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È finito il Festival di Sanremo, viva il Festival di Sanremo

Per 5 giorni ha consentito agli italiani di rilassarsi senza dover fare i conti con la realtà

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Non ci ha mai fatto impazzire il Festival di Sanremo, per la sola ragione che la sua presenza in Italia ha inibito il fenomeno rock che ha accompagnato come una colonna sonora la Beat Generation.
Tuttavia bisogna fare tanto di cappello, perché ha saputo effettivamente rappresentare il popolo italiano nel suo evolversi in tutti i suoi momenti storici.
Pensate a Vecchio Scarpone, la guerra mondiale era finita da otto anni e già la ricordavano con malinconia… Buongiorno tristezza (1955) si presenta da sola. Era stata preceduta da Tutte le mamme… E via così.
Per fortuna poi è arrivato Modugno con Volare, che nel 1958 ha dato uno scossone al Paese, annunciando l’uscita dal Dopoguerra e l’entrata nel boom.
Celentano con il Ragazzo della Via Gluck (che non aveva vinto il Festival del 1966) ha anticipato i tempi invocando rispetto per la natura. Poi ha vinto il festival con Chi non lavora non fa l’amore (1970). Cos’è, era diventato antisindacale?
Si sono susseguiti bravi cantanti di allora, come Nicola di Bari, Peppino di Capri, Matia Bazar,
Per Elisa, nel 1981, ha fatto sognare un ritorno della grande canzone. E ci è andata vicina, dato che poi nel 1984 hanno vinto Al Bano e Romina Power con Ci sarà, seguiti da Perdere l’amore del 1988 di Massimo Ranieri.

Beh, il resto è storia recente, dove sono stati più i conduttori che gli attori a segnare il Festival, o che forse ricordiamo meno perché affaccendati altrove.
Certo il successo mediatico non è mai mancato, al punto che le altre emittenti TV hanno rinunciato a provare a far concorrenza alla Rai. Sulle altre reti ci sono sempre spettacoli minori o film di secondo o terzo piano.
Però, quello che è accaduto in questa settimana è stato qualcosa di cui prendere nota, perché la 63esima edizione ha avuto la fortuna (o la sfortuna a seconda dei punti di vista) di cadere in piena campagna elettorale.
E così, oltre ad aver scarse alternative a Sanremo in TV, ci siamo trovati in un clima dove perfino Sanremo rappresentava una fuga dalla realtà.
Ecco il quadro.

I politici presenti nelle varie tribune elettorali davano l’impressione di essere fuori dal mondo, al punto che abbiamo pensato utile avvertire i naviganti della Rete: «Non ascoltate troppo seriamente i politici in questo periodo – aveva scritto su Facebook – perché potreste pensare di essere gli uomini più intelligenti della terra.»
Tutti hanno motivi validissimi per essere eletti, in barba a coloro che hanno messo in ginocchio il Paese.
Botte e risposte ripetitive come dischi rotti (il riferimento con Sanremo è casuale). Masse di politici sconvolti dal dubbio. Leader di partito convinti di essere inviati dal Signore (non parliamo di Berlusconi). Attacchi al comune senso del pudore (non ci riferiamo al sesso ma alla sfacciataggine). Populismi assurti alla indegnità degli egoismi. Santoni capaci di risolvere tutto. Sogni anti democratici («li manderemo tutti a casa…!»).
Il tutto condotto da partiti che si sono mangiati i precedenti rimborsi elettorali in cose a dir poco vergognose...

La gente, più che sconcertata da questi stregatti, guarda in faccia la realtà.
Esodati fottuti da un governo che li ha incentivati ad andare in pensione e fottuti da un altro che li ha rimandati al lavoro (che non c’era più). Ragazzi che non cercano più lavoro. Le tavole da pranzo sempre più leggere. Mutui (non concessi) per pagare le tasse.
Ma guarda anche i segnali che li sconcertano. Il papa che si dimette (ci sarà sotto qualcosa? O sopra, visto il fulmine che ha colpito il Cupolone). Il cambiamento del Parlamento (grazie a Dio) e del Presidente della Repubblica. Una legge elettorale che nessuno vuole ma che nessuno riesce a cambiare.
Anche il terremoto e la pioggia di meteore sono inquietanti in un momento come questo.

La magistratura non è certo stata da meno. Una singolare «associazione per delinquere» in un giro di regali per Formigoni. I vertici del Monte dei Paschi di Siena incastrati solo adesso. L’Ilva di Taranto che non può neanche consegnare l’acciaio prodotto, venduto e messo a magazzino. La Finsider messa in ginocchio mentre sta per consegnare 500 milioni di prodotti.
Nel nostro piccolo, perfino Durwalder hanno attaccato…
E invece la maggior parte delle denunce rimane lì a poltrire perché ci sono obbiettivi più importanti.

Questo il quadro in cui si è trovato a operare il Festival di Sanremo.
Da una parte ci domandiamo se qualcuno aveva dubbi sul successo della manifestazione, che ha segnato 16,5 milioni di ascoltatori (52% di share), con un picco di share (73,4%) quando c’era Mengoni.
Dall’altra tiriamo un sospiro. La gente ha cercato e, a quanto pare ha trovato, un valido motivo per non pensare al mare di cavolate nel quale ci troviamo noi malgrado a nuotare.
Una televisione accesa, un bicchier d’acqua sul tavolino, le palpebre che in tutta serenità si abbassano sugli occhi, stufi di tanta assurda realtà.

Per la cronaca, ha vinto il Festival Marco Mengoni, un ragazzo di Viterbo che emerse da XFactor del 2009.
Secondo classificato Elio e le Storie tese, grande sorpresa a tutta garanzia della correttezza del Festival.
Terzi i Modà.
I moralmente vincitori sono stati i due presentatori, certamente normali nell’essere fuoriclasse.
Bravo Fabio Fazio, ragazzo ponderato e con la testa sempre a posto.
Decisamente migliorata Luciana Littizzetto, che ha trovato il momento in cui poteva dire quello che pensa esattamente così come lo pensa.
«L’uomo che picchia una donna è uno stronzo!» – Ha detto. Ha la nostra piena approvazione.

G. de Mozzi

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