta la struttura particolare del sistema Casse Rurali del Trentino, per cui le situazioni critiche vengono innanzitutto negoziate con i clienti.
«Il coefficiente di rischio rimane invariato nella misura del 6%, – ha confermato rispondendo a una nostra domanda. – Il sistema bancario potrà magari portarsi al 7 o all’8%, ma noi prevediamo di mantenere costante il parametro.»
Il coefficiente di rischio è semplicemente il rapporto tra i prestiti (le garanzie nel caso della Cooperfidi) concessi e le sofferenze. Non è solo un indicatore di criticità, ma un vero e proprio parametro di contabilità finanziaria.
Per fare un esempio concreto, se la Provincia concedesse alla Cooperfidi un fondo di 6 milioni di euro per favorire la concessione di crediti, la cooperativa di garanzia potrebbe finanziare 100 milioni di fidi.
 
«Il 90 percento delle domande di credito vengono concesse. – Ha aggiunto Grassi. – Percentuale che dimostra che la cooperazione è in sostanza sana. Ma ciò non toglie che vengano concessi meno prestiti, per la semplice ragione che sono calate le richieste. Se la crisi si traduce in un minor consumo, infatti, inevitabile che lo sconto commerciale ne risenta in proporzione.»
In pratica è calato il «foglio», il fatturato da portare in banca per lo sconto. La conseguenza è inevitabilmente il calo del margine operativo, ma che allo stato non rappresenta un pericolo di vita per le cooperative.
«Ci sono dei casi in cui è stato necessario chiedere la liquidazione coatta amministrativa – ha continuato – ma perlopiù si tratta di situazioni che sono equilibrate agli asset delle aziende. Il benessere degli anni passati è stato consolidato in investimenti che adesso possono essere considerati importantissimi.»
 
«Attualmente sono in essere 8 miliardi di mutui accesi dalle cooperative trentine presso il sistema di credito cooperativo – ha precisato Grassi, – pari a 90.000 mutui. Ogni anno si libera all’incirca un miliardo di rate pagate e di conseguenza la disponibilità finanziaria da rimettere sul mercato.»
 
Per quanto riguarda il sistema Casse Rurali, di cui ha fatto cenno Claudio Grassi, merita invece riportare quanto ha riferito il direttore generale della Cooperazione trentina Carlo Dellasega, perché è il sunto degli ultimi quattro anni di storia bancaria del nostro Paese.
«Il credito interbancario – ha ricordato il direttore Dellasega – è stato fiorente fino al sorgere della Grande Crisi del 2008. Le banche potevano prestare anche il 150 percento della raccolta perché potevano fare provvista presso altri istituti bancari. La fiducia tra banche era praticamente assoluta e tutto andava d’amore a d’accordo.»
 
«Col nascere della crisi – ha continuato, – è sorto il dubbio che le banche in affari possedessero titoli tossici, ovvero che alla resa dei conti potessero non valere più nulla. Chi era esposto per il 150 percento della provvista è andato avanti finché non è rientrato del proprio debito, poi ha dovuto andare avanti con le sole proprie forze. La conseguenza di questo mancato sifone di scambio si è ripercossa nel taglio a volte anche pesante delle aperture di credito.»
 
Interessante conoscere la ragione della crisi finanziaria delle banche del nostro Paese, perché non trovava giustificazione nella reale situazione di rischio del sistema.
«Per quanto riguarda le Casse rurali, invece, il sistema è diverso. – Ha proseguito Dellasega. – Queste operazioni di credito interbancario venivano e vengono fatte tramite la Cassa Centrale Banca, la SPA costituita dalla Casse Rurali del Trentino.
«Ragione per cui – ha concluso – se ci sono momenti di criticità per il credito cooperativo, questi non sono dovuti a un fenomeno incontrollabile ma a singole soggettività. Che, come hanno spiegato gli organi della Cooperfidi, sono ampiamente tenuti sotto controllo.»
 
GdM

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