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La 46ª Festa della Fratellanza rinnova i valori della pace

A Passo Paradiso, nonostante le temperature basse e il maltempo si sono radunati 300 fra trentini e tirolesi nel nome della convivenza

Nonostante temperature sotto i 10 gradi e una pioggia che non ha dato tregua si è rinnovato ancora una volta il profondo senso di amicizia nato grazie alla Festa della Fratellanza.
A passo Paradiso circa trecento tra trentini e tirolesi si sono ritrovati nei luoghi e tra i paesaggi che hanno caratterizzato i duri combattimenti della Prima guerra mondiale.
Luoghi che opposero l’esercito italiano a quello austro-ungarico, ma che sono diventati anche luoghi di promozione della pace e dell’amicizia tra i popoli. Passo Paradiso un tempo si chiamava Passo Monticello.

Era un tempo l’antico confine tra Regno d’Italia e Impero Austro-Ungarico. La cosiddetta dorsale dei Monticelli costituì per tutto il periodo bellico il bastione difensivo imperiale e proprio qui si susseguirono scontri sanguinosi, tentativi di conquista, controffensive.
Tra il 1915 e il 1918, l'esercito italiano e quello austro-ungarico si fronteggiarono in una logorante guerra di trincea, nelle avverse condizioni climatiche di queste regioni, le cui testimonianze ancora si fanno sentire oggi.
Nel gelido inverno del 1916-1917, caratterizzato da un freddo straordinario e da numerose valanghe lungo il fronte italo-austriaco dallo Stelvio al Garda, persero la vita ben 30.000 soldati.
 

 
«Per il Trentino, terra di confine, che visse in modo particolare drammatico gli effetti del conflitto 1914-1918 il senso della Festa della Fratellanza è ancora più forte – ha detto il sindaco di Vermiglio Michele Bertolini – ci permette di ribadire la vocazione di questa terra ad essere laboratorio di convivenza e di cooperazione.»
Il ricordo della guerra ha richiamato inevitabilmente al conflitto che sta imperversando e devastando l’Ucraina.
«In un mondo in cui i conflitti perdurano in molte parti, ci troviamo di fronte al compito impegnativo di testimoniare la necessità e l'urgenza di abbandonare il linguaggio delle armi in favore di parole di pace – ha ricordato l’assessore regionale agli enti locali Lorenzo Ossanna – le testimonianze, che qui vediamo grazie alla Festa della Fratellanza, devono trasformarsi in un appello al cessate il fuoco perché la pace è l’unica soluzione possibile.»
 
«Nel 2018 in pochi avrebbero immaginato l’aggressione russa dell’Ucraina o pensato al riemergere dei conflitti e delle tensioni nei Balcani – ha detto il Presidente della Fondazione Museo Storico del Trentino Giuseppe Ferrandi – pochi spesero parole per dire che le guerre e i conflitti continuavano e si alimentavano perché il morbo dei nazionalismi, continuava ad agire coprendo interessi economici, politici e ambizioni.
«Le guerre non possono mai essere giustificate e legittimate perché sono fabbriche di ferite che difficilmente possono essere sanate, ma anzi privano intere generazioni dei loro diritti e del loro futuro.
«L’attualità della Festa della Fratellanza – ha concluso Ferrandi – è la sua capacità di essere testimonianza perenne che quelle che sono state, un tempo, “montagne di guerra” possano ambire ad essere definitivamente “montagne di pace” per affermare i valori della convivenza e dell’amicizia tra i popoli.»

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