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Lettere al Direttore – Domenico Catalano, Rovereto

Due donne sono state uccise: per Rovereto sono due pugni nello stomaco. Ma la città della Quercia non deve arrendersi. Mai

Nel giro di qualche settimana due donne sono state uccise.
Per una città come Rovereto sono due pugni allo stomaco che la comunità, attonita, ha ricevuto reagendo con la compostezza e dignità che le sono proprie.
Chiaramente, ognuno di noi, s'interroga sulle cause che hanno determinato questi drammatici eventi cercando di analizzarne le cause.
Si comincia a percepire un senso di sfiducia generalizzato perché si sta diffondendo un senso di impunità che è preoccupante.
Ad una condotta criminosa deve seguire la giusta sanzione e il soggetto attivo del reato ha bisogno del giusto periodo per metabolizzare il disvalore sociale della sua condotta e del danno provocato alla comunità.
 
Infatti nella Costituzione c'è scritto che le pene, e non i provvedimenti emessi durante la fase delle indagini preliminari, devono servire al recupero del condannato ed al suo reinserimento nella società.
Ci vuole tempo, introspezione, e maggiore attenzione delle autorità preposte all'analisi del percorso di recupero della persona detenuta quanto più grave è stato il delitto commesso.
Alla comunità, intesa nel senso più ampio del termine, corre l'obbligo morale di occuparsi delle vittime del delitto nonché dei familiari di chi ha commesso il reato.
In questa analisi, chiaramente, non bisogna trascurare la politica della sicurezza che, negli ultimi anni, si basa molto sulle tecnologie, sulle telecamere posizionate dappertutto, su centrali operative con monitor ad ultra definizione che non servono ad altro che osservare un'area interessata ad un delitto dopo che questo è stato consumato.
 
La polizia di prevenzione, quella fatta a piedi e con personale abituato a stare in mezzo la gente per ascoltarne le lamentele, a conoscere situazione di conflittualità tra vicini che durano da anni, a conquistarsi la fiducia della comunità, sembra non essere tra le priorità dei nostri amministratori che, pur gestendo numeri importanti di persone che si occupano di prevenzione alla criminalità, al primo evento delittuoso, chiaramente, dicono che la competenza è dello Stato e là vanno ricercati i rimedi.
Anzi si è scelta la via delle convenzioni tra Comuni disperdendo gli operatori in territori immensi che poco ha a che fare con la polizia di prevenzione.
 
Rovereto è una città accogliente, disponibile con tutti, che offre molte opportunità a persone che hanno il desiderio di inserirsi, lavorare, mettersi in gioco; questa città ama la diversità ma non riesce più a gestire persone che, pur consumando delitti, sono libere di scorrazzare liberamente, disturbando, imprecando, a volte tentando di molestare con conseguenze sulla parte lesa che vanno, magari, oltre le intenzioni.
Per quanto riguarda questo aspetto sono necessari dei servizi preventivi a largo raggio coordinati dall'Autorità Provinciale di PS, utilissimi a livello preventivo, e necessari per avere il quadro complessivo delle situazioni di irregolarità documentale.
 
Il detto che a Rovereto non succede nulla, purtroppo, è smentito dai fatti di cronaca che apprendiamo dai giornali i quali riportano, oltre ai due terribili femminicidi, di siringhe usate per iniettarsi eroina che costringono gli amministratori a chiudere i bagni pubblici per il timore che i bimbi si possono infettare occasionalmente, ed altro ancora.
Questa città ha bisogno di essere servita da persone che non si barricano dietro ad un buonismo di facciata che serve solo all'immobilismo e farla arrendere ad un destino che non le appartiene.

Domenico Catalano

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