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Inaugurata al Museo delle Scienze la mostra «Homo sapiens»

Presentate importanti novità da Claudio Tuniz (Università di Trieste) e Alfredo Coppa (La Sapienza di Roma)

Un dente incrinato di un uomo di circa 24 - 30 anni, risalente a 6.500 anni fa e riparato con un’otturazione a base di cera d'api, potrebbe essere il primo esempio conosciuto di odontoiatria terapeutica.
È questa l’eccezionale scoperta pubblicata ieri notte, 19 settembre, nell’articolo Beeswax as Dental Filling on a Neolithic Human Tooth, sulla rivista internazionale «PLoS ONE».
La notizia è rimbalzata sui più importanti media del mondo, dalle colonne del New York Times, al canale tv CNN al Daily Mail, fino all’italiano Corriere della Sera.
A parlarne, in un affollato incontro con il pubblico, in occasione dell’inaugurazione della mostra Homo Sapiens al Museo delle Scienze di Trento, Claudio Tuniz, paleoantropologo nucleare e ricercatore impegnato nello studio.
 
La mascella era stata rinvenuta nel 1911 in una caverna in Slovenia da un entomologo, Joseph Mueller, che la consegnò al museo di storia naturale di Trieste. E lì è rimasta fino al 2010, quando un gruppo di ricercatori, guidati da Claudio Tuniz, ha iniziato a studiarla con attenzione.
«La mascella inferiore era rimasta lì per 101 anni senza che si notasse nulla di strano sul canin, – ha detto Tuniz durante la conferenza. – È infatti molto difficile identificare il lavoro di odontoiatria a occhio nudo o semplici strumenti.»
 
I ricercatori sono riusciti a identificare l'età della cera con un acceleratore di ioni e con un complesso sistema di radiografie (più di 3.000). Ora a questo «cold case» seguiranno altre puntate, per verificare se questa pratica fosse diffusa o meno.
 
A seguire, Alfredo Coppa, dell'Università «La Sapienza» di Roma, ha mostrato in anteprima italiana alcuni reperti originari di “Homo ergaster”, l’antenato comune dei neandertaliani e dell’umanità attuale.
Particolarmente rilevanti dal punto di vista scientifico, i reperti si collocano in un periodo chiave nell'evoluzione della genere Homo tra le forme arcaiche di ergaster /erectus e quelle progressive di heidelberghensis (Est Africa, 700.000 anni fa) e in una zona - l'Africa orientale nel margine più settentrionale del rift africano - pressoché priva fino ad ora di reperti.
La scoperta permette di gettare nuova luce su un periodo chiave, ma anche tra i più oscuri, della storia evolutiva del genere Homo.
 
Si tratta infatti di un periodo in cui si sviluppano le direttrici che porteranno, circa quattrocentomila anni più tardi, alla comparsa dei nostri diretti antenati e, in seguito, all’affermazione della specie sapiens in quella stessa area.
Di contro, per lo stesso periodo, i reperti fossili a disposizione in Africa sono scarsissimi e, tranne quelli di Buya ed il cranio di Daka, in Etiopia, anche piuttosto frammentari.
 
«Con queste scoperte abbiamo apportato dati preziosissimi che arricchiscono l’archivio biologico delle popolazioni di questo periodo della storia umana quasi sconosciuti, – racconta Alfredo Coppa. – Ora la parola passa alle tecnologie: i nuovi reperti, come già i denti incisivi trovati nel corso delle precedenti campagne, saranno scannerizzati presso il Sincrotrone Elettra ed il micro Ct-scan dell’ICTP di Trieste per analizzarne la microstruttura.
«Allo stesso modo, sarà possibile anche verificare virtualmente e ad alta risoluzione il modello di espansione della regione cranica parietale che sembra caratterizzare anche questi nuovi ritrovamenti, confermando dunque una tappa cruciale del percorso evolutivo da Homo ergaster a Homo heidelberghensis che si affermerà all’incirca 800.000 anni fa.»
 
La conferenza ha costituito l’evento inaugurale a Trento della mostra HOMO SAPIENS, un’esposizione che racconta la storia della diversità umana, nata dal genio di Luca Cavalli Sforza e di Telmo Pievani.
Un racconto con un approccio scientifico particolare all’antropologia, in cui genetica, paleontologia e linguistica si incrociano e confermano l’una con l’altra.
La mostra HOMO SAPIENS, al Museo delle Scienze di Trento , resterà visitabile fino al prossimo 13 gennaio 2012.

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