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Lettere al direttore: il J’accuse! di Claudio Tovazzi

Le fusioni inarrestabili delle Casse Rurali trentine e la perdita d’identità e di memoria nelle amare parole di un socio della Cassa Rurale Alta Vallagarina e Lizzana

Mi sento in obbligo di coinvolgere Emile Zola, con tutto il rispetto dovuto all’autore, per dare un titolo al testo sotto riportato.
Premetto una citazione riguardante l’inazione:
«La capacità di adattarsi ai cambiamenti è una qualità positiva e trova espressione nel concetto di resilienza, che indica l’attitudine e l’abilità ad affrontare e superare in maniera costruttiva le difficoltà.
«Tale definizione implica una (re)azione e segna una netta differenza con il subire gli eventi e accettare in maniera passiva situazioni spiacevoli, scomode o avvilenti.»
 
Questo modo di (non) agire viene descritto nel celebre «principio della rana bollita» di Noam Chomsky. Una rana posta in una pentola di acqua calda salterebbe immediatamente fuori, mentre se si mette in una pentola con acqua fredda, si adegua all’aumento della temperatura fino a farsi bollire.
Il linguista, filosofo, scienziato cognitivista e attivista politico lo ha formulato in riferimento ai comportamenti che portano la società e i popoli ad assumere come un dato di fatto il degrado, le vessazioni e la scomparsa dei valori e dell’etica.
A tutti gli effetti, accettando la deriva ed alimentandola con la loro inazione.
 
Come socio di una Cassa Rurale esprimo il mio totale disappunto su quanto è stato perpetrato negli ultimi anni nel campo della cooperazione trentina relativamente al mondo delle Casse Rurali.
L’ultima fusione tra la Cassa Rurale Alto Garda e quella di Rovereto è avvenuta in totale assenza di dibattito da parte dei soci dei due istituti di credito.
Sono state fatte solo delle video-conferenze preliminari, da parte della Cassa Rurale di Rovereto ai propri soci, per spiegare le motivazioni, ma nient’altro.
Causa pandemia da Covid-19 sono state soppresse le assemblee dei soci nelle quali si sarebbe dovuto dibattere in modo aperto e trasparente sulla fusione che, pur nella legalità, è stata deliberata delegando ad un pool di legali l’approvazione della scelta bypassando il parere dei soci.
 
Ora ho percepito che la prossima operazione di incorporazione sarà quella che vedrà la Cassa Rurale Alta Vallagarina e Lizzana, della quale sono socio, con la Cassa Rurale di Trento: il tutto avverrà probabilmente in assenza di dibattito (sempre causa/scusa del Covid).
Non credo assolutamente che la Cassa Rurale Alta Vallagarina e Lizzana sia nelle condizioni di dover fondersi con la Cassa Rurale di Trento.
La situazione della Cassa Rurale Alta Vallagarina e Lizzana mi risulta che sia stabile rispetto ad altre situazioni che hanno «obbligato» alla fusione.
Ci sarebbero pertanto tutte le condizioni per dibattere in presenza dei soci l’argomento per poter deliberare in merito.
 
La Vallagarina come territorio ha una vocazione industriale e artigiana, pertanto, a breve, se si concretizzasse l’iniziativa di cui sopra, non disporrà più di una struttura di credito cooperativo governata localmente ma sarà solamente un satellite di Arco o di Trento.
Rimarrebbe solamente la Cassa Rurale Vallagarina che ha maggiori propensioni verso il territorio veronese.
Le varie situazioni che hanno condotto a questa situazione partono dalla prima fusione della Cassa Rurale di Folgaria con le Casse Rurali di Isera e Vallagarina.
In quella sede si sarebbero dovute fare delle riflessioni profonde ed adottare delle scelte coerenti.
 
L’unicità e la tipicità delle Casse Rurali erano il collegamento con il territorio, il fatto di sentirsi parte di una comunità, il sostegno delle micro-attività, il contributo alle associazioni sportive e culturali, ecc.
Ha preso forma negli ultimi anni una oligarchia in capo alla Cassa Centrale che governa, di fatto, il mondo delle Casse Rurali, spazzando via ogni concetto di cooperazione solo per questioni di potere e di cariche ben remunerate.
In altri paesi (Germania, Stati Uniti e altri) questo non è avvenuto. In Italia, anche per colpa della legislazione introdotta dal governo Renzi, stiamo assistendo all’azzeramento del concetto di banca cooperativa territoriale.
 
Probabilmente stiamo vivendo un periodo di cambiamenti radicali e ineluttabili: dispiace però dover subire questa deriva senza poter contrastare in alcun modo una scelta che, strategicamente, è stata posta a monte al fine di obbligare a delle concentrazioni di istituti di credito locali, dimenticando il patrimonio di fiducia degli operatori con la banca del proprio territorio.
Vorrei che tutti i soci fossero partecipi di decisioni che cambiano radicalmente gli assetti. Le cariche cambiano con il tempo ma le decisioni prese oggi cambieranno in modo irreversibile la struttura delle Casse Rurali.
Il senso di appartenenza ad una società nella quale ogni socio può esprimersi sulle scelte strategiche è un valore indiscutibile che, con queste aggregazioni, andrà definitivamente perduto.
 
Termino con un’altra citazione che sintetizza il senso di questa mia esternazione volta a ribadire il mio dissenso su operazioni che, pur legalmente assunte, sono irreversibili.
«Affinché il male prevalga, è sufficiente che gli onesti non facciano nulla. Ma non tocca a noi dominare tutte le maree del mondo, il nostro compito è di fare il possibile per la salvezza degli anni nei quali viviamo, sradicando il male dai campi che conosciamo, al fine di lasciare a coloro che verranno dopo una terra sana e pulita da coltivare»
(John Ronald Reuel Tolkien).

Claudio Tovazzi - Volano

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