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Ogni 15 agosto viene ricordato l’eccidio di Malga Zonta

Fu una strage nazista compiuta nella notte del 12 agosto 1944, quando furono fucilate 17 persone, di cui 14 partigiani e tre malgari

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Foto di Karl Willmann.

Sul terreno occupato negli anni ’60 dalla Base NATO di Passo Coe, a pochi metri dalla strada sterrata per Malga Melegna - Monte Maggio, si trovavano gli edifici (casara, stalla, abitazione dei malgari) di Malga Zonta.
Su salvò dalla demolizione l'edificio che fungeva da porcilaia il quale, data la sua funzione, era collocato oltre la strada per malga Melegna, a una trentina di metri dalla malga.
Oggi è un sacrario della Resistenza veneto-vicentina: ricorda la morte per fucilazione di 17 persone, 14 partigiani e tre malgari che non c’entravano per nulla.
 
Nella notte del 12 agosto 1944 le truppe naziste appartenenti all'Einsatzkommando Bürger, iniziarono l'«Operazione Belvedere» consistente in un rastrellamento nella zona di Folgaria e di Passo Coe al fine di liberare quelle zone dai partigiani rendendo così agevole le comunicazioni fra il Veneto ed il Trentino.
I soldati tedeschi giunsero sul luogo di malga Zonta verso le 2:30 di notte, dove alcuni partigiani vicentini si erano rifugiati per passare la notte, perché pioveva.
 
Nello scontro a fuoco, in cui persero la vita 6 o 7 tedeschi, le truppe germaniche ebbero la meglio e alle ore 8:30 fucilarono 18 persone.
Un sottufficiale tedesco (Karl Willmann di sentimenti antinazisti) scattò tre foto dei condannati allineati prima della fucilazione e nell'immediato dopoguerra le inviò ad Annetta Rech di Folgaria che aveva conosciuto in quel periodo.
Le foto ritraggono anche coloro che successivamente vennero esclusi dalla fucilazione.
 
Tra i fucilati vi furono anche alcuni malgari estranei alle attività belliche.
Uno di questi, che avendo lavorato in Germania conosceva qualche parola di tedesco, all'ultimo momento gridò al comandante tedesco di guardare i loro pantaloni, sporchi di stallatico.
L'ufficiale capì e fece togliere otto dei malgari mentre tre invece restarono, in particolare il giovanissimo Dal Maso che, secondo gli altri malgari, disdegnava portare abiti sporchi.
 
I 18 corpi vennero provvisoriamente sepolti in una vicina buca dovuta allo scoppio di una bomba durante la prima guerra mondiale.
L'episodio è documentato dai malgari sopravvissuti e dalle due fotografie (una terza è andata perduta o distrutta) prese da angolazioni diverse.
Dalle foto fu possibile per i familiari identificare i fucilati.
Di Bruno Viola «Marinaio» invece, nonostante la riesumazione effettuata a fine maggio 1945, i familiari non riconobbero il corpo.
 
L'eccidio di Malga Zonta, che è uno dei principali eventi del movimento resistenziale trentino-veneto, viene ricordato ogni anno, il 15 agosto, con una cerimonia commemorativa alla quale partecipano il Comune di Folgaria, altri Comuni trentini e tutti i Comuni vicentini di appartenenza dei caduti.
 
 Polemiche sterili  
Nei primi anni Duemila l'evento-simbolo di Malga Zonta è stato oggetto di un acceso dibattito e di vari spunti polemici: in discussione l'effettivo svolgimento dei fatti e l'identità dei fucilati.
Altri, per ragioni meramente politiche e ideologiche, hanno messo in discussione anche il valore dei combattenti, assimilati a una banda dedita al saccheggio.
La ricostruzione storica effettuata dagli istituti di ricerca competenti hanno ridato a Malga Zonta l'onore e il rispetto che si deve a un fatto che rientra a pieno titolo nella storia della Resistenza.
In tutti i casi, è doveroso il rispetto per chiunque sia stato vittima delle stragi naziste.

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