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Riva del Garda: «La cooperazione per un mondo migliore»

Management cooperativo e bene comune al convegno che si svolge dal 9 al 10 marzo al Centro Congressi rivano

Tra fine mattina e inizio pomeriggio due altri interventi hanno polarizzato l’attenzione del pubblico di cooperatori presente alla due giorni «La Cooperazione per un mondo migliore» al Centro Congressi di Riva del Garda.
 
L’intervento di Sapelli
«La cooperazione come bene comune» è stato il tema affrontato da Giulio Sapelli, ordinario di Storia Economica presso l’Università degli Studi di Milano.
«L’albero dell’economia morale è rappresentato da tutte quelle imprese che non hanno come fine costitutivo il profitto ma l’occupazione la continuità dell’impresa medesima. La Cooperazione è un fenomeno planetario – ha sostenuto Sapelli. Ovunque al mondo c’è una impresa che, all’inizio, è anche un movimento sociale che risponde a queste caratteristiche. Per bene comune si deve intendere un bene non contendibile ma che può riprodursi se bene governato, se bene amministrato. Un bene comune risponde alle esigenze dei suoi utilizzatori. Non si caratterizza per il fatto che è un bene che vorremmo avere tutti ma è governato secondo regole specifiche e difficilmente riproducibili.»
 
Celli: il management cooperativo
«Il management cooperativo» ha invece caratterizzato la relazione di Pier Luigi Celli, direttore generale dell’Università Luiss Guido Carli di Roma e già direttore generale della Rai.
«Il manager cooperativo ha finalità che sono complementari e in parte eccedenti rispetto a quelle che sono finalità e obiettivi di una organizzazione tradizionale – ha spiegato. La cooperativa deve raggiungere obiettivi che sono simili a qualsiasi impresa altrimenti non riesce a sopravvivere. Ma, contemporaneamente, ha un obiettivo di redistribuzione e di solidarietà che le altre imprese non hanno per principio. Il manager cooperativo che sa far bene il suo mestiere – ha aggiunto – ha dei doveri supplementari che sono quelli di rispondere a criteri, valori e comportamenti maggiormente impegnativi delle altre organizzazioni.»
E su come si forma il buon manager cooperativo, secondo Celli.
«I fattori fondamentali sono tre: una buona organizzazione, regole precise e valori di riferimento. Sono contesti all’interno del quale le persone possono crescere e acquisire responsabilità.»
 
La Cooperazione a scuola
Presentato nel corso del pomeriggio il Protocollo di Intesa (validità tre anni) tra Provincia Autonoma di Trento e Federazione Trentina della Cooperazione per la promozione dell’educazione cooperativa nelle realtà scolastiche e formative.
«L’educazione cooperativa – viene spiegato – è stata inserita come materia di insegnamento della scuola secondaria di primo grado.»
Si punta ad avvicinare i giovani ai valori e ai principi della cooperazione; all’assunzione responsabile di atteggiamenti e ruoli; allo sviluppo dei concetti di bene comune e di scopo mutualistico orientati ad una cultura della legalità, dell’etica, del risparmio e dello sviluppo sostenibile; alla valorizzazione e al rispetto delle differenze sociali, di genere e di provenienza; allo sviluppo di un clima di apprendimento motivante, per contrastare la dispersione scolastica e favorire l’orientamento; alla conoscenza delle attitudini personali anche in relazione agli sbocchi occupazionali; all’educazione all’imprenditorialità in sinergia tra scuola e territorio; allo studio e alla conoscenza del movimento cooperativo.
 
Per fare questo si promuoveranno progetti e concorsi con sportelli di consulenza e assistenza logistica agli operatori della scuola che realizzino esperienze di educazione cooperativa; interventi informativi e formativi sulle tematiche specifiche della cooperazione e attivazione di laboratori per l’educazione cooperativa (strategie di sperimentazione e di simulazione); incontri con esponenti del mondo della cooperazione e visite guidate alle cooperative; collaborazioni nell’individuazione di spazi di applicazione per l’educazione cooperativa; scambi fra scuole europee su progetti di educazione cooperativa per insegnanti e alunni; viaggi studio su tematiche cooperative.
Ma anche strumenti di valutazione e autovalutazione dei percorsi di educazione cooperativa; risorse finalizzate al soddisfacimento di bisogni legati all’orientamento ed al rapporto con il mondo del lavoro; una rete potenziata ed integrata di referenti dei progetti cooperativi attivi nelle istituzioni scolastiche e formative; gruppi di lavoro territoriali finalizzati allo scambio di esperienze di educazione cooperativa, al supporto reciproco ed alla conoscenza tra scuole limitrofe.
 
La Federazione designa, quale referente diretto, l’Ufficio Educazione cooperativa, mettendo a disposizione spazi e attrezzature per la gestione di servizi di consulenza e per l’organizzazione delle attività formative e un centro di documentazione che raccoglie il materiale e le esperienze più significative realizzate.
Da parte sua l’Assessorato provinciale all’Istruzione dispone l’utilizzazione di docenti da destinare a supporto dell’attività dell’Ufficio Educazione cooperativa e l’Assessorato alla Cooperazione concorre al sostegno economico–finanziario dei progetti di educazione cooperativa concordati, con l’obiettivo di promuovere l’educazione cooperativa nelle istituzioni scolastiche e formative provinciali.

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