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Lettere al direttore – Paolo Farinati

Autonomia Speciale del Trentino: facciamoci qualche domanda e tentiamo di darci qualche risposta

Leggo in queste giornate estive che ci stanno proiettando alle elezioni provinciali di ottobre parecchi contributi sull’Autonomia Speciale del nostro Trentino. La ritengo una cosa politicamente giusta, necessaria e più che mai opportuna. I tempi cambiano e doverosamente si possono cambiare le idee, le visioni e, di conseguenza, le leggi che regolano la nostra comunità nazionale e locale. Ma dobbiamo farlo stando molto attenti a quello che, ad esempio, in Trentino Alto Adige Sudtirol abbiamo sin qui conquistato, come questa Autonomia Speciale l’abbiamo amministrata e con chi e dove dobbiamo dialogare per «modernizzarla».
Non dimenticando mai che siamo innanzi a norme costituzionali, con tutto ciò che ne consegue.
Amando io la storia, credo, che qualche punto fermo vada messo in tal senso. Soprattutto oggigiorno, in cui tutti si ritengono e si professano «autonomisti».
 
E qui la prima domanda: chi dal 1948 al 1972, anno di approvazione dal Parlamento italiano a maggioranza qualificata del secondo Statuto di Autonomia della nostra Regione, è stato autorevolmente e responsabilmente autonomista? Per primo non posso che citare Alcide Degasperi, uomo della nostra terra, ne conosceva la storia spesso tragica e piena anche di povertà, sapeva delle difficoltà di dover creare una convivenza pacifica tra trentini e sudtirolesi, ma la sua visione e le sue capacità diplomatiche lo fecero fattivo protagonista delle specifiche norme della Costituzione e dell’Accordo internazionale Degasperi – Gruber. In Parlamento ebbe con sé il favore dei partiti del cosiddetto centro-sinistra, ovvero la DC, il PSI, il Partito d’Azione e poi anche il PRI e talvolta il PLI, con favorevoli chiaramente anche gli allora deputati e i senatori della SVP.
 
Per addivenire all’accordo che definì il secondo Statuto di Autonomia Speciale, anno 1972, laddove il lavoro parlamentare e della Commissione dei 12 vide più protagonisti, sempre del sopra citato centro – sinistra e della SVP. Mi prendo il rischio di citarne qualcuno, sapendo di dimenticarne certamente altri: Giulio Andreotti, Giorgio Postal, Roland Ritz, Peter Grubber, Bruno Kessler, Silvius Magnago, Mario Raffaelli, Marco Boato, Gianfranco Postal, Flaminio Piccoli, Luis Durnwalder e altri. Con la revisione dello Statuto di Autonomia Speciale del 1972 molte competenze politico – amministrative passarono dalla Regione alle due Province Autonome di Trento e di Bolzano. Tra queste la scuola, la sanità, l’acqua e altri capitoli fondamentali per la nostra comunità. Alla Regione rimasero le norme relative al sistema elettorale, all’assetto istituzionale e la gestione del Catasto, oltre ad un ruolo di rappresentanza nazionale e internazionale.
 
Ora, come scritto in premessa, ci si sta confrontando per addivenire ad un accordo finalizzato ad attribuire alle due Province ulteriori competenze. In primis, quella fiscale. Non sarà una partita facile e né normativamente semplice. Sul tema del fisco, con un debito nazionale di dimensioni enormi che ci coinvolge tutti dal Brennero alla Sicilia, difficilmente il Parlamento mollerà le redini. Un Parlamento italiano, peraltro, dove ora sono maggioranza le forze politiche più nazionaliste e centraliste. A questo si aggiunga il fatto che le Regioni a noi confinanti, in particolare il Veneto e la Lombardia, non sempre ci giudicano con la necessaria imparzialità.
 
Un compito delicato che spetterà ai Presidenti eletti il prossimo 22 ottobre per la Provincia di Bolzano e di Trento, alle loro Giunte e ai nuovi Consigli provinciali. Senza dimenticare l’importante ruolo svolto dalla Commissione dei 12. Auspico che Bolzano e Trento politicamente «viaggino» uniti, siano collaborativi e facciano responsabilmente squadra. Chi rischia di più è certamente il nostro Trentino, la cui «specialità» è sempre più messa in discussione a Roma, come a Milano e a Venezia in particolare. Ci vogliono visione, competenza, capacità diplomatiche, relazioni e determinazione.
 
Se guardiamo allo status politico ed economico delle due Province di Bolzano e di Trento, qualche merito in più salta fuori in favore degli amici dell’Alto Adige Sudtirol. Un dato su tutti: l'Alto Adige Sudtirol nel 1972, data della seconda ed ultima revisione dello Statuto di Autonomia Speciale, presentava un bilancio dell’ente Provincia pressoché pari a quello del nostro Trentino; nel 2023 il Presidente Arno Kompatscher può contare su un bilancio della Provincia di Bolzano di ben 6 miliardi e mezzo di euro, quindi di ben circa due miliardi superiore a quello della Provincia Autonoma di Trento. Qui non c'entra alcunché la variabile etnica e linguistica, in quanto il suddetto delta di risorse finanziarie deriva in buona parte dai nove decimi dell'IVA incassati dall’Alto Adige e che lo Stato italiano storna a Bolzano (!). In altre parole, i vicini cugini dell'Alto Adige Sudtirol sono capaci di produrre più ricchezza.
 
E’ il positivo risultato di politiche responsabilmente adottate negli ultimi decenni dalla politica altoatesina, capaci di dar vita ad un’esemplare economia alpina, studiata anche in Europa.
Questi dati sono importanti per poter concretamente immaginare e lavorare per un Trentino migliore. Le basi di partenza sono sicuramente più che egregie, ma ben sappiamo che vi è molto da migliorare in più ambiti, su tutti: innovazione e sviluppo sostenibile, ambiente, scuola, sanità, infrastrutture.
Non dobbiamo mai dimenticare le tre T del prof. Richard Florida: Talento, Tecnologia e Tolleranza. Dovremo saper richiamare e fermare da noi i giovani Talenti. E sono tanti, dobbiamo crederci. Sono e saranno necessari per adottare le nuove Tecnologie.
 
La Tolleranza è qui sinonimo di accoglienza e di solidarietà. Il Trentino, come l'Italia del resto, è una comunità vecchia, Dobbiamo saper richiamare giovani validi e capaci da ogni parte del mondo, di ogni religione e di ogni pensiero politico. Qui sta la vera Tolleranza, che ci potrà dare un concreto vantaggio competitivo per un rinnovato benessere.
Alcide Degasperi pose alla base dell'Autonomia Speciale del Trentino la necessaria capacità di saper fare bene con meno risorse. Una sfida non da poco, che abbiamo onorato dal 1946 ad oggi. Questa spinta motivazionale si è forse esaurita, o quantomeno ridotta.  È in gioco la responsabilità che ogni generazione ha nei confronti di quella che segue.
 
E qui torna protagonista la Politica e coloro che vi si dedicano a vari livelli. A loro spetta, con le idee, le visioni e i progetti il dare il giusto ruolo alla Politica stessa. Non è colpa dei cittadini se questi sono sempre meno interessati alla «res publica».
Anche in Trentino non mancano le persone competenti e i bravi giovani amministratori pubblici. Diamo loro fiducia, sono indispensabili per la loro forza e le loro nuove visioni.
«Guardiamo al domani con gli occhi dei giovani – ci dice spesso il Presidente Mattarella – raccogliamo le loro speranze e facciamole nostre».
Il prossimo 22 ottobre noi trentini abbiamo una grande occasione: le elezioni provinciali. Usiamole bene, diamo fiducia a chi ha a cuore veramente il nostro Trentino.

Paolo Farinati

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